Foglie di coca in Colombia


Francesco Cecchini


La loro coca (dei paramilitari) raramente è stata oggetto di sradicamento e le forze militari governative mai si sono confrontate con i paramilitari. Invece la guerra appoggiata dagli Stati Uniti fu di attaccare il sud dove la guerriglia era più forte e di lasciare in pace il nord. La Guerra contro le Droghe è basata sulla cocaina e non è per niente contro le droghe. E’ una Guerra per le Droghe.
Michael Taussig nel libro “My Cocaine Museum”.
LA COCAINA IN COLOMBIA.

Mappa della coltivazione di coca nel 2015-2016, ma la situazione non è cambiata di molto.


La produzione di cocaina in Colombia è alta e fa concorrenza al caffé come prodotto desportazione. La questione è al centro del post-conflitto in Colombia, dove le economie di importanti settori rurali dipendono quasi esclusivamente dalla coltivazione della foglia di coca. Il vuoto lasciato dalle FARC-EP(Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejercito Popular), che si sono ritirate secondo lAccordo Definitivo di Pace firmato con il governo dalle aree che controllavano, è stato occupato prevalentemente da gruppi paramilitari che fanno da intermediari tra i piccoli coltivatori e le grandi organizzazioni di traffico cheportano la cocaina nei mercati settentrionali. Il dipartimento di Nariño, nel sud-ovest della Colombia, è la principale zona di produzione nel mondo di foglie di coca, che vengono trasformate in pasta base per la cocaina, ed è emblematico della situazione della coca in questo paese. È un luogo oppresso da povertà storica e da anni di conflitto armato tra esercito, guerriglie e paramilitari. Nariño è fatto da villaggi che coltivano coca, da foreste di mangrovie dove vi sono i laboratori, cristalizaderos, che trasformano la pasta base in cocaina, da fiumi che la trasportano al nord della Colombia per poi raggiungere gli Stati Uniti da un porto che collega con la criminalità organizzata internazionale. L’estrazione mineraria, la lotta per la terra, i crimini di odio e la corruzione sono e sono stati alcuni dei molti problemi atavici dei contesti rurali colombiani, dove leader sociali e difensori di diritti umani sono stati visti spesso come ostacoli o personaggi scomodi ed eliminati. Attualmente è l’ interesse dei trafficanti di droga nelle coltivazioni illecite ad aver causato l’ escalation di violenza. Sempre più numerose sono le uccisioni di leader sociali comunitari e difensori dei diritti umani, che finiscono nel mirino di paramilitari o di cartelli di droga per il loro impegno per la sostituzione delle piante di coca con colture legali.
IL MIO MUSEO DELLA COCAINA.
Il museo colombiano dell’antropologo Michael Taussig non è Museo del Oro di Bogotà, ma è un museo vivente dove oro e cocaina si mescolano nel caldo soffocante e nella pioggia torrenziale della costa dell’Oceano Pacifico della Colombia. Taussig racconta questo museo nel libro “My Cocaine Museum” del 2004, ora pubblicato in Italia dalla casa editrice Milieu nella collana “Fieldwork” diretta da Franco La Cecla e Andrea Staid. Il titolo è “Il mio museo della cocaina. Antropologia della polvere bianca.” , la traduzione è di Francesco Francis. Importanti nel libro sono gli scritti di Franco Laceda, anche lui antropologo, che è stato in Colombia dove ha incontrato Taussig e racconta come nel 1968 sia arrivato in questo paese e cosa ha fatto. La rivista on-line Il Lavoro Culturale nel luglio del 2008 ha pubblicato Un estratto dal diario di campo di Franco La Cecla da Bogotà dove tra l’altro è scritto: ” Taussig è arrivato in Colombia nel 68, con una compagna di allora che credo sia la madre dei suoi figli, e con un idealismo ma anche un coraggio straordinario e si è subito posto a lato del mondo dei neri della fascia rurale del Paese, e poi accanto alle lotte per le terre di indios e campesinos. Erano anni pericolosi — lo sono in parte ancora qui — ma lui spavaldamente ha condotto le sue ricerche. Era medico, si è reso utile, fin quando qualcuno lo ha avvertito che la polizia lo stava cercando e solo allora è venuto a Bogotà a cercare negli intellettuali e nella fascia alta della società qualcuno che potesse un minimo proteggere il suo lavoro, lui e la sua compagna. “
All’inizio del suo libro, Taussig offre al lettore una panoramica dettagliata del significato storico dell’oro attraverso il racconto della sua produzione e dei suoi legami con l’utilizzo di schiavi sia indiani che africani la creazione del Museo dell’Oro. Tuttavia, questa è una storia fatta con evidente rigetto da parte di Taussig. Dal primo capitolo risulta evidente che il libro di Taussig è in contrasto con la presunta nozione del museo dell’oro in Colombia. Il suo Il Mio Museo della Cocaina ha lo scopo di commemorare le persone e i materiali che sono stati utilizzati per costruire il museo e che sono stati esclusi da una storia falsificata. Ciò che Taussig cerca è dare voce a un museo immaginato, dove viene data la vita ai reali protagonisti. In una sua sua prospettiva, Taussig scrive della filosofia marxista del “feticismo”, facendo correlazioni tra feticismo dell’oro e cocaina. Taussig identifica il suo museo della cocaina con un feticcio, dove la cocaina è andata oltre se stessa e ha preso una vita a sé stante.
Il testo di Taussig affronta dapprima la storia dell’oro e la somiglianza con quella della cocaina, quindi prosegue con la storia sociale dell’oro e della cocaina e il loro rapporto con la violenza, il diavolo e i pericoli inerenti alla loro coltivazione. E’ anche la narrazione di una Colombia dalle molte facce, un paese con una ricca storia. Taussig nomina i suoi capitoli in un modo che trasmettano un senso tattile di calore, tempo, pioggia, noia ed entropia. Ogni capitolo è precededuto da una fotografia significativa del contenuto.
NOTA BIOGRAFICA DELL’AUTORE.
Michael Taussig è un antropologo noto per i suoi studi etnografici non convenzionali e provocatori. Nato in Australia, ha studiato medicina allUniversità di Sydney. Dottore di ricerca in Antropologia presso la London School of Economics, attualmente insegna Antropologia alla Columbia University di New York e alla European Graduate School (Egs) a Saas-Fee in Svizzera. Oltre a numerose indagini nel campo dellantropologia medica, i suoi interessi si sono rivolti a Karl Marx e Walter Benjamin, in relazione allidea di feticismo delle merci.

Michael Taussig


CARTA D’IDENTITA’ DEL LIBRO
Titolo: Il mio museo della cocaina Autore: Michael Taussig Casa editrice: Milieu Collana: Fieldwork, diretta da Franco La Cecla e Andrea Staid Pagine: 300 Prezzo: 20 euro

Copertina del libro

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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