di Fabrizio Verde

“Regime”. Questo termine negli ultimi anni è molto in voga tra il personale politico e i giornalisti occidentali. Viene di norma utilizzato in maniera dispregiativa nel definire alcuni paesi ‘scomodi’ per l’agenda imperiale di Washington. La definizione come regime di norma precede l’ondata destabilizzatrice che andrà ad abbattersi sulla vittima designata dagli Stati Uniti. La “più grande democrazia del mondo”, per antonomasia. Poco importa che in realtà chiunque governi in quel di Washington di democrazia negli Stati Uniti non se ne veda affatto.

Per un vecchio retaggio ideologico risalente ai tempi della Guerra Fredda, si tende a far collimare perfettamente la democrazia con il regime liberal-capitalistico. A causa di questa narrazione distorta, ogni sistema politico che si discosti dai classici canoni liberali, viene bollato senz’appello come autoritario, antidemocratico o dittatoriale, a seconda delle esigenze ideologiche del momento. Nonostante balzi all’occhio proprio nel regime liberale un evidente deficit democratico.

L’implosione del blocco socialista, ha inoltre palesato, con evidenza crescente, come il capitalismo liberato dalla cosiddetta concorrenza di sistema abbia potuto dare libero sfogo ai suoi istinti peggiori. A questo punto è abbastanza chiaro come il regime liberale, proclamato democratico tout court, si risolva in una serie di “universali procedurali”, sostanzialmente svuotati, per l’appunto esclusivamente formali. Architettura istituzionale congegnata appositamente per celare dietro le sbandierate libertà, un potere in realtà oligarchico, dominato da potenti lobby, imprese economiche e media, di segno fortemente classista. Siffatto sistema politico è stato ben inquadrato dal politologo britannico Colin Crouch, che utilizza il termine postdemocrazia per descrivere quei sistemi politici – liberali – formalmente regolati da norme democratiche che vengono, però, svuotate dalla prassi politica. «Anche se le elezioni continuano a svolgersi e condizionare i governi, il dibattito elettorale è uno spettacolo saldamente controllato – scrive il politologo nel suo libro «Postdemocrazia» – condotto da gruppi rivali di professionisti esperti nelle tecniche di persuasione e si esercita su un numero ristretto di questioni selezionate da questi gruppi. La massa dei cittadini svolge un ruolo passivo, acquiescente, persino apatico, limitandosi a reagire ai segnali che riceve. A parte lo spettacolo della lotta elettorale, la politica viene decisa in privato dall’integrazione tra i governi eletti e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici».

Secondo la definizione dell’enciclopedia Treccani: “Ordinamento politico, forma o sistema statuale o di governo: r. democratico, parlamentare, presidenziale; r. dei partiti, in cui hanno grande peso (ma minore che nella partitocrazia) i partiti politici; r. assembleare o di assemblea, in cui il potere risiede nelle assemblee parlamentari; più frequente nelle espressioni r. monarchico, assoluto, autoritario, dittatoriale, militare; quindi, assol., regime, stato o governo autoritario, e in partic. quello fascista (l’instaurazione violenta del r., le leggi del r.; profitti di r., v. profitto), o anche ordinamento che, indipendentemente dalla sua forma, ha impostazioni e tendenze autoritarie, oppressive (un governo democratico che si sta trasformando in regime)”.

Un termine abbastanza neutro che solo certa propaganda (liberale e liberista) in malafede ha trasformato in una sorta di clava mediatica da brandire contro i nemici degli Stati Uniti. Ma come anche uno studente al primo anno di scienze politiche sa, come abbiamo cercato in precedenza di mostrare, anche quello liberale è un regime. Quindi nella definizione rientrano a pieno diritto anche gli Stati Uniti. Che alla Casa Bianca sieda Trump oppure Obama nulla cambia.

Eppure è bastata questa semplice definizione in un tweet per scatenare contro l’AntiDiplomatico un profluvio di critiche (poche) e offese (troppe) provenienti tanto da autoproclamati sovranisti trumpiani italici, che da ineffabili pseudo-liberali. In fondo poi sono sempre la stessa cosa. Obama è uguale a Trump che è uguale a Biden che è uguale a un regime oligarchico. Non è una definizione nostra ma di Princeton, volutamente censurata dai poveri media nostrani (filo trumpiani e filo obamiani che poi sono due facce della stessa medaglia).

L’AntiDiplomatico continuerà a utilizzare il termine “regime di Bruxelles” (Ue e Nato), “Washington” (Stati Uniti) e “Tel Aviv” (Israele) mentre il mainstream continuerà a definire Riad una “monarchia” e l’Iran un “regime”, Israele “l’unica democrazia del Medio Oriente”, l’Unione Europea “il bastione dei diritti umani”, la Nato “strumento di pace” e gli Stati Uniti in mano alla finanza predatoria all’interno, strumento di morte e devastazione di decine di paesi “l’oracolo di Delfi”. Chi ha ragione? A voi la scelta. Una scelta di campo, che noi abbiamo fatto e che governi Obama, Trump o Biden poco importa.   

P.s. Donald Trump stesso utilizza il termine regime per attaccare quei paesi che ritiene null’altro che nemici da abbattere.

All’assemblea generale dell’ONU, del settembre 2017, il presidente Trump ebbe a dichiarare:

Un piccolo gruppo di regimi aggressivi… viola ogni principio su cui poggiano le Nazioni Unite

Gli Stati Uniti hanno grande forza e pazienza, ma se costretti a difendere sé stessi o i suoi alleati, non avranno altra scelta che distruggere completamente la Corea del Nord. Rocket Man riserva a sé stesso e al suo regime una missione suicida“.

Fronteggeremo non solo il Nord Corea. È da molto tempo che le nazioni del mondo avrebbero dovuto affrontare un altro regime sconsiderato…

Il governo iraniano nasconde una dittatura corrotta dietro la maschera democratica… Non possiamo lasciare che un regime omicida continui attività destabilizzanti mentre costruisce missili…. L’Accordo sul nucleare con l’Iran è stata una delle transazioni peggiori e unilaterali in cui gli Stati Uniti siano entrati…“.

Le azioni del regime criminale di Bashar al-Assad … sconvolgono la coscienza di ogni persona degna… Ecco perché gli Stati Uniti hanno effettuato un attacco missilistico sulla base aerea che ha lanciato l’attacco [chimico]“.

Gli Stati Uniti sono contro il regime corrotto e destabilizzante di Cuba…. Noi non cancelleremo le sanzioni sul governo cubano finché non farà riforme fondamentali“.

Abbiamo anche imposto severe e calibrate sanzioni sul regime socialista di Maduro in Venezuela… La dittatura socialista di Nicolas Maduro ha inflitto terribili dolori e sofferenze alla brava gente di quel paese… Siamo pronti a intraprendere ulteriori azioni se il governo del Venezuela persiste sul suo percorso…

Il problema del Venezuela non è che il socialismo sia stato attuato male, ma che sia stato attuato con fedeltà… Dall’Unione Sovietica a Cuba fino al Venezuela, ovunque sia stato adottato l’autentico socialismo o il comunismo, esso ha espresso angosce, devastazione e fallimento. Coloro che predicano i principi di queste ideologie screditate contribuiscono solo a perpetuare la sofferenza delle persone… L’America si schiera con ogni persona che vive sotto un regime brutale. Il nostro rispetto per la sovranità è anche un richiamo all’azione“.

Proprio come afferma Trump, non possiamo non schierarci al fianco di ogni persona costretta a vivere sotto un regime brutale. Proprio come gli statunitensi costretti a languire sotto il tallone di ferro del regime più iniquo, guerrafondaio e razzista che la storia recente abbia conosciuto.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gli_stati_uniti_di_trump_sono_un_regime_cos_come_lo_erano_con_obama_e_bush/5871_35516/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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