Indro Montanelli e la bambina eritrea


Francesco Cecchini


Nelle proteste e manifestazioni dopo la morte di l’afroamericano George Floyd in tutto il mondo sono state rimossi o distrutti monumenti e statue simboli della schiavitù o di regimi coloniali. La lista è lunga. A Oxford migliaia di manifestanti si sono accaniti contro una statua del colonizzatore Cecil Rhodes, la statua di Colombo è stata abbattuta davanti al campidoglio di Minneapolis, ad Anversa è stata rimossa la statua a Leopoldo, a Bristol è stata gettata a mare la statua allo schiavista Edward Colston. E così via.
In Italia il movimento antifascista e antirazzista dei Sentinelli ha rivolto un appello al sindaco Giuseppe Sala e al consiglio comunle perché sia rimossa una statua di Indro Montanelli in quanto: ” Fino alla fine dei suoi giorni ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di 12 anni perchè gli facesse da schiava sessuale durante l’ agressione fascista all’ Etiopia.”
. Il link con un video sulla vicenda è il seguente:


La donna eritrea veniva allora presentata come un animale, da trattare come tale, al quale potevi fare di tutto, ma non convivere o sposare e fare dei figli. Numerosi furono gli atti di pedofilia. Nei casi più eclatanti i responsabili furono rimpatriati, ma in genere ci fu tolleranza, la pedofilia non genera i meticci che il regime fascista diventato Impero vuole limitare se non eliminare.
Il caso più famoso, perché il protagonista divenne famoso, è quello di Indro Montanelli che comprò per 500 lire, in cambio di compagnia sessuale, una bambina eritrea di dodici anni, Fatima. Da quello che Montanelli scrisse sugli eritrei in Civiltà Fascista del gennaio 1936: Non si sarà mai dei dominatori, se non avremmo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Con i negri non si fraternizza, non si può, non si deve… Possiamo quindi immaginare quale fu la natura del rapporto del fascista Montanelli con la bambina eritrea.
L8 marzo 2019, durante la manifestazione per la Giornata Internazionale della Donna, alcune attiviste del movimento femminista Non Una di Meno hanno imbrattato con vernice rosa la statua di Indro Montanelli, giustificando così il gesto: Non è vandalismo, ma una doverosa azione di riscatto, riferendosi alla pedofilia con la bambina eritrea.

Statua di Montanelli, imbrattata di vernice rosa.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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