di Franco Astengo

Le grandi cerimonie gonfiano l’audience”

Sotto questo titolo Vincenzo Vita sul “Manifesto” affronta il tema dell’utilizzo da parte del grande pubblico del mezzo televisivo in questi giorni di isolamento e conclude:

Da qui è venuta la domestication,l’egemonia sui modelli informativi del consumo.

News non stop, dirette via Facebook, superamento della liturgia del palinsesto.

Le conferenze stampa del presidente del consiglio Conte sono un caso di scuola, l’anticipazione di uno stile che andrà oltre il coronavirus.

Parliamo di forma,non di sostanza.

Il premier ha tutto il diritto di criticare le opposizioni, che non gli hanno risparmiato attacchi ai limiti della trivialità.

E male fece, per rimanere in tema, il direttore de «La7» a manifestare tentazioni censorie , quando almeno il diritto alla conoscenza in una società martoriata deve essere garantito.

Senza se e senza ma.”

Emerge da questa analisi un punto di grande interesse e di altrettanto grande preoccupazione, almeno per chi in questa fase intravede rischi per l’esercizio corretto della democrazia così come questo è previsto dalla nostra Costituzione.

Non basta il pur invocato e sacrosanto “diritto alla conoscenza”.

Ripetiamo il passaggio – chiave : “Le conferenze stampa del presidente del Consiglio Conte sono un caso di scuola, l’anticipazione di uno stile che andrà oltre il coronavirus”

Se pensiamo che lo strumento principale di comunicazione del presidente del Consiglio è stato rappresentato da Facebook non possiamo che interrogarci non tanto sulla questione della forma (è vero come scrive Vita, in questo caso, si tratta di forma) ma sul rapporto tra sostanza della democrazia e forma della comunicazione politica.

Emerge per intero la questione del rapporto che deve essere mantenuto, non solo nell’emergenza ma soprattutto nell’emergenza, tra i diversi livelli di governo, di rappresentanza istituzionale e di rappresentanza politica.

E’ necessario insistere con grande forza per il ripristino e il rispetto della legalità repubblicana nei modi previsti dalla Costituzione cioè della forma di governo parlamentare fin troppo mantenuta “border line” ormai da molti anni.

Sotto questo aspetto, in queste ultime settimane sono stati compiuti tanti strappi e si è anche resa evidente il logorarsi della tela dei rapporti tra centro e periferia: rapporti resi estremamente fragili da modifiche legislative e anche costituzionali assunte a suo tempo in maniera sconsiderata in funzione della ricerca di benevolenza di una parte politica già giudicata imprudentemente “una costola della sinistra”. Modifiche legislative e costituzionali che hanno generato una conseguente “materialità della prassi” che ha finito con lo spostare l’asse di riferimento di un Ente come la Regione che rimane di fondamentale importanza nell’assetto delineato dalla Costituzione.

In realtà ci si trova di fronte ad un nodo: quello dell’assenza di distinzione tra la comunicazione istituzionale e l’esternazione della propaganda politica.

Mi scuso nel ripetere di seguito un concetto già ribadito più volte: ci troviamo all’interno di un sistema politico reso fragile da almeno tre punti che rimangono irrisolti:

1) Il tema della “cessione di sovranità dello Stato – Nazione” sia verso i livelli sovranazionali, sia all’interno verso la periferia;

2) L’indebolimento del sistema avvenuto attraverso la perdita di capacità di rappresentanza delle forze politiche . Ciò è avvenuto a causa del loro mutamento di natura determinatasi con il prevalere della concezione della governabilità quale finalità esclusiva dell’agire politico. Concezione della governabilità resa esasperata dalla crescita di peso della personalizzazione e da una gestione del rapporto pubblico / privato svolta pressoché esaustivamente in funzione corporativa e di soddisfacimento degli appetiti delle lobbie;

3) La mancata regolazione da parte delle istituzioni della comunicazione politica. E’ indispensabile una chiara definizione del servizio pubblico, inteso quale esclusivo riferimento da parte degli organi istituzionali tenuti ad esternare, soltanto in funzione del servizio d’informazione che deve essere reso ai cittadini.

L’attualità, inoltre, ci rende evidente l’insufficienza dell’utilizzo del web per lo svolgimento dell’attività politica, al centro come in periferia, sia per la costruzione dell’aggregazione, sia in funzione dell’esercizio degli strumenti democratici da utilizzare a proposito delle scelte da compiere.

Sicuramente non ci si può limitare agli scambi sui social e ai “click” delle votazioni online.

Tra le tante misure (anche stupide, pensiamo ai bagni marini) che si stanno ipotizzando in direzione di una altrettanto ipotetica ripresa pare non si stia sviluppando alcuna riflessione sulle modalità possibili per ripristinare l’esercizio dell’attività politica e di confronto culturale in tutte le sedi possibili, garantendo il corretto scambio delle opinioni nelle sedi opportune e non soltanto via social.

Il Presidente del Consiglio non è stato mai eletto da nessuno in alcun organo istituzionale ed è rimasto al suo posto con l’appoggio del PD dopo aver ricoperto analogo ruolo con l’appoggio dell’estrema destra leghista e mantenendosi in equilibrio grazie all’ antipolitica del M5S.

Lo stesso Presidente del Consiglio che continua in questo momento drammatico a decretare via Facebook sulle condizioni materiali degli italiani, limitandosi ad un rapporto con il Parlamento a livello di “informativa”.

Sono state rinviate “sine die” le elezioni regionali e comunali oltre al referendum costituzionale ma nessuno pare preoccuparsi di quali provvedimenti assumere perché i comizi elettorali si possano svolgere, garantendo anche la possibilità di sviluppo delle relative campagne elettorali nel rispetto delle norme di garanzia sanitaria.

Ci troviamo in una fase di pericoloso “stand – by” che non può essere prolungato all’infinito pena lo stravolgimento delle regole della politica e della comunicazione sociale.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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