In questa mappa il coronavirus macchia di rosso il mondo


Francesco Cecchini


MONDO. La Johns Hopkins University (USA) ha informato sabato 4 aprile che il numero di casi infettati in tutto il mondo dal coronavirus sono 1.118.921, i decessi 58.937 e i recuperi 226.700 . Tutto questo su una popolazione mondiale che a ottobre 2019 sarebbe stata di 7,7 miliardi.
Di fronte a questa situazione, il segretario generale delle Nazioni Unite (ONU), António Guterres, ha invocato governi e partiti coinvolti nei conflitti a porre fine a questi e a dedicarsi alla lotta contro il coronavirus. Parole fino ad ora inascoltate: nel mondo continuano le produzioni di armamenti e le guerre.
SPAGNA E ITALIA.
In Italia sale a 128.948 il numero totale dei casi, 4.316 più di ieri, quindi trend in calo visto che il giorno prima l’incremento era stato di 4.805 unità. Anche oggi comunque dato sostanzialmente stabile rispetto alla settimana appena conclusa. Scendono anche i decessi giornalieri, 525 oggi contro i 681 delle 24 ore precedenti. Sono 819 i guariti in un giorno (ieri 1.238).
La Spagna ha registrato il suo terzo giorno consecutivo di calo nelle morti legate al coronavirus Covid-19. Secondo l’ultimo bollettino diffuso dalle autorità, i decessi nelle ultime 24 ore sono stati 674, confermando così la tendenza al ribasso. I dati di oggi parlano di un totale di 130.759 casi di coronavirus di 12.418 decessi. Comunque l’arma principale dei governi italiano e spagnolo resta l’arresto domiciliare della maggior parte dei propri popoli.
STATI UNITI. Gli Stati Uniti sono il paese con il maggior numero di persone infette al mondo da coronavirus, con 290.055 persone. Il coronavirus sta devastando gli Stati Uniti dove 60 milioni di persone non hanno accesso a cure mediche. Il presidente degli Stati Uniti, Trump, più che sulla lotta al coronavirus sembra concentrato sul quella al Venezuela bolivariano e al suo presidente Maduro. Comunque non sta vincendo la lotta sul coronavirus, anzi, e non vincerà, per molte ragioni, la seconda.
BRASILE. Il fragile sistema sanitario brasiliano e le città densamente popolate minacciano di trasformare l’epidemia di coronavirus in un collasso sociale su larga scala. Nel frattempo, la sottovalutazione della pandemia del presidente Jair Bolsonaro, descrivendola come “un’influenza”, sta alimentando il disaccordo anche tra i suoi alleati, minacciando di precipitare la caduta del leader di estrema destra. Gli stessi militari stanno pensando di sbarazzarsi di Bolsonaro che in questi giorni si è rifugiato presso gli evangelici pentacostali, sua importante base elettorale, per indire una giornata di diguino e preghiere per sconfiggere il coronavirus.
A proposito di evangelici pentacostali la ministra della famiglia Damares Alves, un pastore evangelico pentacostale, ha raccomandato alle prostitute il telelavoro allo scopo di ridurre i contagi. In un opuscolo ha scritto: ” Se devi lavorare, parlare con i tuoi clienti, prova l’opzione di servizio virtuale.
UNGHERIA. Il coronavirus e il populismo di destra. Il premier ungherese Viktor Orban ha ottenuto ampi poteri “ad libitum, estendendo nel tempo lo stato di urgenza legato allemergenza coronavirus e suscitando lindignazione dellopposizione che giudica il provvedimento sproporzionato. Il via libera del parlamento è arrivato con 137 voti a favore e 53 contrari e i poteri illimitati ottenuti dal premier nazionalista gli daranno la possibilità, secondo gli oppositori non solo in Ungheria, di governare senza controllo. Un esempio per altri populisti di destra, che circolano in Europa ed anche in Italia, come Meloni e Salvini.
COLOMBIA. In Colombia ci sono 1.406 casi confermati di coronavirus. L’ultimo rapporto del Ministero della Salute ha confermato 139 nuovi casi, 7 deceduti e un totale di 85 persone sono guarite. Questa situazione ha fatto dichiarare al presidente Duque lo stato di emergenza economica e sociale e vi è stata una valanga di risoluzioni e decreti da parte del governo nazionale. In meno di un mese sono stati emessi quasi 46 atti decreti legati esclusivamente alla contingenza dovuta alla pandemia del coronavirus. Più decreti sul coronavirus che morti per coronavirus.
La vera pandemia, però, è l’assassinio di leader sociali, indigeni ed ex guerriglieri. Il coronavirus non ferma lo spargimento di sangue in Colombia. Nei primi tre mesi del 2020 sicari armati hanno ucciso — in vari dipartimenti della Colombia — 71 leader sociali ed indigeni e 20 ex guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) che stavano reinserendosi nella vita sociale dopo aver abbandonato le armi. Lo ha reso noto lIstituto di studi per lo sviluppo e la pace (Indepaz).
SVEZIA. La Svezia, grazie al suo Premier Stefan Löften e del consulente di Stato Anders Tegnell ha scelto di non adottare la linea dura dei suoi vi cini, Norvegia e Danimarca: tutti a casa, ma misure di contenimento leggero, anche in funzione di alcune caratteristiche: per esempio la bassa densità demografica.
Fino al 2 aprile 2020 le cifre danno ragione a questa linea: 4947 casi e 239 decessi, tanto da porre la domanda: ha ragione la Svezia o il resto dell’Europa?
CUBA. Cuba continua nel lavoro sistematico contro il coronavirus poiché i primi casi positivi con la malattia sono stati segnalati nel paese l’11 marzo. Finora l’isola ha accumulato un totale di 288 persone infettate dal nuovo coronavirus: La lotta al corona virus avviene con cure, medicine e mezzi di protezione come guanti e mascherine senza proibire le relazioni personali e sociali, per esempio le scuole non sono chiuse. Una brigata di 52 professionisti cubani di salute si trova in Italia e lavora a pieno regime dal 26 marzo scorso in un ospedale da campo annesso all’Ospedale di Crema con risultati importanti. Questa brigata fa parte del contingente sanitario cubano “Henry Reeve”, che attualmente lavora 14 paesi dell’America Latina, dei Caraibi e dell’Europa che hanno richiesto aiuto cubani per affrontare il coronavirus.
CONCLUSIONI. Mentre il coronavirus ha una strategia e tattiche unitarir, i vari paesi lo affrontano in ordine sparso, utilizzando armi che vanno da vodka e sauna a mascherine e guanti. Tra tutti brilla Cuba che combatte il coronavirus con cure e medicine senza mettere in quarantena i cubani. Inoltre Cuba mette la propria esperienza al servizio di altri popoli.

Cuba contro il coronaviru

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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