Donne eritree in armi

Francesco Cecchini

Segun besai! Avanti compagni!                                    

Canzone eritrea.

La parola Eritrea deriva dal greco erythros, che significa rosso. L’Eritrea è oggi una macchia rossa nell’ Africa neocoloniale.

Il primo settembre 1961 iniziò la rivoluzione eritrea. Quel giorno un gruppo di guerriglieri attaccò un posto di polizia nella provincia del Barka. Fu l’avvio di un  percorso difficile ed accidentato che  durò  trent’anni. I primi anni furono caratterizzati dalla  una mancanza di visione rivoluzionaria  e di strategia militare del FLE che piutosto che unire il popolo eritreo lo divise, secondo l’etnia o la religione.                                                                         Negli anni 70 alcuni militanti progressisti sia mussulmani e che cristiani decisero di fondare un fronte d’ ispirazione marxista, Il Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo ( FPLE), al cui comando politico- militare vi fu Isaias Afwelki.

Isaias Afwelki, leader della lotta di liberazione

Il programma del FPLE non valorizzò solo l’ aspetto, pur importante, della lotta armata, ma delineò una rivoluzione socialista, per  esempio l’ emancipazione / liberazione delle donne. La guerra di liberazione ha visto, fin dal 1976, una forte partecipazione femminile, tanto che alla vittoria finale circa il 30% dei guerriglieri era di sesso femminile. Inoltre vi furono: organizzazione di consigli democratici nei villaggi, riforma agraria, istruzione per tutti.                                                                   

L’ Eritrea, dovette combattere, contando sulle propie forze, contro i venti e le maree di tutto il mondo, prima contro l’Etiopia imperiale di Haylé Sélassié appoggiata dagli Stati Uniti poi contro l’Etiopia” socialista” del DERG di Mariam Mengistu, aiutata da armi e truppe dell’ Unione Sovietica e di Cuba. L’ Italia fu al a fianco dell’ Etiopia, sia quella di Selassié che quella che Mengistu. L’ imperatore Sélassié, salvato da Israele da un tentativo di colpo di stato nel 1961, presentò l’ Eritrea come una minaccia araba per il Cono d’Africa. Intervenirono quindi anche i sionisti, Israele. Specialisti israeliani in controrivoluzione addestrarono una forza d’ élite etiope di circa 5000 uomini. Oltre gli Stati Uniti anche l’ Europa fornì appoggio politico e militare, armi, all’ Imperatore. Inoltre ben comprendendo il suo potenziale pro imperialista e pro neo colonialista premettero perché l’ Organizzazione per l’ Unità Africana (OUA) abbia sede ad Adis Abeba. Negli anni 60 l’ OUA dietro suggerimento degli Stati Uniti e dell’Europa si prodigò per evitare guerre di liberazione nazionali colorate di rosso. Cosa di meglio per il Negus che da buon Imperatore non voleva cedere parte dell’Impero, l’Eritrea.                       

Selassié comunque nel 1974 fu rovesciato da una rivoluzione socialista, che però non volle concedere l’ indipendenza al popolo eritreo. Chi vinse furono i militari che rifiutarono una transizione verso una democrazia socialista e repressero nel sangue gli studenti e gli intellettuali rivoluzionari. Si parlò di 10000 morti. Anche i militari progressisti vennero epurati. Il DERG, Consiglio di Coordinazione delle Forze Armate,  alla cui testa vi fu per due lunghi periodi, Mariam Mengistu  trasformò il paese in una dittatura militare che non volle assolutamente cedere territorio che credeva proprio, l’Eritrea  Il DERG entrò nel campo d’influenza dell’Unione Sovietica e questa in cambio lo sostenne contro il FPLE.                                                                            

Fino ad allora la lotta degli eritrei aveva conquistato posizioni e molta influenza e prestigio nella popolazione. La politica etiope di villaggi incendiati e civili massacrati non aveva portato a nessuna sconfitta dell’FLPE, sia sul piano militare che su quello politico. Dopo l’ esecuzione nel 1975 di quasi una sessantina di studenti, l’ adesione degli studenti al Fronte fu di massa. Senza alleati internazionali la capacità politico militare del Fronte di Liberazione fece del nemico la principale fonte di rifornimento di armi: dai fucili, ai mitra, all’ artiglieria pesante ai carri armati.                                                                                                                            

L’ intervento dei russi e dei cubani complicò la vita al del popolo eritreo ed alla sua lotta. La marina sovietica nel Mar Rosso al largo delle coste bombardava le postazioni eritree. Tremila sonoi i consigleri militari che Krusciov inviò oltre a 1000 carri armati, 1500 blindati 90 tra aerei da caccia. Forte di tutto questo Menghistu lanciò nel febbraio del 1982 un’ offensiva che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto cancellare il Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo. La campagna chiamata Stella Rossa, vide 150000 soldati etiopi invadere l’ Eritrea e dar vita alla più grande guerra che l’Africa vide dopo la seconda guerra mondiale.

La Stella Rossa etiope inflisse gravi perdite al Fronte, vinse anche battaglie, ma non la guerra e tramontò spegnendosi.

Aprofittando del conflitto tra Etiopia ed Somala il FPLE riuscì a lanciare delle offensive contro le forze di Adis Abeba. Nel 1988 in una battaglia di 4 giorni, da 17 al 29 marzo, fu conquistata Afabet.  Una Dien Bien Phu per l’ Etiopia ed i suoi alleati. Poco dopo l’ Unione Sovietica, che si rese conto dell’errore di sostenere una dittatura militare contro la lotta di un popolo per la propria indipendenza, annunciò di non voler rinnovare l’ accordo di cooperazione militare con Mariam Menghistu. Nel febbraio del 1990 il FPLE lanciò l operazione Fenkil e liberò dopo duri combattimenti la città di Massaua. La dittatura militare venne travolta da contraddizioni interne e dalla vittoria del Fronte di Liberazione del Tigrè che conquisterà Adis Abeba, deponendo il DERG e Menghistu Haile Mariam, sconfitto , nel maggio 1991 fuggì vergognosamente  in Zimbawe.

In Eritrea l’esercito etiope fu sconfitto definitivamente e cacciato dal paese. Il 24 maggio del 1991 il Fronte entra ad Asmara.  Dopo la liberazione il Fronte affidò a Isaias Afweki la guida del Governo di Transizione che condusse l’Eritrea fino al referendum popolare. La dichiarazione ufficiale è del 24 maggio 1993 dopo un referendum plebiscitario monitorato dall’ONU. Plebiscitari sono anche il governo del Fronte Popolare per la Democrazia e per la Giustizia ed il Presidente Isaias Afelwerki, il leader della lotta di liberazione. 

Bandiera dell’ Eritrea

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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