Hirak ad Algeri prima del 12 dicembre


Francesco Cecchini


Dopo le elezioni presidenziali del 12 dicembre resta intatta la determinazione di milioni di algerini a continuare la mobilitazione. Va ricordato che su 24 milioni di elettori 15 non hanno votato. Resta a vedere quale sarà la nuova fase di mobilitazione e di lotta dell’hirak.
L’Hirak sta per iniziare il suo decimo mese di protesta ed è ben lungi dal mostrare segni di stanchezza. Le immagini del 43 ° venerdì e la massiccia mobilitazione contro le elezioni della scorsa settimana sono lì per testimoniare questo. Con l’arrivo di Tebboune a capo dello stato, la rivolta popolare entra nella terza fase della sua storia.
La prima fase è durata dal 22 febbraio al 2 aprile, giorno di rinuncia di Abdelaziz Bouteflika alla quinta candidatura a presidente dell’Algeria. Durante la seconda fase, che si è protratta dal 3 aprile al 12 dicembre, il movimento popolare hirak ha combattuto l’esacerbato autoritarismo mostrato dal generale Gaïd Salah, con la campagna di arresti e repressione, e le elezioni farsa. Uno degli slogan più gridati è stato: ” Stato civile, non militare”. Nel corso di questa fase sono state formulate alternative politiche per porre fine alla crisi. Un’ opzione favoriva lo svolgimento di elezioni presidenziali in tempi ragionevoli, come raccomandato dall’incontro del gruppo di Aïn Benian il 6 luglio. Cosa avvenuta con il risultato conosciuto. Un’altra richiedeva un processo con alla fine un’assemblea costituente sovrana e un periodo di transizione per spazzare via il sistema di potere. Inoltre, diverse proposte chiedevano la nomina di un collegio di oneste personalità consensuali, al di fuori del regime, per guidare il paese prima del ritorno a vere elezioni.
Significativa la dichiarazione fatta lo scorso 15 dicembre dal Parti Socialiste des Travailleurs ( PST) che denuncia lo stupro della sovranità popolare, chiede il rifiuto della commedIa elettorale e di amplificare la mobilitazione popolare, che più che mai richiede auto-organizzazione democratica a tutti i livelli.

Logo del PST


Il PST che è per un’Assemblea costituente, considera prioritario imporre la cessazione della repressione, il rilascio di tutti i prigionieri politici e di opinione e l’eliminazione di tutti gli ostacoli all’efficace esercizio delle libertà democratiche. Il PST ritiene che non ci sia nulla di sorprendente in questo risultato elettorale, che può solo produrre un quinto mandato e la continuità dell’odiato regime, la cui attuazione è in corso. Il PST rileva, tra le altre cose, che il nuovo presidente Tebboune non ha menzionato la cancellazione della nuova legge sugli idrocarburi e le disposizioni controverse della legge finanziaria del 2020, né il ritiro del progetto della nuova legge pensionistica. Pertanto, la rottura che il nuovo Presidente vuole incarnare, in particolare la revisione della Costituzione, sarà solo una frode, garantendo il mantenimento dello stesso regime liberale al servizio dell’oligarchia.
Il PST lotta per la sovranità popolare, le libertà democratiche e la giustizia sociale e afferma che punta a ” realizzare la rottura con questo regime liberale e, autoritario, imponendo una transizione democratica che consenta l’istituzione di un’Assemblea costituente sovrana e rappresentante delle aspirazioni democratiche e sociali della maggioranza del popolo algerino .

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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