Pete Buttigieg tra i suoi sostenitori a Des Moines, Fotop ANSA/EPA

Considerazioni da Day After

La figuraccia è stata mondiale. Le primarie americane sono un esempio per l’intero globo di come andrebbe scelto un candidato alle elezioni amministrative, o perlomeno questo è quello che Matteo Renzi e i suoi compari che vogliono fare gli americani cercano di farci credere da qualche anno per mascherare la loro cronica incapacità di piazzare qualche gazebo in piazza nel quale schierarsi per l’uno o l’altro esponente dello stesso partito. A differenza però di quel che accade nelle scampagnate in piazza d’italica memoria, negli USA spesso e volentieri candidati interni allo stesso partito sono su posizioni ben distanti tra loro; prendiamo d’esempio i principali esponenti dem coinvolti in queste primarie: Joe Biden è il naturale prosecutore delle politiche di Barack Obama, vicino all’establishment e ben visto ai piani alti del partito, diversamente dagli outsider Elizabeth Warren e Bernie Sanders, entrambi vicini a posizioni socialiste, con Sanders che non fa mistero di essere esterno al sistema partitico. Pete Buttigieg, astro nascente della politica dem, è invece un giovane, omosessuale dichiarato e distante dalla vecchia politica di Washington, quella in cui Biden – e Hillary Clinton prima di lui – sguazzano con tutto il corpo.

Data la distanza tra le posizioni di questi esponenti, la sfida alle primarie è molto accesa nelle prime fasi di questa tornata, e molti occhi sono interessati, non certo solo quelli statunitensi. Per tal motivo, non si poteva cominciare in maniera peggiore. Il conteggio delle preferenze in Iowa è durato circa 30 ore, un ritardo mal tollerabile per uno Stato che rappresenta circa l’1% della popolazione USA ed è campione non esattamente fedele, essendo abitato in gran parte da una popolazione bianca e tendenzialmente conservatrice. Ciononostante rappresenta la prima tappa della corsa democratica alla Casa Bianca ed è da sempre un cosiddetto swing State, una di quelle circoscrizioni che tende a cambiare partito di elezione in elezione, senza esser stabilmente blu o rossa. L’importanza del caucus svoltosi lunedì sera a queste latitudini non va sottovalutata, sfortunatamente però, ora si corre il rischio che venga ricordato solo per l’interminabile attesa dei suoi risultati, arrivati in tal ritardo che, alla fine della fiera, potrebbero finire per rafforzare il solo Donald Trump.

Mettiamo ad ogni modo da parte lo scivolone gestionale per andare a concentrarci su quelli che sono, in soldoni, i dati dei caucus, ora che il campione esaminato è finalmente rilevante.

Conferme e sorprese

Nel momento in cui si scrive sono stati scrutinati e convalidati circa il 75% dei voti e lo spoglio comincia a volgere al termine. Tra la conferma di un Bernie Sanders molto forte, dato per favorito alla vigilia e confermatosi il favorito di oltre il 25% dei votanti e l’altrettanto poco sorprendente flop di Amy Klobuchar, moderata abile e carismatica ma probabilmente la meno attraente tra i candidati in lizza, che si ferma al 13%, sono arrivate anche due sorprese. La prima è il notevole buco nell’acqua di Joe Biden, il quale è il favorito in queste primarie ma in Iowa raccoglie solo il 15,4% delle preferenze, ben poca cosa dal momento che soltanto la terza arrivata, Elizabeth Warren, può difendere un buon 18,4% di consensi. La seconda invece è la vittoria, di misura, di Mayor Pete Buttigieg, il dinamico ex sindaco di South Bend, Indiana, che sfiorando quota 27% (si ferma al 26,8%) lascia al palo Bernie, che si accontenta del secondo posto. Ad onor di cronaca, comunque, Sanders appare tendente al rialzo durante gli ultimi scrutini e potrebbe quindi salire di qualche 0 virgola.

Buttigieg ok e Biden ko, dunque? Non esattamente. La sconfitta di Biden è netta e difficilmente trascurabile, tanto che sembrerebbe che l’ex vicepresidente sia già pronto a rischiare il tutto per tutto in New Hampshire, lunedì 11, tanto da investire 900mila dollari in pubblicità nel corso di questo weekend. La vittoria di Buttigieg invece ha ancora i contorni di un trionfo di Pirro, poiché se è vero che il suo risultato è maiuscolo e che le aree rurali e residenziali dello Stato lo hanno favorito, non va dimenticato che Sanders ha trionfato in tutte le grandi città: la capitale Des Moines, Sioux City, Cedar Falls, ogni centro abitato, ogni nucleo urbano di una qualche risonanza – ad eccezione della città di Davenport – si è schierato con Bernie, e questa tendenza, qualora confermata, potrebbe diventare decisiva man mano che le primarie incontreranno Stati più densamente popolati. Tutto dovrà esser verificato lunedì in New Hampshire, naturalmente, così come nelle tappe successive, per ora però, sembrano esserci equilibri di forza definiti tra i dem.

I numeri dei delegati parlano abbastanza chiaro: Sanders e Buttigieg ne conquistano 10 a testa, Warren se ne aggiudica 4 e per tutti gli altri non resta che un pugno di mosche.

Quando questo articolo sarà pubblicato, è probabile che le bocce siano finalmente ferme in Iowa e i risultati acquisiti e definitivi. Non dovrebbe però cambiare più molto dai dati riportati qui. Il prossimo atto sarà in New Hampshire, dove ci sono in palio altri 24 delegati. Anche in quella occasione si sfideranno i nomi riportati in queste righe. Non dimentichiamo però che a marzo le dinamiche di queste primarie potrebbero cambiare completamente perché scenderà in campo un pezzo da 90 che, al momento, non sta partecipando ai primi appuntamenti: l’ex sindaco di New York, Mike Bloomberg, nono uomo più ricco del mondo e politico innovativo che può non badare a spese, esattamente come Trump. MB può rispondere per le rime all’attuale presidente e potrebbe davvero spostare gli equilibri delle primarie, soprattutto qualora dovesse scendere in campo in un momento nel quale Biden si trovasse già in apnea, attardato rispetto a Sanders, uno che – come abbiamo già evidenziato – fa storcere il naso ai pesi massimi dem. Sono considerazioni da fare nelle prossime settimane, comunque, dunque non affrettiamo i tempi.

Di Mattia Mezzetti

Mattia Mezzetti. Nato nel 1991 a Fano, scrive per capire e far capire cosa avviene nel mondo. Crede che l’attualità vada letta con un punto di vista oggettivo, estraneo alle logiche partitiche o di categoria che stanno avvelenando la società di oggi. Convinto che l’unica informazione valida sia un’informazione libera, ha aperto un blog per diffonderla chiamato semplicemente Il Blog: http://ilblogmm.blogspot.it.

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