Carlo Musilli

Mentre l’attenzione dell’Europa è catalizzata dalla psicosi-coronavirus, a pochi chilometri dalle coste Ue si consuma una spaventosa tragedia umanitaria. Quella dei profughi in fuga da Idlib, capoluogo dell’ultima regione siriana controllata dai ribelli. La città, occupata dai macellai dell’ISIS, è sotto attacco da parte delle truppe di Assad, spalleggiate dalla Russia e decise a riconquistare il controllo di tutto il Paese. A sostenere i terroristi – che comprendono la coalizione jihadista di Hayat Tahir al Sham, l’ex fronte al Nusra affiliato ad al Qaeda – c’è la Turchia di Erdogan.

La tensione è arrivata al livello massimo giovedì sera, quando un attacco aereo su Bara e Balyoun, a sud di Idlib, ha provocato la morte di 33 militari turchi. La ritorsione di Ankara contro le forze di Assad nella parte nordorientale della provincia è stata immediata.

La Turchia ha invaso il nord della Siria per aiutare l’ISIS a tenere le posizioni, dato che se il nord della Siria fosse sottratto ai siriani, Erdogan ritiene che potrebbe divenire la sede giusta per i kurdi, che verrebbero così cacciati fuori dalla Turchia. A seguito del rovescio militare di giovedì Erdogan ha chiesto una riunione straordinaria alla Nato, di cui fa parte, invocando l’articolo 4 del Trattato, che permette a ogni Paese membro di chiedere consultazioni speciali se ritiene che la sua sicurezza sia minacciata. L’opposizione della Grecia ha reso impossibile la necessaria unanimità e il sultano ha dovuto adeguarsi. Già in passato, il governo turco aveva già chiesto l’imposizione di una “no fly zone” sull’area di Idlib, ma i Paesi dell’Alleanza Atlantica (Usa in testa) hanno evitato finora di farsi coinvolgere così a fondo nell’ultimo capitolo della guerra siriana. La possibilità di uno scontro con la Russia fa paura a tutti.

Erdogan ha però in mano un’arma formidabile, che da anni usa per ricattare l’Europa. I profughi, appunto. Nel 2016 Bruxelles accettò di pagare ad Ankara circa 6 miliardi di euro per tenere i profughi siriani sul proprio territorio. I diritti umani e civili di queste persone vengono calpestati ogni giorno, ma non interessa a nessuno: l’unico obiettivo dell’Ue (o meglio, di Angela Merkel) è tenera chiusa la cosiddetta “rotta balcanica” dei migranti, che dalla Grecia arriva dritta in Germania. Guarda caso, dopo il bombardamento subìto giovedì, la Turchia ha immediatamente minacciato di aprire i confini ai profughi.

La situazione è particolarmente grave perché ai 3,5 milioni di siriani già intrappolati in Turchia si sta aggiungendo un altro mare di persone in fuga da Idlib. La città è abitata oggi da oltre tre milioni di persone, di cui più della metà (circa 1,8 milioni) sfollata in precedenza da altre zone della Siria. Intanto, alcune isole greche traboccano di profughi in condizioni più che disperate: La Repubblica racconta che nei campi di Lesbo spesso i bambini cercano il suicidio.

Se Erdogan desse seguito alla minaccia di aprire le frontiere, l’atteggiamento dell’Europa potrebbe cambiare. Praticamente impossibile, invece, un ripensamento degli Usa, che lo scorso ottobre hanno lasciato la regione permettendo ai turchi di massacrare i curdi siriani, fino al giorno prima i maggiori alleati proprio degli americani nella lotta all’Isis.

Per inciso, vale la pena di notare che – dopo il tradimento dei curdi e l’assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani, principale artefice della sconfitta del Califfato – la settimana scorsa gli Usa hanno trovato un accordo in Afghanistan con i Talebani. Cioè i criminali che per tanto tempo hanno ospitato Al Qaeda e Osama bin Laden. Peraltro, l’intesa sul ritiro delle truppe Usa non impegna in alcun modo i Talebani a rispettare i diritti civili e delle donne, ferocemente repressi quando erano al potere.

Ma torniamo a Erdogan. L’ostilità con la Russia è una facciata dietro cui si nascondono intese ai massimi livelli. I turchi hanno acquistato da Mosca il sistema missilistico S-400 e sono diventati il principale partner dei russi nel mercato del gas. Questo dopo che le truppe di Ankara – insieme a vari estremisti fedeli al Sultano – sono sbarcate a Tripoli, violando l’embargo internazionale, per difendere il governo di Fayez al Sarraj. Anche in quel caso dall’altra parte della barricata c’è la Russia, alleata di Khalifa Haftar, generale della Cirenaica. Se a prevalere sarà la ragione e la convenienza, Erdogan verrà a patti con Putin sia in Libia che in Siria. Con l’Europa, invece, nulla gli impedisce di continuare a giocare. Come sempre, sulla pelle di milioni di disperati.

https://www.altrenotizie.org/primo-piano/8812-siria-i-crimini-del-sultano.html

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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