In Germania i lavoratori di Amazon sono entrati in sciopero con una motivazione molto chiara: la salute viene prima del profitto.

Ieri in Germania i magazzinieri di Amazon hanno incrociato le braccia: i siti di Leipzig, Bad Hersfeld, Rheinberg, Werne e Koblenz saranno bloccati da uno sciopero di 48 ore. La protesta è sostenuta dal sindacato dei servizi Ver.di, che indice mobilitazioni dal 2013, anno in cui è iniziata la vertenza contro il colosso dell’e-commerce statunitense. Nel paese sono 13 le sedi logistiche dell’azienda, e contano circa 13000 dipendenti a tempo indeterminato, a cui si aggiungono gli addetti stagionali assunti nei periodi di picco degli ordini.

Secondo il sindacato dei servizi tedesco, sono oltre trenta i lavoratori del magazzino di Bad Hersfeld infettati dal Covid-19. “Stiamo accelerando la mobilitazione perché Amazon non ha finora mostrato alcuna comprensione e sta mettendo in pericolo la salute dei suoi dipendenti a vantaggio dei profitti del gruppo”, spiega Orhan Akman, sindacalista di Ver.di che chiede l’adozione di un contratto collettivo di “lavoro buono e salutare”, al fine di garantire la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori, nonché l’applicazione di contratti regionali della categoria vendita al dettaglio e per corrispondenza.

Anche in Germania, paese con una lunga tradizione di cogestione, sinonimo di corporativismo, quando le imprese tirano troppo la corda i sindacati sono costretti a indire scioperi. La pandemia di Covid-19 ha messo in luce che solo quando i lavoratori mettono in campo la loro forza, i capitalisti li ascoltano. Il focolaio nel mattatoio Tönnies in Westfalia lo sta a dimostrare: senza mobilitazione i lavoratori vengono trattati come carne da macello. Numerosi reportage di giornali borghesi testimoniamo le precarie condizioni di vita di questi operai, perlopiù provenienti dall’est Europa, costretti a lavorare a basse temperature e a vivere ammassati in piccoli appartamenti con servizi igienici in comune.

Dall’inizio della pandemia, le condizioni in molti magazzini di Amazon non hanno soddisfatto gli standard di salute e sicurezza prescritti dall’OMS, dalle autorità nazionali e dai sindacati. E mentre la società si sforzava di soddisfare una domanda crescente di consegne, aumentavano la velocità e il ritmo del lavoro, rendendo quasi impossibile per i lavoratori lavarsi le mani e garantire il distanziamento sociale.

Negli Stati Uniti, in risposta alle insufficienti protezioni durante lo scoppio della pandemia, i lavoratori di Amazon di decine di magazzini (California, Texas, Wisconsin, Florida e New York) hanno scioperato per protestare contro le pessime condizioni di lavoro. Il gigante dell’e-commerce ha reagito licenziando Christian Small, un operaio in prima linea nelle lotte, in modo da dare una lezione a tutti gli altri.

Anche in Francia e Spagna i lavoratori di Amazon hanno scioperato per chiedere dispositivi di protezione e perché la distanza di sicurezza potesse essere rispettata durate il lavoro in magazzino. In Italia, in alcune sedi, gli operai preoccupati per l’affollamento e la carenza di protezioni individuali hanno incrociato le braccia per costringere l’azienda a rispettare il protocollo sulla salute e la sicurezza sul lavoro.

In questi ultimi tempi la logistica ha dimostrato di essere un settore in cui circola, oltre alla merce, anche il virus: è di questi giorni la notizia dello scoppio di un focolaio nell’azienda Brt Corriere Espresso di Bologna, dove più di cento lavoratori sono risultati positivi. Alcuni casi di contagio sono stati segnalati dai sindacati anche in Tnt e Dhl. Evidentemente, urge una mobilitazione unitaria.

Amazon, così come i grandi marchi della logistica, ha macinato profitti durante il lockdown, ma le condizioni dei lavoratori sono sempre più precarie (vedi sistema degli appalti e delle cooperative). Scioperare per più giorni, come stanno facendo gli operai tedeschi, è un’indicazione da cogliere: in ballo non ci sono solo questioni salariali ma la vita stessa, messa in pericolo dalle folli esigenze del mercato.

https://www.chicago86.org/lotte-in-corso/europa/germania/1331-germania-lavoratori-di-amazon-in-sciopero-per-la-salute

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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