Afghan Taliban fighters and villagers attend a gathering as they celebrate the peace deal signed between US and Taliban in Laghman Province, Alingar district on March 2, 2020. The agreement was signed in Doha, Qatar, by US Special Representative for Afghanistan Reconciliation Zalmay Khalilzad -- the chief US negotiator in the talks with the Taliban -- and Mullah Abdul Ghani Baradar -- the Taliban's chief negotiator. Secretary of State Mike Pompeo witnessed the signing. (Photo by Wali Sabawoon/NurPhoto via Getty Images) (Photo by Wali Sabawoon/NurPhoto via Getty Images)

Talebani


Francesco Cecchini


Articolo di Naveed Qazi pubblicato il primo maggio 2020 da Countercurrent e tradotto da Francesco Cecchini per Ancora Fischia il Vento.

Il link con l’originale è il seguente:
https://countercurrents.org/2020/05/taliban-peace-talks
Il link con un precedente articolo pubblicato su Ancora Fischia il Vento riguardante l’ accordo tra USA e Talebani è il seguente:
https://www.ancorafischiailvento.org/2020/03/02/afghanistan-talibani-vincenti-con-laccordo-con-gli-usa

NOTA DI NAVEED QUAZI.
Nel febbraio 2020 gli Stati Uniti hanno firmato in Qatar un accordo di pace con i Talebani e hanno deciso di ritirare, dopo quattordici mesi, le proprie forze militari dall’Afghanistan, a condizione che i Talebani confermassero le condizioni dell’accordo, anche prendendo le distanze da Al Qaeda. Gli Stati Uniti hanno dichiarato di essere anche impegnati a chiudere entro centotrentacinque giorni le loro cinque basi militarie e hanno anche dichiarato la fine, entro agosto 2020, delle sanzioni economiche ai Talebani. Il governo afghano, che non era sato coinvolto nell’ accordo, ha respinto quanto stabilito dagli Stati Uniti e dai Talebaniper la liberazione di prigionieri nel mese successivo, perché il presidente Ashraf Ghani riteneva che tale liberaziene avrebbe richiesto un ulteriore accordo e che non avrebbe dovuto essere realizzato come condizione preliminare per i futuri negoziati di pace. Tuttavia, il 10 marzo 2020, Ashraf Ghani firmò un accordo per liberare millecinquecento soldati talebani, a condizione che non tornassero a combattere. Lo stesso giorno il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite annunciò di appoggiare l’accordo di pace tra Stati Uniti e Talibani. Tuttavia, sempre lo stesso giorno, si diffuse la notizia che gli Stati Uniti non stavano ritirando le proprie forze dall’Afghanistan. L’ 11 marzo 2020 i Talebani presero le distanze dai colloqui sullo scambio di prigionieri. L’accordo di pace tra Stati Uniti e Talebani divenne in pericolo quando il 14 marzo Ghani ritardò il rilascio dei prigionieri Talebani. I Talebani, il 7 aprile 2020, si ritirarono ufficialmente dai colloqui, che avevano avuto luogo a Kabul dal 30 marzo 2020, per la liberazione di prigionieri, Alla fine, l’ 8 aprile 2020 vi fu il rilascio di un centinaio di Talebani.Tuttavia tutte queste vicende stanno a dimostrare la fragilità dell’ accordo. La maggior parte dei commentatori sta sostenendo che l’ accordo non da risultati, per non dire altro. Da quando è stato firmato alla fine di febbraio, la violenza in Afghanistan è in aumento e la lotta per il potere sulla presidenza afghana si è intensificata. Secondo un articolo di John R. Allen s Brookings: L’ accordo ufficiale tra Stati Uniti e Talebani prevede dettagliatamente una serie di colloqui che in futuro avrebbero dovuto continuare tra gli Stati Uniti, i Talebani e il governo dell’ Afghanistan. Purtroppo, la violenza in atto, specialmente contro innocenti comunità civili, toglie ampiamente valore a queste discussioni. ” Il governo afghano, in una dichiarazione di Javid Faisal, portavoce dell’ Ufficio afgano per la sicurezza nazionale, ha affermato che il comportamento dei Talebani “indica una mancanza di serietà per la pace”. In contraddizione i Talebani hanno avvertito che le continue violazioni “avrebbero creato un’atmosfera di sfiducia che non solo danneggerebbe gli accordi, ma costringerebbe i mujaheddin a una risposta simile e aumenterebbe il livello dei combattimenti”. I Talebani hanno recentemente affermato che il loro accordo di pace con gli Stati Uniti è al punto di rottura, poiché hanno accusato Washington di aver ucciso civili con attacchi di droni. Nonostante l’escalation della violenza, hanno, inoltre, affermato di aver limitato gli attacchi contro le forze di sicurezza afghane agli avamposti rurali, di non aver attaccato forze internazionali e di non aver attaccato forze afgane nelle città o in installazioni militari. Hanno affermato che il limite di questi attacchi è stato specificamente stabilito nell’accordo con gli Stati Uniti, firmato nel febbraio 2020. Ma hanno avvertito di ulteriori azioni armate, in caso di violazione dei principi dell’ accordo. Inoltre, i colloqui tra il governo afghano e i Talebani è complicata dai contestati risultati elettorali che hanno recentemente diviso il potere politico a Kabul. Frustrato dalla mancanza di progressi, il Dipartimento di Stato degli USA ha promesso di tagliare un miliardo di dollari in aiuti, poiché ritengono che la situazione abbia danneggiato le relazioni tra Stati Uniti e Afghanistan. Ciò si rivelerebbe dannoso per un paese le cui istituzioni dipendono esclusivamente da questi finanziamenti. Dal 2001 gli Stati Uniti hanno speso più di centotrentatre miliardi di dollari in programmi di aiuto, di ricostruzione e alle forze di sicurezza afghane. In tempi recenti, i negoziati erano stati sostenuti dall’ex presidente afgano Hamid Karzai, nonché dai governi britannico e pakistano, ma solo gli americani hanno continuato. Karzai inizialmente, nel settembre 2007, propose colloqui di pace con i Talebani, ma furono da loro respinti per la presenza di truppe straniere. Dopo essere stato rieletto alle elezioni presidenziali del 2009, Karzai ha tenuto un discorso televisivo e ha invitato i Talebani a lasciare la jihad e ad abbracciare la loro patria. Ha anche pianificato un loya jirga, una grande assemblea del popolo afghano. Ma questi programmi non sono stati presi in considerazioe dall’amministrazione Obama, che voleva aumentare le truppe nel paese. Nonostante ciò, nel 2010 Karzai si è nuovamente impegnato a negoziare con i Talebani, affinché deponessero le armi. All’ Institute of Peace degli Stati Uniti, affermò che il processo di pace si sarebbe svolto con i Talebani e altri militanti, che non facevano parte della rete di Al Qaeda. A quel tempo, il co-fondatore dei Talibani e secondo in comando, Abdul Ghani Baradar, era favorevole ai colloqui con gli Stati Uniti e con il governo afghano. Tenne colloqui con Karzai, ma fu catturato in un raid congiunto di Stati Uniti e Pakistan nella città di Karachi. Il suo arresto aveva reso Karzai furioso perché pensava che l’ ISI, Inter-Services Intelligence, del Pakistan si opponesse ai colloqui di pace in Afghanistan. A causa dell’arresto di Baradar, i Talebani non hanno partecipato nel giugno 2010 alla loya jirga per pace. Successivamente, nel 2011, Karzai aveva confermato che si stavano svolgendo colloqui segreti tra Stati Uniti e Talebani, ma presto fallirono senza alcun risultato. Nel 2012, l ‘ex presidente afghano dopo che i Talebani avevano aperto un ufficio politico in Qatar li accusò di aver formato un governo ombra in esilio. Sempre nel 2016 il Pakistan ospitò una serie di colloqui a quattro con funzionari afgani, cinesi e americani, ma i Talebani non parteciparono. Tuttavia nel 2016 i Talebani tennero colloqui informali con il governo afghano. Trump in carica lanciò accuse diffamanti alla politica pakistana per la loro gestione del processo di pace in Afghanistan. Accusò il Pakistan di ospitare i Talebani, perché, secondo lui, c’ era una certa inazione da parte degli agenti statali pakistani. Nel 2018, in seguito a un aumento della violenza, il presidente afghano Ashraf Ghani propose colloqui di pace incondizionati con i Talebani, offrendo loro lo status di partito politico legale e di liberare i loro prigionieri. Quindi invitò gli America, asserendo che l’azione militare non era una soluzione al problema afgano. Il 27 marzo 2018, una conferenza di venti paesi a Tashkent, in Uzbeikistan, appoggiò l’offerta di pace del governo afgano ai talebani. Tuttavia, per qualche motivo, i talebani si rifiutarono di partecipare. A seguito di una marcia per la pace chiamata Helmand Peace March, nel 2018, in risposta a un’autobomba che uccise quattordici persone, Ghani e i Talibani concordarono a giugno 2018 un reciproco cessate il fuoco durante le celebrazioni dell’Eid. Tuttavia, queste celebrazioni non durarono durate a lungo. Trump cercò anche di facilitare ulteriormente il processo di pace, nominando Zalmay Khalidzad come consigliere speciale per l’Afghanistan nel Dipartimento di Stato. Di conseguenza, Khalidzad nell’ottobre 2018 condusse ulteriori colloqui tra Talebani e gli Stati Uniti. Prima della sua nomina, diversi funzionari americani si erano incontrati segretamente nell’ufficio politico dei Talebani in Qatar. Anche la Russia ebbe un suo ruolo nel processo di pace, organizzando nel novembre 2018 tra i talebani e i funzionari del Consiglio di Pace dell’Afghanistan un colloquio separato I colloqui in Qatar ripresero a dicembre 2018, ma i talebani si rifiutarono di consentire al governo afgano la presenza, considerandolo come una pedina del governo degli Stati Uniti. Quando Baradar venne rilasciato in Pakistan, per volere degli Stati Uniti , un ulteriore ciclo di colloqui proseguì nel febbraio 2019. Khalidzad credette che questo ciclo di negoziati sarebbe stato più produttivo, poiché era stata messa a punto una bozza della versione dell’ accordo di pace. A seguito di questo importante sviluppo, i Talebani, tuttavia, non parteciparono al loya jirga, grande assemblea di quattro giorni tra aprile-maggio 2019 per discutere di colloqui di pace Secondo il Washington Post, fu nell’ottavo round di colloqui tra Talebani e Stati Uniti che si sono svolti nell’agosto 2019, che questi accettarono la riduzione delle truppe in Afghanistana a circa cinquemila militari . Questa decisione ebbe a settembre l’ approvazione di Trump. Ma la violenza continuava Kabul, dove un soldato americano e altri undici persone furono uccise e Trump annullò i colloqui di pace. Tuttavia, nello stesso mese, i Talebani annunciarono la loro volontà di continuare i colloqui di pace, nel caso in cui Trump decidesse di impegnarsi nuovamente. Fu solo all’inizio del 2020, dopo un breve cessate il fuoco, quando i Talebani e gli Stati Uniti decisero di redigere un accordo di pace. A partire da allora, l’accordo USA – Talebani è sulla strada del nulla. Sembra anche altamente improbabile che i Talebani si stacchino da Al Qaeda; non si staccarono in presenza di centocinquantamila truppe della coalizione e centinaia di migliaia di personale di sicurezza afgano, perché dovrebbero farlo adesso? Fu Sirajuddin Haqqani, il numero due dei Talebani, a orchestrare l’ inserimento di membri cardine di al-Qaida nella guerra contro l’Unione Sovietica. Queste connessioni sono profonde e molto probabilmente non verrannosi abbandate ora, proprio nel momento in cui gli Stati Uniti stanno per lasciare l’Afghanistan.

Naveed Qazi


Naveed Qazi è nato e cresciuto a Srinagar, nel Kashmir. Ha fatto i suoi studi post-laurea in affari internazionali presso l’Università di Hertfordshire, Inghilterra. Iniziando come blogger indipendente, durante i suoi primi giorni universitari, ha anche contribuito a diversi portali e giornali dentro e fuori il Kashmir, prima di pubblicare le sue prime importanti pubblicazioni nel 2018. Nello stesso anno ha fondato Globe Up Front, un portale incentrato su questioni globali, che redige da solo. Nel suo viaggio nella scrittura, ha scritto due romanzi e quattro libri di saggistica. Come editore indipendente per pubblicare i suoi lavori, utilizza il servizio di stampa on demand di Amazon, Kindle Direct Publishing. I suoi saggi sono di ricerca e altamente impegnativi, quindi preferisce l’ isolamento mentre completa i suoi progetti.

Può essere contattato a naveedqazi@live.com www.naveedqazi.com

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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