Il reddito d’emergenza, la cassa integrazione, i prestiti a fondo perduto per le pmi e l’ingresso dello Stato nelle grandi imprese. Continuano a dividere il governo i grandi capitoli del decreto di maggio (ex decreto aprile) da 55 miliardi, atteso in settimana – forse mercoledì – in Consiglio dei ministri. Un provvedimento definito “impegnativo” dallo stesso premier Giuseppe Conte, che spinge per meccanismi “ancora più accelerati” per ovviare ai ritardi registrati finora nei pagamenti. Uno snodo cruciale per il governo, per provare a tamponare il crollo del Pil. Il Pd, con Nicola Zingaretti, chiede di farne occasione per “avviare una nuova politica industriale”.

Roberto Speranza si batte per nuovi fondi per Covid Hospital e posti letto negli ospedali. Mentre Luigi Di Maio alza l’asticella e chiede di “abbassare le tasse”. E’ una lunga domenica di lavoro sulle bozze e di discussioni per il governo. Poco dopo pranzo Conte riunisce con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri i capi delegazione e gli esperti dei partiti in materia economica. L’incontro è breve, però, perché non appare chiaro se i 13 miliardi ipotizzati per la cassa integrazione bastino a coprire altre nove settimane o servano ulteriori fondi. “Le cifre dell’Inps ballano”, dice una fonte. Si sospende la riunione fino a sera per approfondimenti. Dal tavolo Conte prova a scacciare le ombre di crisi, dopo l’avvertimento lanciatogli da Matteo Renzi. Bolla l’idea di un esecutivo tecnico come “chiacchiericcio” e definisce un “danno” l’instabilità politica. Aggiunge che lavora “bene” con Iv, e che ascolta le proposte di tutti i partiti, anche se rappresentano “il 2%” del Paese. L’accusa di volere pieni poteri? Nessuna “investitura messianica” né “condizionamento di gruppi o cordate”.

Nel tentativo di abbassare i toni e calmare la navigazione il premier è affiancato dal Pd ma anche del M5s. La prossima settimana è attesa la proposta della Commissione Ue sul Recovery Fund e poi si entrerà nel vivo del dibattito sul Mes: ora l’imperativo è sminare. Lo fa, con l’opposizione, anche il ministro Francesco Boccia, aprendo alla richiesta dei presidenti di centrodestra di tenere le elezioni regionali in estate. Lo fa anche Di Maio invitando Renzi a “indossare la stessa maglia”. Il ministro degli esteri si intesta una battaglia sospesa causa Coronavirus, quella per “abbassare le tasse” perché “il reddito di emergenza non basta”. Ma anche sul Rem si discute ancora e, sebbene fonti M5s assicurino che la misura è passata, dagli altri partiti spiegano che c’è ancora “grande distanza” su come farla: Pd e Iv chiedono che a gestire i fondi siano i Comuni, non l’Inps. I Dem con Zingaretti, rilanciano anche il tema di quello che Romano Prodi definisce il “ruolo dello Stato nell’economia”. Con la proposta non solo di incentivare a investire in Italia, ma anche di risorse a fondo perduto per le pmi e di dare fondi pubblici alle grandi aziende con l’ingresso dello Stato come socio. Una proposta, quest’ultima, che vede favorevoli i Cinque stelle che a loro volta l’avevano lanciata, ma contraria Iv. In concreto si attendono le nuove indicazioni Ue per gli aiuti di Stato per capire i limiti alle nuove norme. Ancora da definire anche le risorse per la sanità: “Faremo un investimento straordinario molto significativo sull’assistenza territoriale e metteremo molte risorse per rendere permanenti i Covid Hospital”, annuncia Roberto Speranza. Ma ballano le risorse, come per la famiglia. E la discussione è aperta sui cantieri: l’idea è accelerare grandi cantieri, anche perché il provvedimento non sia solo assistenziale ma introduca spinte per la ripresa. Ma M5s e Dem non sono d’accordo sul come fare.

http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2020/5/3/53512-governo-tra-ipotesi-di-politica-economica-e-sostegno-ai-piu/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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