Un pregio il Cod-19 lo ha: sta facendo venire a galla tutte le peggiori manifestazioni singole e collettive delle nostre recondite paure, fobie e ansie quotidiane, represse da chissà quanto.

Fa emergere la voglia di un certo giornalismo sovranista di dichiarare che la nazione intera è infetta, che il governo sta lavorando – si intende, col suo metodo nell’affrontare i focolai del virus in Lombardia e in Veneto e, più in generale, questa crisi sanitaria dal suo principio – non contro ma a favore dell’espansione del virus, che il Nord del Paese è in preda al panico, che il Coronavirus è praticamente il padrone dei nostri pensieri e delle nostre vite in questi giorni.

Uno scenario degno de “La guerra dei mondi” che, proprio alcune sere fa, veniva trasmesso in televisione: un Tom Cruise in piena forma, scattante, cerca salvezza per se e per i suoi due figlioli, con cui ha un rapporto problematico. Se non avete visto il film, saltate queste righe successive, altrimenti leggetele pure serenamente: alla fine scopre che per battere l’invasione aliena, potente, crudelissima, che ha messo in campo macchine della morte che divorano gli esseri umani in un sol boccone con meccanismi tecnologici tanto improbabili quanto, per questo, molto credibili (degni della fantasia non di Wells ma degli sceneggiatori di Hollywood), non servono armi sofisticate ma solo dei batteri.

Alla fine l’eterna lotta tra l’essere vivente umano e l’essere vivente batterio la vincono insieme umani e virus contro gli alieni. Una alleanza che la scienza dimostra esistere proprio quando noi stessi diventiamo portatori di malattie che vivono dentro noi, si sviluppano e finiscono per non nuocerci più di tanto – come nel caso del Coronavirus – perché non hanno interesse ad uccidere chi li ospita. Disgrazia vuole che, associato il virus ad altre patologie non di poco rilievo, si complichi il quadro clinico del paziente e si possa arrivare al decesso.

La prima vittima di ogni guerra, si sa, è la verità. E nella guerra ai virus pare sia la stessa cosa…

La guerra dei mondi moderni sembra infatti combattersi sul terreno fertile della disinformazione peggiore, becera, veramente degna del più meschino squallore fondato su un cinismo che sembra non avere confini involuzionistici, a differenza della trasformazione che, secondo natura, subiscono e vivono i virus medesimi.

I titoli di alcune testate nazionali sono davvero un abuso nei confronti del sacrosanto costituzionale diritto di libertà di stampa. Quando l’apertura a nove colonne è: “Prove tecniche di strage“, accusando il governo di non fare abbastanza in merito alla diffusione del virus, siamo innanzi ad un utilizzo delle parole non per fare informazione, ma per diffondere un altro pericoloso contagio. Quello della fobia sociale, della disperazione, del terrore bello e buono, anzi brutto e cattivo, perché si trascina appresso la discriminazione tanto del cinese quanto del primo cittadino italiano sorpreso a tossire o a starnutire per strada.

Che pensiamo di fare? Di seguire questa impostazione e di ritenere davvero che non ci si possa affidare alla scienza, ai virologi dell’Istituto Superiore di Sanità, ma di urlare alla fine del mondo dovuta alla presunta incompetenza dell’esecutivo nel gestire questa crisi?

Per primi tutti i mezzi di informazione, nel dare informazioni corrette e, certamente, nel mantenere uno spirito critico verso tutto quello che accade, devono collaborare nell’eliminare qualunque stigma possibile, qualunque tentativo di sfuggire ad una tensione soprattutto emotiva che deve empaticamente riunire le regioni del nostro Paese attualmente colpite dal virus nell’affrontare tutto ciò con uno atteggiamento solidale e non guardandosi in cagneso, con il sospetto che chi è davanti a noi sia il prototipo dell’untore, del diffusore cinico e baro della malattia.

Il giornalismo deve dimostrare tutta la sua deontologia professionale: lo dovrebbe fare sempre, ma soprattutto in casi di emergenza sociale, sanitaria come quello che viviamo, ha una responsabilità in più nei confronti dei cittadini, proprio per il ruolo che riveste e che deve rivestire. Può aiutare, sostenere e partecipare al lavoro duro dei tanti internisti, degli operatori sanitari, dei medici di base e di chiunque nell’ambito della Protezione civile nazionale si stia prodigando per migliorare le condizioni di vita della popolazione colpita dal virus e per tutelare quelle della popolazione ancora scevra dal contagio.

Ciò vuol dire anche essere fermi e critici nei confronti di errori che possono essere commessi, ben sapendo però che sono commessi non certo in malafede, visto che in questo frangente si tratta di condizioni di stabilità collettiva, di salute pubblica: le malattie sono altamente democratiche, proprio come le bombe di deandreana memoria che cadono dal cielo durante le guerre, e colpiscono tutti senza distinzione di sorta.

Il ricco e il povero, il più proletario dei cittadini e il più ricco e possidente. Dalla peste milanese de “I promessi sposi“, si salvano Renzo e Lucia, ma finisce nel lazzaretto Don Rodrigo, morente e perdonato per tutto il male fatto. Visione cristiana, cattolica, quella del Manzoni (Fra Cristoforo, malato, infatti morirà al pari del nobile, malvagio peccatore), e tuttavia insegnamento per evitare l’accanimento nei confronti dell’avversario sconfitto da forze più grandi delle nostre. Forze invincibili, perché attribuibili alla natura che ci comprende tutti e tutti ci unisce in un destino fatto di interconnessioni che sovente non percepiamo, così concentrati come siamo nell’individualismo egoistico moderno, frutto di un capitalismo esasperato ed esasperante qualunque propensione al riconoscimento dell’umanità in quanto tale.

La creazione delle false notizie (le cosiddette “fake news“) è un’ulteriore prova della perversione egoistica del sistema economico in cui viviamo: la speculazione sulle disgrazie dei cosiddetti “ultimi del mondo” arriva al condizionamento di intere masse (“legioni di imbecilli“, avrebbe chiosato Umberto Eco) che finiscono per distinguere un nemico dove invece si trova esattamente il nostro simile in quanto a condizione sociale e insieme dei fattori che lo spingono a cercare una qualche forma di salvezza.

Alla fine, si tratta sempre e solo di un primordiale istinto – se vogliamo anche in parte “bestiale” – che spinge l’essere umano a conservarsi per riprodursi, a non morire per continuare ad esistere. Cosa c’è di più comprensibile, per l’appunto umano e naturale?

Ma proprio per questo, se spunta un virus e un governo fa quanto gli è possibile per fronteggiarlo, il compito dell’informazione non è avvantaggiare i peggiori istinti dettati dall’ignoranza e dal cinismo di chi intende diffondere paura e isteria di massa, bensì usare le parole, centellinandole, non gettandole in pasto alla distruzione della sola narrazione che può essere riportata: quella che fa capo all’autorevolezza dei dati scientifici. I giornalisti dovrebbero usare tanti virgolettati e scrivere pochi commenti in questi frangenti.

Più interviste, anche incalzanti, meno opinioni personali: lasciano il tempo che trovano e servono soltanto ad esacerbare gli animi.

Vane speranze. Un certo giornalismo sovranista continuerà nella sua perversione scribaiola, ben sapendo così di ritagliarsi sempre un posto nelle polemiche di questa o quella trasmissione televisiva del giorno dopo, di questo o quel programma radiofonico grandemente ascoltato da chi è pronto ad invocare la pena dei morte per i cinesi “che ci infettano tutti“, salvo poi accorgersi che la partenza del virus in Italia è ancora avvolta nel mistero e che forse, se non ci riusciranno i medici, sarà bene assoldare esperti indagatori come Sherlock Holmes, Charlie Chan o Hercule Poirot per venire a capo del “paziente zero“.

Collaboriamo anche noi alla corretta diffusione delle informazioni per proteggerci e per tutelare gli altri dal contagio. Ecco tutte le notizie corrette su come affrontare l’emergenza da Coronavirus: seguitele sul sito dedicato dal Ministero della Salute in merito e non altrove.

Altrove o mentono o esagerano. A volte ricordo Carmelo Bene che, forse generalizzando a suo modo, – come era solito fare per irriverente disprezzo verso i mezzi di informazione -, affermava: “I giornali mentono! Informano i fatti e non sui fatti. Glielo vogliamo dare un panino al giorno, almeno, a questi che scrivono!“.

Non tutti mentono. Forse esagerano. Ma anche l’esagerazione rischia di superare il confine che la separa dalla falsità. Ed è un confine molto labile, pericoloso da oltrepassare. Com’è che scrivevano gli inglesi quando i tedeschi bombardavano Londra…: “Keep calm and…“, il resto aggiungetelo voi

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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