Nel paese nordafricano migliaia di persone sono scese in strada rispondendo alla chiamata del Fronte Sociale Marocchino, che tiene insieme associazioni, sindacati, partiti e movimenti. Una nuova scintilla per l’area?

Migliaia di persone provenienti da tutto il paese sono scese in strada a Casablanca per partecipare al corteo nazionale lanciato dal Fronte Sociale Marocchino, una rete formata da una trentina tra associazioni, partiti politici, sindacati e movimenti sociali,. La mobilitazione di domenica 23 febbraio è stata convocata per protestare contro la repressione e rivendicare diritti per tutti.

Dietro gli slogan «tante rivendicazioni, un’unica lotta» e «siamo stanchi/ora basta», il Fronte Sociale Marocchino ha riempito le strade della città più popolosa del regno con l’obiettivo di unire le tante vertenze sindacali e sociali aperte e di denunciare il crescente clima di repressione, richiedendo la liberazione di tutti gli attivisti arrestati.

Un tentativo di unità nelle differenze, a cui ha dato il via la formazione del Fronte nel novembre scorso, che è riuscito a mettere insieme diverse formazioni politiche di sinistra, i sindacati indipendenti e conflittuali protagonisti delle lotte dei lavoratori più rappresentative in questi anni (ad esempio quelle degli insegnanti precari) e le associazioni in difesa dei diritti umani, giuridici e politici più importanti del paese.

Negli ultimi mesi si è lavorato al radicamento territoriale per espandere e allargare il fronte e non a caso è stata scelta la data del 23 febbraio per la prima grande manifestazione nazionale. Infatti questi giorni sono particolarmente significativi in Marocco, con la ricorrenza del 20 febbraio del 2011 che ha segnato la recente storia politica marocchina, giunta al nono anniversario, durante il quale proprio il Fronte ha deciso di organizzare presidi in diverse città, come appuntamento intermedio per far convergere le forze nella manifestazione nazionale di domenica.

L’ambizione degli organizzatori è di riaccendere la scintilla di una mobilitazione popolare duratura che possa raggiungere la partecipazione di massa vista nel ciclo di mobilitazioni che 9 anni fa cominciarono in quella data. Una sfida per adesso solo lanciata, che vede nell’adesione di migliaia di persone in piazza a Casablanca sicuramente un buon inizio. Le rivendicazioni principali della manifestazione, cardini della piattaforma che sta provando a mettere in piedi il Fronte, hanno ripreso gli slogan delle cosiddette primavere arabe: dignità, libertà, giustizia sociale. In tal senso centrali sono state le richieste di porre fine alle disuguaglianze economiche e sociali, con l’accesso ad un lavoro stabile e sicuro per tutti, sanità e istruzione pubblica e gratuita e diritto alla casa.

Altri temi importanti della manifestazione sono stati la richiesta di una «vera democrazia» e della liberazione di tutti gli attivisti arrestati, con striscioni e slogan che chiedevano a gran voce la liberazione, tra gli altri, di Nasser Zefzafi, leader del movimento del Rif. Richiesta rafforzata dall’importante presenza, da un punto di vista simbolico e politico, del padre Ahmed alla manifestazione. Il Fronte Sociale sta tentando di far dialogare e unire, non solo la galassia dei partiti di sinistra, delle associazioni e dei sindacati conflittuali, ma anche le diverse esperienze di mobilitazione popolare che hanno scosso il Marocco negli ultimi anni, tra cui sicuramente quella del movimento del Rif è stata una delle più significative. Ma non l’unica, basti pensare al ciclo di proteste durato diversi mesi, a cavallo del 2017-2018, nella città mineraria di Jerrada, così come le mobilitazioni degli insegnanti precari, la cui presenza è stata significativa sia nella manifestazione nazionale di Casablanca che nei presidi nelle diverse città nel nono anniversario del 20 febbraio.

Vedremo nei prossimi mesi se l’esperimento del Fronte riuscirà a riannodare il filo della memoria delle manifestazioni oceaniche del 2011 che hanno messo a dura prova gli apparati di regime scuotendo la scena politica nazionale. Al momento, nonostante la riuscita della prima manifestazione nazionale, bisogna registrare che mancano alcuni fattori importanti che hanno caratterizzato il movimento del 20 febbraio, quali ad esempio il forte protagonismo giovanile e la maggiore trasversalità delle piazze che sono state capaci di parlare a una fetta importante della società marocchina (in tal senso la differenza maggiore è che il Fronte nasce apertamente dalla volontà di organizzazioni strutturate di sinistra).

Ma sicuramente la traccia di lavoro intrapresa dal Fronte, nel senso di un’ampia ricomposizione tra la cittadinanza attiva e la sinistra politica e sociale marocchina, così come nella rinnovata capacità comunicativa, anche a livello mediatico e sui social media, merita attenzione, e in un contesto sia locale che regionale tutt’altro che pacificato potrebbe riaccendere la scintilla del protagonismo popolare.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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