Di Jeremy Scahill

Anche se per tre anni l’attenzione dei media sulla presidenza Trump si è concentrata sulla “collusione con la Russia” e sulla richiesta di messa in stato d’accusa, la collusione più pericolosa di tutte sta avendo luogo del tutto apertamente: la spinta alla guerra con l’Iran di Trump/Sauditi/Israele/UAE.

Il 3 agosto 2016 – solo tre giorni prima della vittoria elettorale e dell’ascesa al potere di Donald Trump – il fondatore di Blackwater, Erik Prince, ha organizzato un incontro con Trump alla Trump Tower. Per decenni Prince si era andato agitando per una guerra con l’Iran e già nel 2010 aveva sviluppato una proposta stravagante per condurla usando mercenari.

A tale riunione ha partecipato George Nader, un cittadino statunitense che aveva una lunga storia di essere un emissario discreto degli Stati Uniti in Medio Oriente. Nader, che aveva lavorato anche per Blackwater e Prince, è stato un pedofilo condannato nella Repubblica Ceca e sta affrontando accuse simili negli Stati Uniti. Nader ha lavorato da consulente dei reali degli Emirati e ha stretti legami con Mohammed in Salman, il principe ereditario saudita.

Alla riunione presso la Trump Tower c’era anche un israeliano: Joe Zamel. Stava apparentemente lanciando una campagna multimilionaria di manipolazione sui media sociali per la squadra di Trump. La società di Zamel, Psy-Group, vanta di impiegare ex agenti dello spionaggio israeliano. A Nader e Zamel si è unito Donald Trump Jr. Secondo il New York Times scopo dell’incontro era “principalmente offrire aiuto alla squadra di Trump e ha forgiato relazioni tra gli uomini e addetti ai lavori di Trump che si sarebbero sviluppate nel mesi seguenti, dopo l’elezione e ben entro il primo anno in carica del presidente Trump”.

Uno dei principali obiettivi comuni dei programmi di tutti i partecipanti a questa riunione alla Trump Tower: cambiamento di regime in Iran. Trump ha condotto una campagna basata sulla belligeranza nei confronti dell’Iran e di cancellazione dell’accordo sul nucleare con l’Iran condotto da Obama, e ha fatto seguito a tali minacce. Dopo aver nominato il notorio guerrafondaio John Bolton a consigliere per la sicurezza nazionale, Trump lo ha licenziato lo scorso settembre. Ma nonostante notizie che Trump si era inacidito con Bolton a causa del suo atteggiamento interventista nei confronti dell’Iran, il licenziamento di Bolton non ha fatto altro che aprire la porta all’ugualmente guerrafondaio Mike Pompeo a responsabile della politica iraniana dell’amministrazione presso il Dipartimento di Stato. Oggi Pompeo è il volto pubblico dell’assassinio di Suleimani mentre, per parte sua, il licenziato Bolton non ha voluto essere escluso dalla raccapricciante vittoria:

Congratulazioni a tutti i partecipanti all’eliminazione di Qassem Soleimani. Costruito a lungo, questo è stato un colpo decisivo contro le malvage attività delle forze Quds iraniane in tutto il mondo. Spero che questo sia il primo passo al cambiamento di regime a Teheran.

Trump, che non aveva idea di chi fosse Qassim Suleimani fino a quando non gli è stato spiegato in diretta alla radio dal giornalista conservatore Hugh Hewitt nel 2015, non è sembrato aver bisogno di molti dettagli per sapere che voleva schiacciare lo stato iraniano. 

In larga misura come neoconservatori sono saliti al potere nel 2001 dopo l’elezione di George W. Bush con l’obiettivo del cambiamento di regime in Iraq, Trump nel suo modo goffo ha messo insieme una squadra di estremisti che lo consideravano la loro migliore possibilità di cancellare dalle mappe la Repubblica Islamica dell’Iran.

Mentre Barack Obama ha offerto sostegno militare e spionistico alla campagna di terra bruciata dell’Arabia Saudita in Yemen, che ha ucciso un numero indicibile di civili, Trump ha intensificato tale assassinio di massa in uno sfacciato tentativo di attirare militarmente l’Iran nel conflitto. Questo era il programma delle monarchie del Golfo e di Israele ed è coinciso nettamente con i sogni neoconservatori di  rovesciare il governo iraniano. Quando gli USA e l’Arabia Saudita hanno intensificato i loro attacchi militari in Yemen, l’Iran ha cominciato a inserirsi con forza sempre maggiore negli affari yemeniti, anche se Teheran è stata attenta a non essere giocata a offrire alla coalizione Trump/Sauditi/UAE/Israele una giustificazione per una guerra più vasta.

L’assassinio di Suleimani – una figura popolare in Iran che è considerata uno dei maggiori protagonisti della sconfitta dell’ISIS in Iraq – era una delle solo poche azioni che gli Stati Uniti avrebbero potuto intraprendere che avrebbero quasi certamente condotto a una guerra con l’Iran. Questo assassinio, che risulta ordinato direttamente da Trump, è stato promosso dai protagonisti più pericolosi ed estremi della dirigenza della politica estera statunitense, anche se è stato coperto e normalizzato nella storia, più recentemente con l’espressione preferita di Obama, “uccisioni mirate”. Il Congresso USA intenzionalmente non ha legiferato sul tema dell’assassinio. I legislatori hanno persino evitato di definire il termine “assassinio”. Anche se ogni presidente dopo Gerald Ford ha confermato un decreto presidenziale che vieta assassinii da parte di personale statunitense, ciascuno ha attuato assassinii con indignazione scarsa o nulla del Congresso.

Nel 1976, dopo raccomandazioni del Comitato Church a proposito di accuse di piani di assassinio attuati da agenzie dello spionaggio statunitense, Ford firmò un decreto presidenziale che vietava gli “assassinii politici”. Jimmy Carter successivamente promulgò un nuovo decreto rafforzando la proibizione cancellando il termine “politici” ed estendendola a includere persone “impiegate o agenti per conto degli Stati Uniti”. Nel 1981 Ronald Reagan firmò il Decreto Presidenziale 12333, che resta in vigore oggi. La formulazione pare sufficientemente chiara: “Nessuna persona impiegata o agente per conto del governo degli Stati Uniti si coinvolgerà, o cospirerà per coinvolgersi, in assassinii”.

Come ho scritto nell’agosto del 2017, riflettendo sulla nostra serie dei Drone Papers di due anni prima: “L’amministrazione Obama, istituzionalizzando una politica di assassinii mediante droni di individui giudicati costituire una minaccia alla sicurezza nazionale – senza incriminazione o giudizio, mediante processi segreti – ha trasmesso alla nostra cultura politica, e così a Donald Trump, una politica di assassinii, in diretta violazione del Decreto Presidenziale 12333 e, inoltre, del Quinto Emendamento della Costituzione statunitense. A oggi almeno sette cittadini statunitensi risultato essere stati uccisi in base a questa politica, tra cui un ragazzo sedicenne. Un solo statunitense, il predicatore radicale Anwar al-Awlaki, è stato detto essere stato il ‘bersaglio mirato’ di un attacco”.

Anche se molti politici Democratici stanno manifestando le loro preoccupazioni per le conseguenze dell’assassinio di Suleimani, le premettono con osservazioni riguardo a quanto atroce Suleimani fosse. Inquadrare tale assassinio in quel modo alla fine avvantaggia la cricca estremista di falchi della politica estera che hanno sobillato l’arrivo di questo stesso momento. Non c’è alcuna giustificazione per assassinare dirigenti stranieri, compreso Suleimani. Questo è un aggressivo atto di guerra, un atto offensivo commesso dagli Stati Uniti nel territorio sovrano di un paese terzo, l’Iraq. Questo assassinio, e la guerra potenziale che suscita, sono purtroppo coerenti con più di mezzo secolo di aggressioni statunitensi contro Iran e Iraq.

Da tre anni molti Democratici dicono al paese che Trump è la più grave minaccia a un sistema democratico che abbiamo mai visto. E tuttavia molti Democratici di rilievo hanno votato costantemente per dare a Trump bilanci e poteri di sorveglianza senza precedenti.

Cinque mesi fa il deputato Democratico della California Ro Khanna ha proposto un emendamento alla Legge di Autorizzazione alla Difesa Nazionale (NDAA) che avrebbe vietato proprio questo genere di azione, ma esso è stato cancellato dalla proposta finale di legge. “Ogni membro che ha votato a favore della NDAA – un assegno in bianco – non può ora manifestare sgomento per il fatto che Trump possa aver lanciato un’altra guerra in Medio Oriente”, ha scritto Khanna su Twitter dopo l’assassinio di Suleimani. “Il mio emendamento, che è stato tagliato, avrebbe tagliato dollari per qualsiasi attacco offensivo contro l’Iran, anche contro dirigenti quale Soleimani”.

Trump è responsabile di qualsiasi cosa avverrà. Ma ripetutamente le peggiori atrocità di politica estera di questa presidenza sono state consentite dagli stessi politici che affermano di volerlo deposto dalla carica.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/trump-is-doing-the-bidding-of-washingtons-most-vile-cabal/

OriginaleThe Intercept

Traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2020 ZNET Italy – Licenza Creative Commons

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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