di Sarah Lazare

La Heritage Foundation, Americans for Prosperity (AFP) e l’American Legislative Exchange Council (ALEC) sono dietro le misure più contrarie ai lavoratori dei nostri tempi, dalla sentenza Janus della Corte Suprema contraria ai sindacati alle prescrizioni dell’amministrazione Trump di un lavoro per il diritto ai buoni alimentari. 

Non è un mistero quello che accadrà se ci affretteremo a riaprire l’economia e a inviare di nuovo la gente al lavoro prima che gli epidemiologi dicano che è sicuro farlo. Un modello prodotto in consultazione con i Centri Controllo e Prevenzione delle Malattie (CDC) a marzo prevedeva uno scenario peggiore di 1,7 milioni di statunitensi uccisi. Un’altra stima dell’Imperial College di Londra situava tale numero a 2,2 milioni. Sappiamo che il COVID-19, che ha già preso più di 40.000 vite negli Stati Uniti, sta sproporzionatamente uccidendo afroamericani. I poveri stanno già facendo le spese di questa crisi e moriranno in numeri ancora maggiori se saranno rimandati prematuramente a servire ai tavoli e ad affollarsi in magazzini e fabbriche.

In mezzo a questo clima un piccolo esercito di studi di esperti di destra e di organizzazioni conservatrici sta cinicamente il calvario degli oppressi per sostenere la tesi di un rapido riavvio dell’economia e dell’invio dei lavoratori a condizioni mortali. Alcune delle organizzazioni che battono più forte su questo tamburo – la Heritage Foundation, Americans for Prosperity (AFP) e l’American Legislative Exchange Council (ALEC) – sono dietro le misure più contrarie ai lavoratori dei nostri tempi, dalla sentenza Janus della Corte Suprema contraria ai sindacati alle prescrizioni dell’amministrazione Trump di un lavoro per il diritto ai buoni alimentari. Mentre Trump, il Partito Repubblicano, direttori generali e oggi “dimostranti” appoggiati da miliardari chiedono che l’economia riparta, questi studi di esperti stanno lavorando ferventemente dietro le quinte a elaborare argomenti chiave, a parlare con legislatori e a costruire coalizioni mirate a promuovere i profitti di Wall Street a spese della gente comune.

“Quelli che gestiscono queste organizzazioni resteranno comodamente al sicuro in ville recintate con scarso pericolo di finire contagiati, mentre fanno tornare al lavoro, fianco a fianco, milioni di statunitensi”, ha dichiarato a In These Times Carl Rosen, presidente generale del sindacato UE (Lavoratori Statunitensi Uniti di Elettricità, Radio e Macchine).

Il 16 aprile Kay Coles James, la presidentessa dello studio di esperti conservatore Heritage Foundation, ha elogiato il presidente Trump per aver dettato linee guida agli stati perché riavviino le loro economie in tre fasi.  “L’amministrazione sta giustamente operando per ripristinare i mezzi di sussistenza nel mezzo di una catastrofica perdita di lavoro prendendosi anche cura di equilibrare la salute e la sicurezza degli statunitensi”, ha detto la James. “La Commissione Nazionale per la Ripresa dal Coronavirus della Heritage Foundation sta anche lavorando alacremente per trasmettere raccomandazioni aggiuntive ai governi a ogni livello, al settore privato, alle chiese, alle organizzazioni di beneficenze e ad altre parti della società civili su un percorso per riaprire gli Stati Uniti”.

La James è stata elencata come una leader d’opinione nei dubbi “Gruppi Industriali della Grande Rinascita Economica degli Stati Uniti” di Trump, probabilmente almeno un’acrobata delle pubbliche relazioni, ma ciò nonostante una misura d’influenza e potere. Per la Heritage Foundation è un segno che la campagna dell’organizzazione per riavviare l’economia potrebbe star pagando.  Il gruppo ha annunciato una “Commissione Nazionale sulla Ripresa dal Coronavirus” il 6 aprile e subito dopo ha diffuso un piano in cinque fasi per riaprire gli Stati Uniti. Secondo il Washington Post la Heritage Foundation sta collaborando con altri gruppi conservatori tra cui FreedomWorks e ALEC come parte di una coalizione informale di “Salviamo il nostro paese” mirata a riavviare l’economia. Con finanziamenti dalla Fondazione Koch, dalla ExxonMobile e da una quantità di ricchi donatori la Heritage Foundation è al centro di sforzi politici per riavviare prematuramente l’economia.

Notevolmente, l’organizzazione nel diffondere questo appello sta citando il benessere dei poveri che vuole mandare in condizioni pericolose. Il 13 aprile la James ha dichiarato: “Mantenere il popolo statunitense al lavoro e prospero è ciò che produrrà migliori condizioni di salute per i nostri cittadini. Un’economia in crescita ha il denaro necessario per la ricerca e lo sviluppo di innovazioni e cure mediche; ha più risorse per istruire e addestrare meglio personale medico; e crea una maggior quantità di letti, attrezzature, farmaci e personale per trattare i malati. E’ anche un’economia in cui l’abbondanza ci consente di avere le risorse per aiutare i cittadini più poveri a ricevere l’assistenza medica di cui hanno bisogno”. In altri termini sta sostenendo che riaprire l’economia farà ammalare le persone, ma le forze del mercato in qualche modo compenseranno questa catastrofe mettendo a disposizione quanto serve per curarle, un’affermazione priva di prove e contraria al parere degli esperti di epidemiologia.

Questa insistenza nel mandare i lavoratori in condizioni pericolose “per il loro stesso bene” deriva direttamente dalla storia dell’organizzazione. La Heritage Foundation è stata molto influente nell’amministrazione Reagan e nel movimento di destra del Tea Party e una principale influenza nella squadra di transizione di Trump. E’ ferocemente antisindacale, fiera oppositrice di un salario minimo a 15 dollari, fervente sostenitrice della sentenza Janus del 2018 che ha demolito i sindacati del settore pubblico e promotrice delle leggi sul cosiddetto diritto al lavoro, che affermano che i lavoratori non devono pagare quote ai sindacati che li rappresentano. La Heritage della distruzione di programmi pubblici per i poveri un fulcro centrale in tutta la sua esistenza e si oppone ad ampliare l’accesso all’assistenza sanitaria.

L’organizzazione ha visto realizzarsi uno dei punti più crudeli della sua agenda nel dicembre del 2019, quando l’amministrazione Trump ha posto ulteriori restrizioni a chi possa ricevere assistenza dal Programma Supplementare di Assistenza alla Nutrizione (SNAP) noto come buoni alimentari, dichiarando che gli adulti sani senza figli in luoghi che hanno un tasso di disoccupazione inferiore al 10 per cento devono lavorare venti ore la settimana per avervi titolo. Questa norma è stata approvata da Trump nonostante avvertimenti che 700.000 persone avrebbero perso i loro buoni alimentari. Maggie Dickinson, una ricercatrice che ha studiato lo SNAP a New York City dal 2011 al 2013 ha scritto che “le prescrizioni circa il lavoro sono state dimostrate non aiutare i disoccupati a trovare lavoro e rendere più difficile per loro alimentarsi. Ma escludere dallo SNAP i disoccupati spesso danneggia più che solo quelli che ricevono direttamente assistenza”. Il Philadelphia Inquirer ha scritto che la modifica della norma “pare basare il suo fondamento intellettuale in politiche sviluppare dalla conservatrice Heritage Foundation, dicono esperti”. La Heritage Foundation, per parte sua, ha reclamato il merito in un articolo intitolato “La ricerca della Heritage influenza la norma sul diritto ai buoni alimentari”.

Secondo Rosen dello UE “la sola cosa che queste società vogliono realizzare sono profitti societari come al solito. Quello è il loro obiettivo reale, non garantire che le persone abbiano un reddito, non assicurare che ci si prenda cura delle necessità mediche ed economiche. Se quelli fossero i loro obiettivi avrebbero appoggiato oggi politiche molto più robuste per assicurare che tutti abbiano un reddito pieno e una piena assistenza sanitaria attraverso [il programma] Medicare for All. Questi sono passi che sono stati intrapresi in molti paesi europei”.

“Le persone devono essere pagate oggi per restare a casa; quello è il solo modo in cui possiamo riprenderci come paese”, ha aggiunto Rosen. “Tentativi di costringere le persone a tornare al lavoro quando per loro non è sicuro farlo è una politica orrenda, omicida”.

Per quanto riguarda la spinga a riaprire l’economia statunitense la Heritage Foundation non è sola. Come segnala la Associated Press l’AFT appoggiato dai Koch è stato “un precoce oppositore dell’isolamento” sostenendo la tesi che all’impresa dovrebbe essere consentito di “adattarsi e innovare”. Il giornalista di Intercept Lee Fang ha segnalato il 26 marzo che l’AFP, che si definisce un gruppo di promozione politica, “vuole che i dipendenti tornino al lavoro nonostante disperate preghiere di dirigenti della sanità pubblica che la gente resti a casa il più a lungo possibile per aiutare a contenere la diffusione del coronavirus”. Anche sezioni statali dell’AFP si sono unite allo sforzo.

Come la Heritage Foundation, anche l’AFT, nel premere per una riapertura dell’economia, cita le difficoltà dei poveri. “Possiamo conseguire la salute pubblica senza privare le persone maggiormente bisognose dei prodotti e servizi offerti dalle imprese in tutto il paese”, ha affermato l’organizzazione il 20 marzo. “Se le imprese sono chiuse, da dove le persone maggiormente bisognose riceveranno le cose di cui hanno necessità per prendersi cura di sé stesse e degli altri? Anziché isolamenti a tappeto il governo dovrebbe consentire alle imprese di continuare a adattarsi e a innovare per produrre i beni e i servizi di cui gli statunitensi hanno bisogno, continuando nel frattempo a fare tutto ciò che possono per proteggere la salute del pubblico”.

Tuttavia l’AFP, descritta dalla giornalista di In This Times Mary Bottari come “il braccio lobbistico ‘della base’”, ha avuto un ruolo enorme nel demolire programmi pubblici mirati a proteggere la gente comune, compreso il CDC e programmi di assistenza sociale, particolarmente Medicaid. In anni recenti l’organizzazione ha attuato un blitz, con un certo successo, per far approvare leggi sul ‘diritto al lavoro’.

Prima che iniziasse la crisi del COVID-19, l’AFP si stava mobilitando con la Legge PRO, approvata dalla Camera a febbraio. Tale legge rafforzerebbe il diritto di sciopero, supererebbe le leggi sul ‘diritto al lavoro’ e punirebbe i padroni che attuino rappresaglie contro i lavoratori che tentino di creare un sindacato. Anche se la legge non è perfetta “farebbe un grande passo avanti nell’invertire decenni di sforzi sostenuti dal Partito Repubblicano di ridurre in polvere i sindacati”, ha scritto Jeremy Gantz in febbraio per In These Times. L’AFP sta attualmente facendo circolare una lettera che dichiara: “Questa legge riporterebbe indietro l’orologio dei diritti dei lavoratori indebolendo molti successi a favore dei lavoratori in anni recenti, proprio un anno dopo la sentenza della Corte Suprema nel caso Janus contro AFSCME che ha affermato che l’adesione al sindacato è una scelta per tutti i dipendenti governativi dell’intero paese”. L’AFP non solo sta premendo per rimandare i lavoratori in condizioni pericolose; vuole  anche erodere il loro diritto di contrattaccare collettivamente.

Ma forse la più infame di tutte è l’ALEC, l’officina “non a fini di lucro” di modelli di legislazione sostenuta dai Koch che ha dedicato il suo quasi secolo di esistenza a erodere i diritti dei lavoratori. L’ALEC è stata attiva in tentativi di riaprire l’economia. La sua direttrice generale, Lisa B. Nelson, ha dichiarato a Newt Gingrich il 27 marzo: “Riteniamo che debbano essere compiuti preparativi per un appello a far tornare al lavoro gli statunitensi e così l’economia può iniziare il suo rimbalzo”. ALEC ha condotto il 21 marzo una teleconferenza la partecipazione del Membro del Consiglio degli Studiosi dell’ALEC, Art Laffer, un economista di destra e figura chiave dietro i tagli fiscali ai ricchi dell’era Reagan. “Dobbiamo riprendere la produzione. Punto.” Ha dichiarato Laffer, cui l’anno scorso è stata assegnata da Trump la medaglia presidenziale della libertà.

Mentre l’ALEC ha sollecitato politiche che metterebbero a rischio i più vulnerabili della società, l’organizzazione ha cercato di farsi passare per vittima. In un appello del 1° aprile a parlamentari, il capo economista dell’ALEC, Jonathan Williams, ha detto: “Penso che tutti sappiamo come tempi di crisi come questo possano essere tempi molto pericolosi per quelli di noi che credono nei principi dell’ALEC del libero mercato e del governo limitato e del federalismo”. Contemporaneamente l’organizzazione sta premendo per una serie di altri obiettivi, tra cui la liberalizzazione delle telecomunicazioni e il sostegno al “federalismo” e ai “diritti dello stato”.

In un’intervista, nel rivendicare le sue posizioni politiche, Laffer ha citato il calvario dei poveri. La Reuters parafrasa: “’Penso sia realmente importante equilibrare le conseguenze economiche con le conseguenze sanitarie’, ha detto Laffer, aggiungendo che l’accresciuta povertà causata dall’esteso isolamento potrebbe determinare minori aspettative di vita, maggiori suicidi e un’impennata di violenze contro minori”. (Notevolmente, robusti programmi sociali, cui Laffer si oppone, sono dimostrati ridurre i suicidi in tempi di declino economico). E in un’intervista su podcast la Nelson ha citato il “lavoro” come un bene pubblico: “Apriamo gli Stati Uniti e facciamoli lavorare di nuovo”, ha dichiarato.

L’attuale campagna dell’ALEC deriva da una lunga storia. Come ha segnalato Mary Battari in un articolo del febbraio 2018 per In These Times “l’ALEC è stata fondata nel 1973 come sede per politici e lobbisti delle imprese per incontrarsi a porte chiuse a redigere modelli di leggi, noti come ‘proposte legislative modello’, che promuovono interessi delle imprese”. Oggi vanta un’enorme rete di 2.000 parlamentari e di 300 o più membri industriali, secondo il Center for Media and Democracy che afferma: “L’ALEC non è un lobby; non è un gruppo di facciata. E’ molto più potente di così.” Assistita da finanziamenti da imprese, da gruppi commerciali industriali e dalla Fondazione Koch, le sue proposte di legge hanno mirato a indebolire i sindacati, criminalizzare le proteste e privatizzare beni pubblici. Negli ultimi quindici anni ha collaborato strettamente con gruppi di promozione conservatori, tra cui l’AFP, per indebolire i sindacati.

Secondo Rosen, gruppi come l’ALEC sono un grosso motivo per il quale siamo così mal preparati ad affrontare la crisi del COVID-19. “Negli ultimi cinquant’anni”, afferma, “abbiamo consentito a forte delle imprese di distruggere sistematicamente la rete di sicurezza sociale. Non sono stati condotti preparativi per una pandemia come questa, anche se era chiaro che qualcosa del genere sarebbe successo. I gruppi che chiedono di riaprire sono quelli che hanno distrutto la rete di sicurezza sociale, in tal modo creando le pressioni che fanno desiderare alla gente di ripartire”.

Questi tre studi di esperti sono pilastri di uno sforzo molto più vasto di “riaprire l’economia”, che è un altro modo per dire “trattare i lavoratori come aggeggi sacrificabili al servizio dei profitti industriali”. Il ruolo sovradimensionato dei ricchi nello spingere tale sforzo mette in discussione qualsiasi affermazione che proteste locali per la riapertura costituiscano un movimento organico della classe lavoratrice. Come scrive il Guardian: “Il Freedom Fund del Michigan, che ha affermato di essere un co-animatore della recente manifestazione del Michigan contro le ordinanze di restare a casa, ha ricevuto più 500.000 dollari dalla famiglia DeVos, regolare donatrice di gruppi di destra”. La famiglia DeVos è una delle più ricche del Michigan.

Partecipi della cacofonia sono singoli amministratori delegati che occasionalmente formulano gli argomenti chiave delle organizzazioni conservatrici in termini più brutali e più onesti. Il miliardario Tom Golisano, fondatore e presidente della Paychex Inc., ha dichiarato a fine marzo a Bloomberg: “I danni di mantenere l’economia chiusa com’è potrebbero essere peggiori della perdita di qualche persona in più. Ho una grossissima preoccupazione che se le imprese continueranno sulla strada attuale allora molte di esse dovranno chiudere”. Ha aggiunto: “Si devono soppesare i pro e i contro”.

Naturalmente per lui il “pro” è che non sarà uno di quelli che servono ai tavoli, riempiono magazzini o lottano per ottenere assistenza sanitaria una volta che l’economia riapra. Quando parla dei costi, parla di altre persone. Lo stesso si può dire dei leader degli studi di esperti e delle organizzazioni conservatrici che stanno guidando la spinta a mettere in pericolo i lavoratori: a loro non costerà nulla. Il prezzo per la gente comune sarà incommensurabile.

Lu Zhao e Indigo Olivier hanno contribuito con ricerche a questo articolo.

Sarah Lazar è redattrice di rete presso In These Times. Proviene da un passato di giornalismo indipendente per pubblicazioni quali The Intercept, The Nation e TomDispatch. Twitta a @sarahlazare.

da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/koch-funded-think-tanks-are-lobbying-to-send-workers-to-their-deaths/

Originale: In These Times

Traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2020 ZNET Italy

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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