Francesco Cecchini

250.000 promotori sanitari volontari hanno fatto 2,3 milioni di visite, casa per casa, per educare su COVID-19; solo una delle molte attività intraprese dal governo sandinista per affrontare la pandemia. (Foto El 19 Digital)
Articolo scritto da Jorge Capelán & Managua con Amor pubblicato da Managua con Amor e tradotto da Francesco Cecchini per Ancora Fischia il Vento
Il link con l’articolo è il seguente:


https://managuaconamor.blogspot.com/2020/04/nicaragua-y-la-covid-19-el-secreto.html

Uno dei segreti migliori nascosti dalla cacofonia del panico e dal terrorismo mediatico causato dall’attuale pandemia di COVID-2019 è stato il modo in cui il Nicaragua, un piccolo e povero paese in una delle regioni più inclini al cambiamento climatico del pianeta, ha affrontato l’arrivo del coronavirus. Con 6,5 milioni di abitanti, il 5 aprile il Nicaragua aveva solo 6 casi di COVID-19, (tutti importati), di cui 3 attivi, 2 recuperati e uno, malato di AIDS, era morto. Allo stesso tempo, le autorità hanno tenuto sotto stretta sorveglianza circa 10 persone che, nonostante siano risultate negative, continuano a essere monitorate per precauzione. In confronto, alla stessa data nel Centro America, c’erano 4.598 casi confermati di COVID-19 di cui 4.360 attivi, 167 morti e 71 recuperati. In America Centrale, solo il Belize, con meno di 400.000 abitanti, ha meno casi confermati rispetto al Nicaragua, con 5, tutti attivi. In termine di casi per milione di abitanti, il Nicaragua ha il numero più basso di casi nell’intera regione, con 0,93 casi. È seguito dal Guatemala, con 4,22 casi; El Salvador, con 9.56 casi; Belize, con 12,24 casi; Honduras, con 32,54 casi; Costa Rica, con 89,76 casi; e Panamà con 471, 22 casi per milione. Si noti che i due paesi con i quali il Nicaragua ha confini ampi e porosi (Honduras a nord e Costa Rica a sud) hanno livelli di infezione molto più elevati. Allo stesso modo, in due paesi caratterizzati dal confinamento draconiano e dalle misure di coprifuoco per affrontare la pandemia (El Salvador e Honduras), i tassi di infezione per milione di abitanti sono molto più alti che in Nicaragua. I settori collegati al fallito tentativo di colpo di stato dell’opposizione del 2018 in Nicaragua affermano che le cifre del governo sono false e che non sta davvero facendo nulla per combattere la pandemia. Dicono che ci sono così pochi casi confermati perché test di massa su COVID-19 non sono stati applicati alla popolazione. Questi argomenti sono buoni solo per il consumo all’estero e per alcuni gruppi interni del paese ben lontani dalla realtà, che vivono in un’illusione, poiché per qualsiasi persona normale che vive in Nicaragua la situazione ovviamente non è così. Chiaramente, nessun centro sanitario in Nicaragua è sovrafollato di persone con sintomi respiratori. Secondo le dichiarazioni del direttore generale del Ministero della Salute, i casi di polmonite di aprile, che generalmente aumentano a livello nazionale, mostrano livelli inferiori rispetto allo scorso anno. L’anno scorso, alla popolazione sono stati somministrati circa un milione di vaccini contro l’influenza (B, H1N1 e H3N2), mentre il vaccino pneumococcico è stato somministrato agli anziani e alle persone che soffrono di malattie croniche. D’altra parte, dove sono le proteste contro la presunta mancanza di azione del governo sulla pandemia? In nessun luogo, solo nel cyberspazio, nelle menti malate di persone che stanno a Miami o in alcuni paesi dell’Unione Europea. La risposta del governo sandinista all’emergenza COVID-19 si basa su una serie di pilastri. In primo luogo, lo sviluppo di uno stato sociale basato sullo stato di diritto che ha dato la priorità ai diritti sociali ed economici della popolazione, in particolare salute, istruzione e diritto al cibo. In Nicaragua, contrariamente alla propaganda dei media occidentali, non esiste alcuna relazione antagonista tra lo Stato e la popolazione, che nella stragrande maggioranza (anche nella gran parte della minoranza all’opposizione) è fiducioso che la polizia e le autorità sanitarie stiano agendo per il bene pubblico. Il secondo pilastro è lo sviluppo il più ampio possibile della salute pubblica. Non dovrebbe essere un segreto che la Sanità Pubblica in Nicaragua sia iniziata solo con il rovesciamento della dittatura di Somoza nel 1979 e il trionfo della rivoluzione sandinista. Prima del 19 luglio 1979, i settori popolari più poveri erano costretti per sopravvivere a vendere il proprio sangue a società di plasmaferesi, mentre le malattie endemiche erano diffuse in un paese in cui più della metà della popolazione non era in grado né di leggere, né di scrivere. Con la prima fase della Rivoluzione Sandinista negli anni ’80, vennero fatte massicce campagne di massa di vaccinazione, prevenzione e igiene, nonché formazione del personale sanitario e sviluppo delle infrastrutture sanitarie, il tutto in mezzo e nonostante una sanguinosa guerra terroristica promossa dagli Stati Uniti. Ciò perché questa politica era parte fondamentale del programma storico del Fronte di Liberazione Nazionale Sandinista, formulato molti anni prima del trionfo del 1979. Tutta quella infrastruttura umana formata negli anni ’80, basata sulla valutazione della salute come diritto fondamentale e inalienabile, ha resistito alla controriforma neoliberista del 1990-2007, che ha cercato di privatizzare totalmente la salute. Quindi, quando il Fronte Sandinista è tornato al governo nel gennaio 2007, è stato in grado di implementare il modello di salute comunitaria che oggi affronta l’emergenza di COVID-19. Negli ultimi 13 anni, il Governo sandinista ha costruito 18 ospedali: 15 primari, 1 dipartimentale e 2 nazionali, tutti funzionanti gratuitamente. A medio termine, ci sono progetti per costruire altri 15 ospedali, sei dei quali sono già in costruzione, compresi due importanti a León e a Nueva Segovia. Inoltre, innumerevoli centri sanitari e posti di cura sono stati costruiti da zero o rinnovati in tutto il paese, così come le case materne. Esiste anche un programma settimanale di visita e informazione medica gratuita a quelle popolazioni che per varie ragioni non possono andare a un centro sanitario. A tutto ciò va aggiunta la recente inaugurazione di un moderno laboratorio di biologia molecolare, approvato dall’OMS, in grado di analizzare e testare varie malattie, tra cui COVID-19. Questo laboratorio è il secondo più avanzato della regione. Inoltre, dalla fine del 2018 il Nicaragua ha una fabbrica farmaceutica con la capacità di produrre 12 milioni di vaccini antinfluenzali all’anno e nella quale si pensa di produrre il farmaco cubano Interferone Alfa-2B, che è stato usato con successo per il trattamento di pazienti con COVID-19. Insieme allo sviluppo di questa base materiale, il modello di salute sandinista ( Modello di Salute Famigliare e Comunitario formulato concettualmente già nel 2008) , vi è un’ ampia infrastruttura sociale sotto forma di reti settoriali, municipali, dipartimentali e nazionali che articolano risorse sanitarie pubbliche, comunitarie e private che da molti anni promuovono tutti i tipi di campagne sulla salute, in particolare per prevenire malattie come la dengue, lo zika e il chikungunya, oltre a tutti gli altri compiti di salute di routine. Diversi mesi prima dell’allerta su COVID-19, a luglio dell’anno scorso, il Governo aveva già dichiarato un’ allerta epidemiologica per combattere le suddette malattie. In effetti, per molti anni il Nicaragua, a causa della sua posizione geografica, è obbligato ad avere un sistema di allarme ogni tipo di minacce, che includono situazioni epidemiologiche, climatiche (per esempio uragani) tettonche ( terremoti ed eruzioni vulcaniche) e da molti anni realizza giganteschi esercizi di difesa civile che coinvolgono milioni di persone. E’ falso che il Governo non informi sull’ andamento della pandemia, come si può constatare nella pagina web del Ministero della Salute, oltre alle conferenze stampa giornaliere dei responsabili e dell’abbondante informazione sui media. In Nicaraga esiste una libertà di disinformazione, in quanto non è stato chiuso nessun mezzo della destra golpista, vi è anche libertà di informazione nei media del Potere Cittadino. Dalla fine di febbraio, il governo nicaraguense ha fatto conoscere la politica da seguire di fronte al coronavirus. Il Nicaragua non ha istituito, né stabilirà, alcun tipo di quarantena. Le persone che hanno sintomi di COVID-19 e hanno anche qualche legame con qualcuno con la malattia provata saranno ammessi a un’unità sanitaria per studio e seguimento. Coloro che risultano positivi al test per COVID-19 saranno ammessi in uno dei centri per il trattamento dei pazienti con la malattia. Le persone che vengono da paesi a rischio (come definite dall’OMS) non saranno impedite dal muoversi all’interno del paese, ma saranno avvisate delle misure precauzionali da adottare e verrà chiesto un numero di contatto e un indirizzo a cui rivolgersi per telefono e visite. Il 21 gennaio, il giorno dopo che le autorità cinesi hanno informato di un terzo morto per COVID-2019 e 200 persone contagiati nella provincia di Hubei, oltre a decine e decine di persone contagiate in altri paesi asiatici, il Ministero della Salute del Nicaragua, insieme alla Conferencia Sanitaria Panamericana, ha annunciato l’ allerta epidemiologica. Dieci giorni dopo, la Commissione Interistituzionale incaricata di far fronte all’emergenza aveva elaborato un protocollo dettagliato, basato sulle proprie esperienze e su quelle dell’ OMS, che copre tutti gli aspetti della strategia per affrontare la pandemia, che viene aggiornato il mese di mese in quanto avanza la conoscenza del nuovo coronavirus e del COVID-19. Il protocollo contiene misure dettagliate sulla sorveglianza epidemiologica, le procedure di laboratorio e di campionamento, l’ organizzazione dei servizi sanitari, l’ organizzazione interistituzionale, i piani di comunicazione, etc.,etc.. Durante le prime settimane, tutto il personale sanitario è stato formato e sono state preparate tutte le infrastrutture mediche necessarie per affrontare la pandemia, inclusa l’inaugurazione, il 3 marzo, del laboratorio di biologia molecolare sopra menzionato, che consente di testare il nuovo coronavirus. Già il 12 marzo, i presidenti dell’ America Centrale (tranne Bukele di El Salvador) hanno partecipato a una conferenza virtuale per coordinare le azioni di fronte alla pandemia. Inoltre, il Governo di Nicaragua ha tenuto riunioni con i vicini di frontiera Costa Rica e Honduras per coordinare gli sforzi contro la pandemia. Il Nicaragua non ha avuto atteggiamenti stridenti e conflittuali, ma piuttosto una collaborazione totale nello sforzo comune di affrontare la pandemia. Un paese come il Nicaragua, dipendente dal commercio estero e dal reddito da lavoro, senza le principali fonti naturali di reddito sotto forma di idrocarburi o altre risorse energetiche, non può permettersi di “chiudere” l’economia alla leggera, tanto meno in una situazione in cui, all’epoca, non c’erano stati casi importati di COVID-19. In Nicaragua la maggior parte delle famiglie vive di lavoro autonomo e dipende dal proprio reddito giornaliero. Ciò è simile a quello dell’Honduras e di El Salvador, dove però le misure draconiane di quarantena attuate hanno portato a forti proteste popolari e violazioni della quarantena decretata da quei governi. In El Salvador, l’ interruzione della consegna di pagamenti di sostegno di $ 300 ha portato a proteste e saccheggi e in Honduras, l’ incapacità di consegnare il cibo promesso alla popolazione ha costretto le persone a scendere in piazza. Simile alla strategia svedese di successo per affrontare la pandemia (NDT: sembra che la Svezia abbia abbandonato il modello al quale il Nicaragua fa riferimento), il Nicaragua basa la sua strategia sulla fiducia nella capacità della popolazione di adottare misure preventive evitando il più possibile la restrizione dell’attività economica. Inoltre, il Nicaragua combina questo lavoro di educazione alla salute pubblica con un sistema di rilevamento di possibili casi di COVID-19, che vanno da poste doganali, porti e aeroporti al lavoro con popolazioni frontaliere ( sia a nord con l’ Honduras che a sud con il Costa Rica) e anche con le attività dei centri sanitari e delle poste in tutto il paese, nonché delle strutture della società civile in tutti i quartieri e le regioni. Il Nicaragua è un piccolo paese, è molto difficile nascondere la situazione di gravità di un’infezione COVID-19. Finora le autorità sanitarie sono state in grado di rintracciare eventuali casi sospetti, non in modo da limitare la libertà della persona interessata, ma per seguirla e e aiutarla. Un’ azione pesantemente manipolato dalla stampa occidentale e dai media golpisti in Nicaragua, è stata la marcia ” Amore in Tempi di COVID-19″, che si è tenuta sabato 15 marzo. Questo evento nazionale è stato interpretato in modo tendenzioso come uno spettacolo di disprezzo per la salute pubblica e per le misure di protezione contro il coronavirus, quando in realtà i mezzi del Potere Cittadino venivano informando sul tema COVID-19 da mesi. Il messaggio trasmesso da migliaia di sandinisti e persone che sostengono il Governo sandinista e che che han marciato quel sabato a tutti i nicaraguensi è che non si doveva perdere la testa e “chiudere” il paese, che si deve continuare a lavorare, prendendo le misure precauzionali che da settimane si stanno raccomandando nei media. Non è stato fino al 18 marzo, con la notizia del primo caso di coronavirus di un cittadino che era stato a Panama, che il Nicaragua ha lasciato la fase iniziale di preparazione per entrare nella fase dei casi importati, in cui attualmente ancora si trova. Da allora, sono stati segnalati altri cinque casi, di cui due sono guariti, uno è deceduto e tre sono in trattamento. Il 19 marzo con il Nicaragua entrato nella seconda fase della pandemia, il vicepresidente Rosario Murillo ha informato della formazione di 250.000 brigadisti di salute che visiteranno più di un milione di case in tutto il paese. Ormai, la maggior parte delle famiglie nicaraguensi è stata visitata più di una volta per dare seguito alla situazione del COVID-19 nel paese. Va notato che tutto questo lavoro non si limita in alcun modo all’informazione della popolazione e alla preparazione del sistema sanitario per COVID-19. I programmi regolari del sistema sanitario sono ancora in atto, così come i giorni di operazioni gratuite per le persone che ne hanno bisogno, ecc. Allo stesso tempo, viene condotta anche la campagna di prevenzione COVID-19 insieme alla prevenzione dell’influenza, della dengue , zika, chikungunya e altre malattie che minacciano la popolazione. Al momento, il popolo nicaraguense sta godendo le vacanze di Pasqua in pace e con responsabilità. Molte persone sono rimaste nei loro quartieri con le loro famiglie, che possono essere visitate quando si esce in strada e che in molti casi sono diventate uno spazio di socializzazione tra vicini. Tuttavia, molti altri hanno preferito andare in diversi luoghi turistici del paese, o anche essere impegnati in attività religiose, evitando grandi rassembramenti e osservando le regole di igiene. Per la Settimana di Pasqua, ai dipendenti statali è stata concessa una pausa dal 4 aprile al 15 aprile o 17 aprile (a seconda dell’ attività) e agli studenti fino al 20 aprile, in una specie di quarantena leggera per l’intero settore, che serve anche a prendersi cura di persone in gruppi a rischio di COVID-19, senza gravare sui familiari che lavorano autonomamente. Il futuro sviluppo della pandemia in Nicaragua non è ancora noto. Potrebbe essere, come indicato da alcuni ricercatori statunitensi, che i livelli più alti di vaccinazione della popolazione con BCG ( bacillo di Calmette-Guérin) contro la tubercolosi rispetto a quelli dei paesi euroamericani e dei paesi dell’America centrale e latina, si tradurranno in un impatto inferiore di COVID -19 in Nicaragua. In tal caso, questo sarebbe un merito delle campagne di vaccinazione di massa che Sandinismo ha promosso negli ultimi 40 anni. Un altro elemento da prendere in considerazione, per spiegare la minore incidenza di questa pandemia finora in Nicaragua, è il declino del turismo euro-americano a seguito della sconfitta del tentativo di colpo di stato dell’aprile 2018. In ogni caso, a questo riguardo vi sono una serie di fattori in gioco , in particolare l’attenta attività operativa, priva di isteria, che il governo sandinista ha dimostrato di fronte a questa emergenza. Una cosa è certa, tuttavia: se il governo sandinista avesse agito di fronte al COVID-19 come suoi vicini di Honduras e El Salvador, le perdite economiche sarebbero state enormi anche prima di entrare nel picco della pandemia in Nicargua. Ricordiamo che i livelli di contagio per milione di abitanti in America Centrale sono ancora molto più bassi di quelli in Europa o Nord America. Entro la fine della Settimana Santa, sia l’Honduras che il Salvador avranno subito enormi perdite, incorrendo in debiti non pagabili e danni irreparabili al loro rapporto con la popolazione. Nel frattempo, il Nicaragua sta ancora aspettando lo sviluppo della pandemia, finora senza contagio comunitario, con tutte le risorse del suo sistema sanitario intatte, con preziosa esperienza accumulata nel trattamento dei pochi casi che si sono verificati e con un rapporto rafforzato con la popolazione civile . Il Fronte sandinista, sotto la guida del presidente Comandante Daniel Ortega insieme al vicepresidente Compagna Rosario Murillo, è esperto nell’arte delle manovre politiche di massa, o in altre parole in manovre politiche rapide e operative che coinvolgono masse organizzate, disciplinate e ampie. Esistono molti esempi storici, ad esempio: l’organizzazione in pochi mesi della riconosciuta Crociata Nazionale di Alfabetizzazione, del Servizio Militare Patriottico negli anni 80, del cambio dell’intera valuta nazionale in meno di 24 ore nel 1988 (che privò la Contra di miliardi di córdobas fuggiti in Honduras), della sconfitta del golpe del 2018, quando molte persone fuori dal Nicaragua credevano che il Fronte sandinista fosse stato sconfitto. A cambi di scenario del COVID-19 il Governo sandinista risponderà in modo flessibile, ma deciso, dando la priorità ai settori più vulnerabili in modo da influenzare il meno possibile l’economia popolare, consapevole che, più che una malattia da sconfiggere, COVID- 19 è una sfida alla capacità della società nel suo insieme di funzionare, più un virus della società che un virus dell’individuo.

Manifestazione sandinista

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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