Intervista al politologo Pablo Simón Cosano. «Il nodo sarà approvare la finanziaria e convincere le forze indipendentiste ad appoggiarla. Se ce la fanno, avranno un orizzonte di almeno due anni»

di Luca Tancredi Barone – Il Manifesto

«Il governo si farà, non c’è alcun dubbio». Il politologo spagnolo Pablo Simón Cosano rassicura quelli che sono ancora scettici sulla notizia bomba di ieri. «Non c’è alternativa possibile. Ora che è stato superato lo scoglio principale, non ci sono altri ostacoli».

Oggi il parlamento è molto più frammentato e polarizzato, ed è assai più in linea con i parlamenti di altri paesi. Ma c’è un elemento strategico. Il Partito socialista, a capo del governo dopo la mozione di sfiducia di un anno prima, arrivava alle elezioni del 28 aprile con solo 85 deputati. Ne ottenne 123. Podemos invece arrivava con 71 e ne ottenne 42. Sembrava che si dovesse cercare un accordo fra questi due con l’appoggio dei partiti nazionalisti, ma dopo le amministrative, celebrate a maggio assieme alle Europee, si raffredda tutto e si arriva alla mancata investitura di luglio. Oggi le cose sono molto diverse. Primo, il partito di estrema destra Vox ha raddoppiato i seggi e ha un milione di voti in più. Ma soprattutto, questa ripetizione elettorale è nata dalla strategia di Psoe e Unidas Podemos che pensavano di migliorare i propri risultati. Hanno fallito entrambi: e questo ha cambiato la dinamica dei negoziati perché nessuno pensa che una terza ripetizione porterebbe a migliori risultati.Ma cosa è cambiato rispetto a sei mesi fa?

Stavolta sarà davvero la volta buona o stiamo assistendo a una illusione?

Non sappiamo ancora come andrà il processo di negoziazione, ma una volta sbloccato il punto principale, e cioè la coalizione fra Psoe e Podemos, tutti gli altri elementi si discuteranno nei prossimi giorni. Ma non ho dubbi: il governo stavolta si farà.

Qual è lo scenario di appoggi parlamentari più probabile?

Unidas Podemos, Psoe e Más País (il partito fondato dall’ex numero due di Podemos, Íñigo Errejón e dalla ex sindaca di Madrid Manuela Carmena, ndr) assieme arrivano a 158 seggi. I no sicuri sono quelli di Vox, Pp, Ciudadanos: 152 voti. Se si astenessero tutti gli altri, questo sarebbe sufficiente per ottenere l’investitura. Ma sappiamo che altri partiti potrebbero votare contro: probabilmente la Cup (2 voti) o Junts per Catalunya (8). Allora bisognerà imbarcare il sì di altre formazioni, come i nazionalisti baschi del Pnv (7), il partito cantabrico, il galiziano Bng o il deputato di Teruel (1 ciascuno). In questo modo basterebbe l’astensione di Esquerra Republicana (13 voti). È un cammino che si può percorrere.

Quali saranno gli ostacoli per questo governo rosso-viola?

L’approvazione della finanziaria. Il Psoe e Unidas Podemos hanno già un accordo che a febbraio venne sconfitto in parlamento per il voto di Esquerra. Il momento chiave sarà approvare questo budget e convincere le forze indipendentiste ad appoggiarlo. Se ce la fanno, avranno un orizzonte di almeno due anni.

E la Catalogna?

La questione è fortemente legata al budget. Se la polarizzazione e lo scontro continuano, la finanziaria non si potrà approvare.

Fonte originale: https://ilmanifesto.it/non-ci-sara-un-terzo-voto-il-governo-psoe-podemos-ora-si-fara/

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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