Giulio Chinappi1

In base ai risultati delle elezioni presidenziali dello scorso 16 novembre, Gotabaya Rajapaksa assumerà dal prossimo gennaio l’incarico di presidente dello Sri Lanka.

Settantenne fratello dell’ex presidente Mahinda Rajapaksa, in carica dal 2005 al 2015, Gotabaya Rajapaska ha conquistato la carica più importante dello Sri Lanka, in seguito alle elezioni presidenziali del 16 novembre. Membro dell’esercito dal 1971 al 1992, il nuovo capo di Stato succederà il 9 gennaio a Maithripala Sirisena, che non si è presentato per l’ottenimento di un eventuale secondo mandato.

Esponente della comapagine di centro-sinistra Sri Lanka Freedom Party (SLFP), il presidente in carica Sirisena aveva inizialmente manifestato la propria intenzione di partecipare alle elezioni, ma ha pagato i disaccordi emersi con uno dei principali partiti che lo aveva sostenuto cinque anni fa, lo United National Party (UNP), che invece si posiziona su concezioni conservatrici. L’UNP ha dunque bocciato la ricandidatura di Sirisena, optando per sostenere Sajith Premadasa, candidato del partito di centro-destra New Democratic Front (NDF), già ministro e soprattutto figlio di Ranasinghe Premadasa, presidente dal 1989 al 1993.

Sostenuto da partiti liberisti e conservatori, ma anche da organizzazioni religiose musulmane e tamil, Premadasa si è dunque posizionato come candidato di riferimento per il centro-destra. Tra i trentacinque pretendenti alla carica più importante del Paese, il centro-sinistra ha invece puntato, come anticipato, su Gotabaya Rajapaksa, proveniente dal fronte Sri Lanka Podujana Peramuna (SLPP). La candidatura di Rajapaksa ha incassato il sostegno di diversi partiti, compreso quello del capo di Stato uscente, lo Sri Lanka Freedom Party. Tra le compagini favorevoli a Rajapaksa, anche partiti marcatamente di sinistra, come il Ceylon Workers’ Congress, il Democratic Left Front e soprattutto il Communist Party of Sri Lanka, guidato dall’ex ministro Don Edwin Weerasinghe Gunasekera.

Il testa a testa tra I due principali candidati ha alla fine premiato Rajapaksa, che ha ottenuto la maggioranza assoluta delle preferenze (52.25%), sfiorando la barriera dei sette milioni di consensi. Premadasa ha invece conquistato il 41.99% delle preferenze, mentre tra gli altri candidati l’unico in grado di ottenere una percentuale significativa è stato il parlamentare Anura Kumara Dissanayaka, leader del Fronte di Liberazione Popolare (Janatha Vimukthi Peramuna), altra formazione marxista-leninista nata nel 1965 da una scissione del Partito Comunista, che ha ottenuto il 3.16%.

Per quanto riguarda gli osservatori internazionali, le elezioni singalesi sono state giudicate libere e trasparenti. Le principali potenze asiatiche, come India, Iran e Cina, si sono congratulate con il vincitore, seguite dalle note ufficiali di Stati Uniti ed Unione Europea. Anche all’interno del Paese i risultati elettorali sono stati accettati da tutte le parti. Diversi ministri membri del governo in carica, membri dello sconfitto UNP, hanno rassegnato le dimissioni in seguito alla pubblicazione dei risultati.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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