Il texano Alexander Alazo è l’uomo che, lo scorso 30 aprile, si è reso protagonista di un attacco terroristico contro l’ambasciata cubana a Washington. Alle due del mattino, Alazo ha aperto il fuoco contro l’edificio, fortunatamente senza colpire nessuno e causando solamente danni alla struttura, in particolare all’entrata principale. Se l’attentatore avesse avuto un nome arabo e l’edificio colpito fosse stata un’ambasciata degli Stati Uniti in un altro Paese, questa notizia avrebbe ricevuto un’eco mediatica ben superiore rispetto a quanto accaduto: eppure, si tratta parimenti di un vero e proprio attentato terroristico, alimentato dalle politiche anticubane del presidente Donald Trump e dalle attività dei gruppi terroristi anticubani presenti negli Stati Uniti, soprattutto in Florida.

L’ambasciata cubana a Washington era stata aperta il 20 luglio 2015 per volontà dei presidenti Barack Obama e Raúl Castro, e contemporaneamente era stata inaugurata l’ambasciata statunitense a L’Avana. I due Paesi avevano così ristabilito ufficialmente le relazioni diplomatiche dopo la rivoluzione del 1959, facendo un grande passo in avanti nel miglioramento dei rapporti tra i rispettivi governi. Questa politica ha però avuto fine con l’elezione di Donald Trump, che ha cancellato molte delle aperture, seppur timide, promosse sotto l’amministrazione Obama, rendendo sempre più duro il criminale blocco economico al quale l’isola caraibica è sottoposta dal 1962.

Ma le responsabilità dell’amministrazione Trump non si fermano qui. Lo scorso anno, il governo degli Stati Uniti ha incoraggiato l’occupazione illegale dell’ambasciata venezuelana a Washington, come atto di rappresaglia nei confronti del legittimo presidente Nicolás Maduro, consegnando l’edificio agli uomini del presidente fantoccio autoproclamato, Juan Guaidó. In questo modo, gli Stati Uniti si sono resi protagonisti di una violazione del diritto internazionale, e più precisamente del proprio obbligo di proteggere tutte le proprietà diplomatiche di Paesi terzi sul territorio statunitense, obbligo al quale sono venuti meno anche lo scorso 30 aprile, come ricordato dal ministro degli esteri cubano, Bruno Rodríguez Parrilla. Tali obblighi internazionali sono sanciti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, del 18 aprile 1961, ratificata oggi da 190 stati.

Il governo statunitense si è poi reso protagonista di dichiarazioni calunniose nei confronti del governo cubano, accusato, al pari del Venezuela, di fomentare il traffico di stupefacenti nella regione, e screditando l’azione delle brigate mediche inviate dal governo de L’Avana in tutto il mondo, al fine di far fronte contro la pandemia da nuovo coronavirus. Inoltre, una parte del personale della stessa ambasciata cubana a Washington era già stata espulsa dagli Stati Uniti senza reali motivazioni. Gli attacchi politici ed economici contro Cuba hanno certamente rinvigorito la posizione dei gruppi anticubani presenti degli Stati Uniti, spesso dediti ad attività criminali e terroristiche, che hanno un proprio punto di riferimento nel senatore repubblicano Marco Rubio. Tali organizzazioni, fondate dai fedelissimi del dittatore filostatunitense Fulgencio Batista al momento della vittoria della rivoluzione, continuano ad operare impunemente in Florida ed in tutti gli Stati Uniti.

Tale posizione è stata ribadita anche dal ministro Bruno Rodríguez Parrilla, secondo il quale “un attacco come questo contro l’ambasciata cubana negli Stati Uniti, in ogni caso, è stato incoraggiato dalla crescente retorica ostile contro il nostro Paese, in cui sono coinvolti, pubblicamente e sistematicamente, sia il Segretario di Stato degli Stati Uniti (Mike Pompeo, ndt) che alti funzionari di quel dipartimento incaricati delle relazioni con l’emisfero occidentale, compresa la stessa Ambasciata degli Stati Uniti all’Avana”.

In passato, le missioni diplomatiche cubane negli Stati Uniti avevano subito già altri attacchi simili, come quelli verificatisi contro i consolati di Miami e New York tra il 1959 ed il 1960. In seguito, anche nel periodo del congelamento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, Cuba aveva mantenuto la propria missione permanente presso le Nazioni Unite e New York, in quanto sede dell’ONU. Il 13 maggio 1961 venne aggredito un funzionario della missione cubana, la cui automobile venne distrutta, mentre un altro funzionario venne ferito il 3 aprile 1967. Il 23 giugno 1969, venne lanciato un ordigno incendiario contro l’edificio della missione diplomatica. Ancora, il 9 gennaio 1972 venne incendiato e distrutto un veicolo appartenente a diplomatici cubani, parcheggiato di fronte alla residenza degli stessi, episodio ripetutosi il 23 giugno 1973. Nel 1976 vennero utilizzati due ordigni esplosivi, il 3 marzo ed il 6 giugno, e nel 1978 furono addirittura quattro gli attacchi con ordigni esplosivi organizzati contro la missione cubana, lo stesso numero di casi che si sarebbe registrato nel 1979.

Ma l’episodio più grave di tutti fu quello che si verificò l’11 settembre 1980, data dell’omicidio di Félix Carlos García Rodríguez, altro diplomatico della missione cubana presso le Nazioni Unite. García Rodríguez venne ucciso da Eduardo Arocena, membro dell’organizzazione terrorista anticubana Omega 7, che lo colpì con diversi colpi di pistola ad un semaforo nel quartiere newyorchese del Queens. La stessa organizzazione Omega 7 aveva progettato un attentato contro Fidel Castro nel 1979, quando il Líder Máximo si recò in visita a New York per intervenire all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

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Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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