fortebraccionews

Ha iniziato la Danimarca, poi è stata la volta della Francia. Ma anche in Italia comincia a fare breccia l’idea di togliere gli aiuti di Stato alle imprese che pagano le tasse nei paradisi fiscali. E sono tante, anche nel nostro Paese. A rilanciare la proposta è stato oggi l’ex segretario della Cgil, Sergio Cofferati, in un’intervista all’edizione genovese di Repubblica: “Dobbiamo guardare alla Francia”, dice Cofferati. “Il presidente Macron ha deciso che gli aiuti di Stato non vanno più alle aziende che hanno sede nei paradisi fiscali, che producono qui e pagano poche tasse in quei paradisi. Bisogna arrivare a una riorganizzazione della progressività accompagnata dal rigore. Sarebbe un bel segnale”. “E l’Italia è pronta?”, chiede Repubblica: “Ma non deve essere una battaglia italiana, bensì europea. Serve una solidarietà europea, di cui peraltro non si vede traccia”, risponde Cofferati che ricorda pure che nel 2020 ricorrono i 50 anni dello Statuto dei lavoratori: “Dobbiamo tenerlo bene a mente alla luce di quello che stiamo vivendo oggi e che potremmo vivere in futuro. In quel testo si rivendicano i diritti individuali e collettivi, che sono quelli che danno la dignità alla persona. Teniamolo bene a mente in questo Primo Maggio”.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy