Francesco Cecchini

Talibano e militare afghano si stringono la mano
L ‘Afghanistan ha iniziato sabato una tregua che dovrebbe durare in linea di principio una settimana, dopo la quale gli Stati Uniti e i talebani hanno in programma di firmare, il 29 febbraio, un accordo storico che aprirà la strada alla fine della più lunga guerra condotta di militari statunitensi, avviata più di 18 anni fa con l’ invasione dell’Afghanistan, il 7 ottobre 2001. Tutto ciò dopo più di un anno di colloqui tra talebani e rappresentanti degli Stati Uniti
Mike Pompeo,venerdì 21 febbraio, con un comunicato del Dipartimento di Stato ha informato che Washington e i talebani hanno raggiunto un accordo per iniziare una “riduzione della violenza” della durata di una settimana in Afghanistan per poi firmare un accordo di pace il 29 febbraio.
Il testo del comunicato è il seguente:
Gli Stati Uniti e i talebani sono stati impegnati in ampi colloqui per facilitare un accordo politico per porre fine alla guerra in Afghanistan, ridurre la presenza degli Stati Uniti e delle forze alleate e garantire che nessun gruppo terroristico abbia mai usato il suolo afghano per minacciare gli Stati Uniti oi nostri alleati . Nelle ultime settimane, in consultazione con il governo di unità nazionale, i negoziatori statunitensi a Doha hanno raggiunto un’intesa con i talebani su una riduzione significativa e nazionale della violenza in tutto l’Afghanistan. Dopo una corretta attuazione di questa comprensione, si prevede che la firma dell’accordo USA-Talebani procederà. Ci stiamo preparando per la firma che avrà luogo il 29 febbraio. I negoziati tra afghani inizieranno presto in seguito e si baseranno su questo passo fondamentale per realizzare un cessate il fuoco globale e permanente e la futura tabella di marcia politica per l’Afghanistan. L’ unico modo per raggiungere una pace sostenibile in Afghanistan è che gli afgani si riuniscano e concordino la via da seguire. Le sfide restano, ma i progressi compiuti a Doha offrono speranza e rappresentano una vera opportunità. Gli Stati Uniti chiedono a tutti gli afgani di cogliere questo momento. Gli Stati Uniti ringraziano lo stato del Qatar e tutti gli altri alleati e partner per il loro sostegno alla pace in Afghanistan.
L’ accordo prevede la fine degli attacchi in tutto il paese, compresi bombardamenti lungo la strada, attacchi suicidi e missili tra talebani, forze afgane e statunitensi, ma è significativo che si parli di riduzione della violenza e non di un completo cessate il fuoco
Lo stesso venerdì 21 febbraio, di sera, i Talebani hanno rilasciato una dichiarazione in cui hanno comunicato che il loro consiglio militare ha ordinato a comandanti e governatori di bloccare tutti gli attacchi contro forze straniere e afghane.
D’ altra parte il governo afghano considera questo periodo di ostilità ridotta di sette giorni come un test per verificare se i talebani sono realmente impegnati nella pace, nonché per verificare se la leadership nazionale ha autorità sui suoi soldati dispiegati sul terreno.
La Missione delle Nazioni Unite per l’Afghanistan (UNAMA) ha indicato sabato che la guerra nel paese asiatico ha lasciato nel 2019 almeno 3.403 morti e 6.989 feriti tra la popolazione civile.
Già nel settembre del 2019 sembrava la pace fatta, con un possibile accordo che prevedeva il ritiro di 5.400 soldati americani sui circa 14.000 totali entro 135 giorni dalla firma dellaccordo e un cessate il fuoco a partire da 2 delle 32 province del Paese. La pace fu però mandata in frantumi, il 3 settembre, mentre in tv l inviato di Trump, Zalmay Khalilzad, rassicurava gli afghani sull accordo raggiunto in linea di principio con i Talebani, ma non ancora firmato, lungo la cosiddetta Jalalabad road di Kabul un gruppo di attentatori talibani lanciava un camion bomba contro il Green Village causando 16 morti e almeno 200 feriti.

Attentato al Green Village di Kabul, 3 settembre 2019

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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