2020, un leader sociale assassinato ogni giorno

Francesco Cecchini

“La Colombia è uno dei paesi più letali al mondo per difensori dei diritti umani e leader sociali e ora, nel contesto di COVID-19, stanno affrontando rischi ancora maggiori”.                                                                     

Erika Guevara Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe.

In Colombia ora anche il  Covid-19 sta uccidendo. Il bilancio ufficiale al 20 aprile 2020 è di  3.977 contagiati,189 morti, 804 guariti.

Carcere colombiana

Nelle carceri colombiane il coronavirus può provocare una strage di esseri umani. Ciò è stato denunciato  lunedì 20 aprile da un gruppo di insegnanti e ricercatori nei settori del diritto penale, della criminologia e della politica penale che hanno avvertito della gravità dell’emergenza carceraria e dei diritti umani che sono minacciati nelle carceri colombiane. Va ricordato che il 21 marzo, prigionieri di varie prigioni della Colombia del Paese hanno organizzato proteste e rivolte. Chiedevano  condizioni più favorevoli per evitare contagi. Nella prigione di modello di Bogotá, 23 detenuti sono stati uccisi durante le rivolte.

Il 20 aprile il partito Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común (FARC) ha denunciato che nel 2020 ventidue ex guerriglieri, che si stavano incorporando alla vita civile, sono stati assassinati. Circa il 73% del totale degli omicidi di ex combattenti è avvenuto in zone rurali caratterizzate da una presenza limitata dello Stato, povertà, economie illecite e presenza di organizzazioni criminali.

All’inizio di aprile nel 2020 erano stati assassinati 71 leader sociali.

Solo qualche settimana fa, le Nazioni Unite hanno espresso la loro richiesta di porre fine alle uccisioni di leader sociali, difensori dei diritti umani ed ex combattenti. Lo ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, nella sua relazione trimestrale più recente al Consiglio di sicurezza sulla missione di verifica delle Nazioni Unite in questo paese, che copre dal 27 dicembre 2019 al 26 marzo scorso. Guterres ha indicato come priorità principale per il 2020 l’adozione di tutte le misure necessarie per porre fine alla tragedia degli omicidi di leader sociali, difensori dei diritti umani ed ex combattenti nel processo di reincorporazione nella vita civile.

Le richieste di António Guterres segretario generale delle Nazioni Unite non sono state ascoltate.

L’assassinio di leader politici e sociali non è una novità in Colombia, per decenni lo Stato ha sistematicamente represso, intimidito e sterminato leader sociali, difensori dei diritti umani, giornalisti, politici e chiunque sia un avversario o che semplicemente non condivido le politiche del regime.

Il governo, il 17 marzo con il decreto 417 ha dichiarato un’emergenza sociale ed economica, e il 25 marzo ha decretato la quarantena obbligatoria e l’isolamento preventivo per impedire la diffusione di COVID-19; tuttavia, in nessuno dei 72 decreti emessi durante l’emergenza, il governo impone misure speciali per salvaguardare leader sociali ed ex combattenti.

Domenica 19 aprile vista l’ondata di omicidi di leader comunitari ed ex guerrliglieri è intervenuta anche la Commissione dei Giuristi colombiani per richiedere maggior protezione dichiarando: “Respingiamo e condanniamo questi fatti. Chiediamo protezione dei leader sociali, degli ex guerriglieri e della comunità “,

Ma Iván Duque e la leadership militare hanno mostrato più interesse nel sostenere i piani degli Stati Uniti per far avanzare un intervento militare contro il Venezuela, violando la Costituzione Nazionale, che a proteggere la vita di cittadini colombiani.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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