Bonaccini dalla Annunziata ha rivendicato il sì al referendum costituzionale del 2016, il regionalismo nella sanità con un egoismo istituzionale inaccettabile («quando sento parlare di ricentralizzare la sanità: chiunque lo dicesse in questa regione troverebbe l’opposizione, prima di tutto, dei cittadini») e pochi giorni fa sul Corriere affermava di non avere alcuna intenzione di mettere da parte il suo disegno autonomista.
I cittadini di tutte le regioni hanno il diritto di avere livelli di sanità dignitosi, e proprio per questo mai come oggi va rimesso in discussione quel federalismo sanitario nato dalla infelice riforma del titolo V della Costituzione del 2001 che in 20 anni ha reso la sanità profondamente diseguale.
Lo scontro non è tra centralizzatori e federalisti – come si vuol far credere – ma tra una visione solidaristica del nostro paese e chi pensa che nella crisi un ‘grande nord’ possa salvarsi da solo. Bonaccini appartiene a questa seconda categoria e il liberismo con cui sta modellando questa regione lo rende sempre più distante dalla tradizione progressista dell’Emilia-Romagna.
Stefano Lugli (Prc) pagina FB