Iván Duque, Presidente della Colombia, e Donald Trump, Presidente degli Usa


Francesco Cecchini


Iván Duque, uomo di dell’ ex presidente Álvaro Uribe, e il suo governo prendono ordini dall’ imperialista Donald Trump, ma il popolo colombiano non è d’accordo. L’ anno scorso, il popolo colombiano è sceso in piazza in massa per respingere le politiche del governo guidato dal presidente Iván Duque. In particolare, il popolo ha manifestato contro due scelte politiche chiedendo al governo di ritirarle In primo luogo, voleva che il governo di Iván Duque portasse a termine il processo di pace definito dagli accordi di pace del 2016 tra il governo e le FARC-EP. Ciò avrebbe messo la parola definitiva fine a una guerra che ha durato sei decenni. In secondo luogo voleva che venissero abbandonate le politiche di austerità di tagli al sistema pensionistico, tagli contro l’ ampia spesa sociale, etc.,etc.. La principale federazione sindacale, Central Unitaria de Trabajadores de Colombia (CUT) ha organizzato questa protesta, diventata rivolta di massa contro Duque e il sistema politico colombiano. Il segretario generale della CUT e portavoce del Congresso popolare, Edgar Mojica ha più volte dichiarato che la società colombiana non voleva più essere tenuta in ostaggio dall’ oligarchia locale e dagli Stati Uniti. Le due richieste, per realizare gli accordi di pace e per porre fine all’austerità, sono correlate. L’altra organizzazione guerrigliera, l’ Esercito nazionale di liberazione (ELN), ha in tentato più volte di negoziare con il governo di Duque, che ha intensificato la campagna militare contro l’ELN. Se la pace si realizasse pienamente questa minerebbe il potere dell’oligarchia e di Washington. Va sottolineato che esiste un settore dell’oligarchia colombiana che beneficia della guerra. Ci sono giorni in cui sembra che il presidente Ivan Duque non possa prendere una decisione senza consultare Trump La direttiva che riceve è quella di una stretta allenza con gli Stati Uniti. Il governo colombiano è un governo sottomesso. Iván Duque ha fatto di tutto per facilitare sia il blocco contro il Venezuela sia il potenziale intervento militare in Venezuela. Quando Canada e Stati Uniti hanno sollecitato i loro soci in America Latina a creare un’alleaza contro il Venezuela, il gruppo di Lima nel 2017, la Colombia ha partecipato con entusiasmo. Nel febbraio 2019, Iván Duque ha dato il benvenuto al gruppo di Lima a Bogotà nel bel mezzo di un tentativo aperto degli Stati Uniti per rovesciare il governo venezuelano di Nicolás Maduro. Nel gennaio dello stesso anno, gli Stati Uniti hanno scelto un oscuro politico venezuelano, Juan Guaidó, come loro fantoccio, e hanno intensificato la guerra contro il Venezuela. A quel tempo, Edgar Mojica e altri leader del movimento sociale hanno criticato il modo in cui il loro paese veniva utilizzato dall’oligarchia colombiana e dagli Stati Uniti contro l’ interesse del popolo colombiano. Edgar Mojica ha affermato: ” Abbiamo denunciato che il presidente Iván Duque si sia prestato a legittimare Guaidó e a legittimare le posizioni che il Gruppo Lima ha avuto nei confronti del Venezuela”. Assieme alla Central Trade Union of Workers in Colombia (CUT) e al suo leader Mojica a fine marzo il Polo Democrático Alternativo (PDA) della Colombia ha chiesto al presidente degli Stati Uniti (USA), Donald Trump, di rispettare la sovranità del Venezuela e ha chiesto che il territorio colombiano non fosse utilizzato per qualsiasi tipo di aggressione contro il paese vicino. “Chiediamo che il nostro territorio non venga utilizzato per nessun tipo di aggressione contro la Repubblica del Venezuela e che la Colombia non sia coinvolta in alcun modo nelle procedure arbitrarie di Trump”, così il Polo Democrático Alternativo ha concluso la dichiarazione.

Manifestazione di popolo a Bogotà

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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