Hugo Blanco Galdós e Malena Martínez


Francesco Cecchini


HUGO BLANCO E’ NATO DUE VOLTE DI EDUARDO GALEANO.
A Cusco, nel 1934, Hugo Blanco Galdós è nato per la prima volta. Venne al mondo in un paese, il Perù, diviso in due e nacque nel mezzo. Era bianco, ma è cresciuto in un villaggio, Huanoquite, dove e i suoi compagni di giochi e avventure hanno parlavano Quechua, e andò a scuola a Cusco, dove gli indiani non potevano camminare sui marciapiedi, riservati a persone decenti. Hugo nacque una seconda volta quando aveva dieci anni. A scuola ricevette notizie dal suo villaggio e venne a sapere che Don Bartolomé Paz aveva segnato un campesino indiano con ferro caldo. Questo proprietario di terre e di persone aveva marcato a fuoco le sue iniziali, BP, sul culo del pedone, di nome Francisco Zamata, perché non si era preso cura delle mucche che egli, don Zamata, possedeva. Il fatto non era così anormale, ma ciò segnò per sempre Hugo. E nel corso degli anni Hugo che non era un indio , organizzò in sindacati i contadini e pagò con bastonate, torture, prigione, molestie ed asilio la questa suascelta. In uno dei suoi quattordici scioperi della fame, quando non riuscì più a sopportare il governo si commosse e gli mandò una bara in regalo.
Brano incluso in Nosotros los Indios di Hugo Blanco. 15 novembre 2012.
Il link con una nota in spagnolo con Hugo Blanco Galdós su Ancora Fischia il Vento è il seguente:
https://www.ancorafischiailvento.org/2019/07/08/hugo-blanco-un-rivoluzionario-ecosocialista/

Hugo Blanco Galdós


IL DOCUMENTARIO HUGO BLANCO, RIO PROFUNDO.
Così la regista Malena Martínez Cabrera in un’intervista ha spiegato il perché ha fatto il documentario Hugo Blanco, Rio Profundo: Non sono partita dall’importanza storica e attuale di Hugo Blanco per fare il documentario, ma piuttosto dalla mia curiosità di conoscerlo. Avevo iniziato a sentire il suo nome da mio padre: Hugo Blanco era un eroe della gioventù che incarnava la speranza di un grande cambiamento sociale. Mio padre aveva lavorato alla riforma agraria, un progetto politico che conoscevo poco perché non vivevo con mio padre, e mia madre proveniva da una famiglia di proprietari terrieri. La generazione di mio padre negli anni ’60 ha creduto molto nel cambiamento sociale ed alla rivoluzione armata. Era il tempo della rivoluzione cubana con tutta la sua aura di speranza mondiale. Sono cresciuta in un periodo difficile in cui regnavano la violenza del Sentiero Luminoso e la brutale repressione militare.
Il documentario della cineasta peruviana Malena Martínez Cabrera, Hugo Blanco, Río Profundo è il ritratto in due parti del leader di lotte contadine per la giusta ripartizione delle terre al grido: “Terra o morte!”. Queste lotte furono le più importanti nel Perù del secolo scorso. Il documentario è diviso in due parti. Nella prima, con immagini dell’archivio dell’Istituto San Bartolomé de las Casas, si racconta il movimento di quegli anni per la riforma agraria. La seconda parte di Hugo Blanco, Río Profundo, è l’incontro con il mitico leader contadino nella sua vita quotidiana, in cui lo vediamo partecipare a eventi universitari, andare a un appuntamento con il medico, partecipare a manifestazioni a Lima o Cajamarca, o semplicemente riposare a casa. Non è più lo stessoHugo Blanco Galdós bianco degli anni sessanta, perché il mondo non è più lo stesso. Le cause e le lotte sono altre, anche se lo vediamo parlare con gruppi di contadini e operai che cercano di far rivivere vecchie lotte e slogan. Il regista ha il compito di mostrarci un Hugo Blanco Galdós legato alle lotte contadine da sempre. Vi è anche un ritorno a Quillabamba e alla valle de La Convention, dove persone di altri tempi lo riconoscono e Apprezzano le lotte intraprese cinquant’anni prima.
Durante tutto il 2020 in Perù il documentario verrà proiettato a tappeto in istituzioni, municipi, spazi culturali, organizzazioni indigene, ccontadine e studentesche, in cinema e cineclub. Anche in Italia varrebbe la pena proiettare il documentario; ricordo che il suo libro Noi gli indios è stato pubblicato nel 2015 da Nova Delphi. Hugo Blanco Galdós è stato due volte in Italia, un volta per partecipare a un seminario organizzato nel 2012 da Aldo Zanchetta a Cortona e unaltra nel 2015 per presentare in varie città Noi, gli indios. Magari potrebbe ritornare per presentare Hugo Blanco Rio Profundo.
Il link con il trailer del documentario è il seguente:

Locandina del documentario


CARTA D’IDENTITA’
Titolo: Hugo Blanco, río profundo Anno: 2019 Durata: 108 min. Paese: Perú Regia: Malena Martínez Guion: Malena Martínez Fotografia: Carlos Sánchez Giraldo, Gustavo Schiaffino, Aureliano Lecca Genere: Documentario

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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