Zurigo, 12 agosto


Cara Nadja,

è domenica sera, è tardi, ma fa ancora molto caldo. Sono appena tornata a casa. Hans e io siamo saliti sulla collina dove c’è il Burghölzli. Credo che anche tu e Vladimir ci siate stati. Si vede uno splendido panorama e il lago è così bello da lassù.
Hans mi ha fatto conoscere un suo amico che si chiama Hermann Rorschach. È uno psichiatra e lavora là alla clinica. Sono già stata in alcuni ospedali, ma mai in un posto come il Burghölzli. Diversi pazienti passeggiavano per il giardino. Oggi è giorno di visite e spesso non distingui chi questa notte dovrà rimanere lì e chi invece scenderà in città. Hans mi ha mostrato l’ala dove ci sono quelli pericolosi, quelli che provano a scappare, quelli che i dottori non sanno proprio come curare. Ma oggi sembrava un posto di villeggiatura: il parco fiorito, le persone sedute a chiacchierare, i bambini che corrono e giocano. Ti viene da pensare: chi sono i veri matti? Loro che vivono al Burghölzli o noi che abitiamo a Zurigo? O quelli che nelle cancellerie, nelle banche, negli stati maggiori hanno scatenato la guerra che si combatte tutto intorno a noi? Anche per questo abbiamo bisogno che voi vinciate, che la vostra rivoluzione riesca. Darà il coraggio anche a noi per essere “pazzi”.
Forse i veri pazzi siamo noi che vogliamo fare la rivoluzione.
Hans ha aiutato Hermann a fare le sue “macchie”. È un vecchio gioco che Hans qualche volta fa con i bambini, lo chiama “blotto”. Si fa cadere un po’ di inchiostro al centro di un foglio, poi lo si piega a metà e così nasce una macchia speculare e dalle forme bizzarre. Ai bambini piace molto, serve a sviluppare la loro fantasia, perché ciascuno di loro vede in quella figura qualcosa di diverso. Rorschach, con l’aiuto di Hans, ha creato dieci figure, le fa vedere ai suoi pazienti, secondo un preciso ordine e loro devono dire cosa ci vedono, la prima cosa che viene loro in mente guardando quella figura. Mi ha spiegato che è convinto che, classificando le possibili risposte, potrà diventare un test per studiare la personalità delle persone e naturalmente che disturbi hanno.
Per questo oggi siamo andati. Hermann sta studiando le risposte dei pazienti, ma deve anche sottoporre il test a quelli che lui chiama soggetti di controllo, ossia quelli normali. E così Hans ha pensato a me. È stato divertente, non so se risposto bene o male e Hermann alla fine non mi ha detto se ho risposto come una matta. Però ha detto che nessuno ha mai descritto una figura come “due gnomi che si salutano” o un’altra come “due donne africane che stanno preparando il pranzo”. Chissà?
Comunque è stata una bella giornata. Siamo stati al Burghölzli alla mattina, ho preparato un cestino per il pranzo e pomeriggio siamo stati lassù. Hans mi ha raccontato le idee che ha avuto per i suoi film. Non la finiva più. Ho dovuto farlo star zitto per farmi dare un bacio.
Anche gli innamorati sono un po’ pazzi.

Ti abbraccio, aspettando la tua prossima lettera.

Tua “sorella” Adelaide

continua… 


per chi se le ha perse, ecco la “puntate precedenti“…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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