Le scritte sbiadite si affiancano alla vernice fresca, i manifesti di ieri si confondono con quelli di oggi. La memoria di Valerio Verbano è stratificata come l’andare e venire dei movimenti e delle esperienze di lotta che hanno messo radici in questo segmento di Roma, tra il Ponte della Valli e piazza Sempione, passando per i lotti delle case popolari, per cinema e palazzi abbandonati portati a nuova vita da chi li ha occupati.

Sabato 22 febbraio quella che si annuncia come una imponente mobilitazione antifascista attraverserà i quartieri di Montesacro, Tufello e Valmelaina a Roma, a 40 anni dall’omicidio di Valerio Verbano, giovane studente di 19 anni militante dell’autonomia, assassinato davanti agli occhi dei genitori da un commando di neofascisti. Il corteo partirà da via Monte Bianco e finirà a piazza Sempione, dove si terrà un concerto intitolato “Una rosa sempre più rossa” che vedrà sul palco Muro del Canto, Colle der Fomento, Assalti Frontali, Los 3 Saltos, Kento, Bestie Rare, Radici nel Cemento, il Nano.

La “cifra tonda” in ogni ricorrenza assume una valenza particolare, di bilanci e valutazioni. Andiamo allora a dieci anni fa, quando per il trentennale un altro concerto riempì Piazza Sempione. Sul palco c’era Carla Verbano, la mamma di Valerio che fino all’ultimo si è battuta per conoscere la verità sull’omicidio del figlio. Questa volta non sarà con noi: dopo averci accompagnato per tanti anni l’abbiamo salutata nel giugno del 2012. Sulla piazza c’era un grosso striscione sulla balconata dell’Horus, sgomberato per la seconda volta pochi mesi prima, oggi in prima fila ci sono nuovi spazi sociali che proprio da quell’esperienza hanno preso le mosse.

Oggi come ieri rimane l’urgenza di fare dell’antifascismo una pratica sociale e diffusa. Non solo il confronto politico e di piazza tra gruppi organizzati, ma pratiche diffuse e replicabili. Un antifascismo lontano dalla litania istituzionale di difesa del presente, ma che parli della liberazione del nostro presente e quindi prima di tutto della lotta contro il razzismo e della lingua del nuovo movimento femminista.

Sono state una trentina le iniziative di avvicinamento al corteo che hanno visto coinvolte librerie, centri sociali, assemblee studentesche. Centinaia di persone, di generazioni diverse, che si sono trovate a discutere di cosa vuol dire oggi la memoria di Valerio Verbano e quindi come si organizza una pratica antifascista al passo coi tempi. Ne segnaliamo alcune che si terranno nei prossimi giorni: mercoledì 19 febbraio a Sparwasser e alla Biblioteca comunale Ennio Flaiano; giovedì 20 alla Città dell’Utopia e alla sede di Asia Usb al Tufello; venerdì 21 al Csa La Torre con le Madri per Roma Città Aperta.

A quaranta anni dall’omicidio, l’eco che ha la storia di questo giovane militante autonomo assassinato non si spiega solo con la brutalità della sua morte, né con la battaglia di una madre che non ha mai smesso di chiedere la verità sulla morte del figlio. Perché questa è una storia ancora “attiva”, una miccia innescata. Una storia partigiana, che non è stato possibile per la politica e i media mainstream disinnescare in nome della pacificazione, ricondurre alla retorica degli opposti estremismi e che descrive gli anni di piombo come una parentesi di insensata violenza.

“Valerio vive”, come ritmano gli slogan e si legge sui muri, perché la sua storia è una trama che si è rinnovata lungo questi quattro decenni. Una storia al presente.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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