Lavori di ricerca nel cimitero Las Mercedes di Dabeiba, dopo la scoperta di una fossa comune.

Francesco Cecchini

Son mi pasado, también mi presente. Siempre están siendo desaparecidos: ni vivos ni muertos, entidades incómodas para hablar de ellas, ya lo creo; incómodas para construir identidad en torno a ellas, les aseguro (Gabriel Gatti, Identidades desaparecidas).                                                         

Sono il mio passato, anche il mio presente. Sempre sono spariti: né vivi, né morti, entità scomode per parlare di loro, lo credo; scomode per costruire attorno a loro identità, ve lo assicuro (Gabriel Gatti, Identità sparite).                                                              

Gabriel Gatti è docente alla Università  del Paese Basco, Spagna.

Mentre in Colombia el paro no se para, la mobilitazione politico-sociale contro il governo di Iván Duque e del suo capo Álvaro Uribe continua, un fatto ha scosso il paese e fatto rivivere il fantasma dei falsos positivos, un eufemismo che significa l’ assassinio di civili innocenti fatti passare per guerriglieri uccisi in combattimento, con l’obiettivo di ottenere benefici, sotto forma di promozioni, decorazioni o permessi.

Sabato scorso La Giurisdizione Speciale per la Pace (JEP), il tribunale incaricato di giudicare i crimini del conflitto armato, ha informato di  una riesumazione collettiva che lunedì è stata fatta al cimitero di Las Mercedes nella città di Dabeiba, nel dipartimento di Antioquia, nord-ovest della Colombia, : “Si presume che i resti di oltre 50 persone presentate illegalmente come vittime di combattimenti siano stati trovati nel cimitero di Dabeiba”.  La scoperta è dovuta alla confessione di un militare che ha partecipato ai falsos positivos nella zona.

La JEP, nata dall’accordo di pace siglato tra il governo e la guerriglia delle FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo), ha precisato che le vittime che vivevano a Medellín, capitale di Antioquia, avevano tra i 15 e i 56 anni e che è possibile che alcuni di loro erano “in una condizione di disabilità”.

Secondo un rapporto della Procura pubblicato lo scorso maggio, ci sono state almeno 2.248 esecuzioni extragiudiziali tra il 1998 e il 2014, e il 97% dei casi si sia verificato dal 2002 al 2008, tra il primo e il secondo mandato dell’ex presidente Álvaro Uribe. Secondo  calcoli di diverse associazioni per la difesa dei diritti umani, il numero di esecuzioni è più elevato e ammonterebbe ad almeno 4.000 persone. I pochi condannati per questi crimini sono stati soldati e sottoufficiali, ma nessun ufficiale di alto livello.

La JEP studia dalla fine di giugno scorso la documentazione di oltre 150 casi di esecuzioni extragiudiziali con quasi 300 vittime presumibilmente perpetrate dalla Prima Divisione dell’Esercito tra il 2003 e il 2008 nella regione dei Caraibi. Il lavoro della corte consiste, come ha spiegato il giudice Oscar Parra Vera quando è stata aperta l’indagine, nel : “Analizzare i contesti e analizzare un certo tipo di violenza e di vittimizzazione. Ecco perché le segnalazioni che ci presentano sono così importanti, perché mettono insieme una serie di fatti e ciò consente alla JEP di avere un punto di riferimento, che è importante chiarire. Stiamo analizzando vari dati. Stiamo lavorando sulla Costa dei Caraibi, nei dipartimenti di La Guajira e Cesar e in particolare abbiamo fatto progressi nel battaglione dell’esercito di La Popa. Stiamo anche analizzando il comportamento di unità dell’esercito nel Catatumbo, Casanare, Huila e Antioquia.”                                                                                                                                           Il caso di Dabeiba ha una particolarità, in quanto Antioquia è il dipartimento con il maggior numero di persone scomparse nel paese (24,66%) e il 99% delle sparizioni sono ad oggi sono storie impunite.

La maggior parte delle persone furono uccise nelle montagne che circondano il cimitero di Dabeiba. Era il posto ideale, lontano dalla città e dove la possibilità di essere visti era remota. Furono sempre colpiti, secondo il militare, nel petto e nella testa. Poi furono portati via per l’autopsia e sepolti nel cimitero.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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