Dalla settimana scorsa, le principali librerie degli Stati Uniti hanno cominciato a vendere uno dei libri più attesi dell’anno. Il testo, che è già a disposizione del lettore si intitola:“The Room Where It Happened”.

Il suo autore è il controverso e conosciuto falco neo conservatore John Bolton che viene considerato per questo un traditore da Donald Trump e Mike Pompeo, perché l’accusano di rivelare informazioni classificate nelle pagine del suo libro.

La poderosa casa editoriale Simon&Schuster è stato l’addetta a metterlo a disposizione del pubblico, che tenta di attirare col seguente slogan:“Questo è il libro che Donald Trump non vuole che si legga”. Da qualche giorno si è lanciata una forte campagna pubblicitaria attorno al testo, alla quale ha contribuito specialmente il presidente statunitense con i suoi tweet e con enormi pressioni per ostacolare la sua pubblicazione.

In essenza, tutto questo spettacolo propagandistico è stato molto favorevole per Bolton, poiché è allineato con le sue due principali motivazioni: guadagnare denaro e notorietà. Nonostante, deve avere certe preoccupazioni per le possibili azioni legali che si potrebbero sviluppare contro di lui nel futuro immediato.

Nessuna delle sue critiche a Trump è ispirata in questioni etiche né pretende generare un dibattito che modifichi l’orientazione di una politica estera disastrosa. Tutte le sue parole sono meticolosamente calcolate e secondo i suoi antecedenti di manipolatore, bugiardo e negligente non è molto chiaro quali dei fatti che rivela siano accaduti come lui li sta raccontando.

Bolton ha insistito sul fatto che il suo libro si incentra precisamente nei fatti per allontanarsi da questioni soggettive poiché desidera che il lettore tragga le sue proprie conclusioni. Quando questo progetto si contrasta col capitolo intitolato con molto poca creatività: “Venezuela Libero”, notiamo che è una gran bugia essendo piagato di giudizi, opinioni e qualificativi contro Cuba e Venezuela.

In questo senso, nel libro fa riferimento a “Cuba” od ad i “cubani” in 84 occasioni, includendo le citazioni che si riflettono nelle note a piè di pagina. Nel capitolo menzionato anteriormente si trovano 48 citazioni, fatto che evidenzia che la messa a fuoco principale nel trattamento del tema Cuba è vincolato strettamente al Venezuela. Questa visione ha costituito una delle priorità del disegno della politica che ha promosso Bolton quando era Consulente di Sicurezza Nazionale.

La prima citazione su Cuba è nel primo capitolo intitolato: “La lunga marcia ad un ufficio nell’angolo dell’Ala Occidentale”. Facendo riferimento alla politica estera di Obama, il falco neo-conservatore espone: “nuove minacce ed opportunità stavano apparendo in maniera rapida ed otto anni di Barack Obama significavano che c’era molto da rifare”. In questo contesto, menziona che nell’Emisfero Occidentale uno delle “minacce” è Cuba e qualifica anche allo stesso modo Venezuela e Nicaragua. Pertanto, Bolton anche prima di occupare la sua responsabilità nella Casa Bianca aveva già deciso le sue priorità fondamentali, cioè impegnarsi a fondo per costruire il pretesto dell’Isola come una supposta minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

La seconda citazione è in quello stesso capitolo ed è precisamente per sottolineare i suoi vincoli con la comunità cubano-americana, ma evidentemente con un settore molto specifico. Bolton fa riferimento al fatto che era stato considerato come uno dei candidati per essere sottosegretario durante la tappa della transizione presidenziale. In questo contesto, segnala che c’erano molte persone promuovendo la sua candidatura ed afferma che si sente “molto grato per il considerabile appoggio che ha avuto tra (…) i cubano-americani ed i venezuelani-americani”. In essenza, è stato appoggiato da quel momento dall’estrema destra cubano-americana, che si era già convertita in una forte creditrice di Trump. Anche Bolton aveva il suo debito con questo settore, benché il suo odio contro Cuba ubbidisse indipendentemente a ragioni ideologiche più profonde dei suoi nessi con l’estrema destra di Miami.

La terza citazione è nel capitolo tre intitolato:“America riposa libera”. Bolton segnala che il giorno dopo l’attacco degli Stati Uniti contro Siria, ha accompagnato Trump ad un evento vicino a Hialeah in Florida, con l’obiettivo di creare un clima positivo per determinati settori dei commerci. Menziona che nell’attività si sono riunite circa 500 persone, in maggioranza cubano-americani e venezuelani-americani. Durante l’evento, Bolton spiega che il senatore marco Rubio fa riferimento alla moltitudine nella sua recente designazione come Consulente di Sicurezza Nazionale esponendo: “È un brutto giorno per Maduro e Castro, ed è un gran giorno per la causa della libertà”. In realtà, il legislatore anti-cubano è stato uno degli attori più influenti nella designazione di Bolton a partire dal fatto che la sua presenza gli garantiva una partecipazione permanente e coordinata nella presa di decisioni verso Cuba e Venezuela.

Il resto delle citazioni si concentrano nel capitolo dedicato al Venezuela. Bolton comincia spiegando che nel governo di Trump dopo vari sforzi senza successo per abbattere Maduro, si è aperto un forte dibattito e segnala che hanno partecipato “specialmente membri delle comunità cubano-americana e venezuelano-americana nella Florida”. Questa affermazione riconferma il ruolo che hanno svolto sempre questi gruppi col governo statunitense nei tentativi per destabilizzare il processo bolivariano.

Varie citazioni di Cuba in quello stesso capitolo sono orientate a risaltare il consunto argomento che Nicolas Maduro è capace di mantenersi al governo dovuto “all’appoggio e presenza dei militari cubani”. Bolton è ripetitivo in questo aspetto che ha trasformato in uno dei pilastri della campagna contro l’Isola diretta a giustificare la recrudescenza sostanziale della politica anticubana, quello che ancora persiste come un elemento fondamentale dentro la sua strategia. In questa messa a fuoco giustificativa dell’incapacità del governo di Trump per abbattere la rivoluzione bolivariana, Bolton aggiunge anche come attori chiave Russia, Cina ed Iran.

Altri riferimenti all’Isola, sono vincolati alla formulazione di Bolton sulla denominata “Troika della Tirannia”. Su questo aspetto, nel libro si spiega che Trump in una riunione il 15 agosto 2018 ha sollecitato che gli presentassero opzioni militari contro Venezuela. Secondo Bolton, ha tentato di persuadere il mandatario spiegandogli perché quella non era la risposta, specialmente, dovuto all’opposizione del Congresso a questa variante. In questo senso, l’allora Consulente di Sicurezza Nazionale ha deciso di concentrarsi con maggiore forza su Venezuela ma da una prospettiva più ampia, che includeva sanzioni contro Cuba e Nicaragua.

Una delle citazioni di Cuba, in questo capitolo, tra i più illustrativi dell’odio di Bolton contro la nazione cubana e della sua marcata aggressività, è quando spiega la sua reazione davanti all’arresto dell’oppositore venezuelano Juan Guaidò agli inizi del 2019. Il falco segnala che era sicuro che sarebbe stato accusato da Maduro di dirigere un golpe di stato in Venezuela. In questo contesto, riferisce “incominciamo a valutare i passi che avremmo dovuto adottare immediatamente contro il regime di Maduro ed anche contro Cuba e Nicaragua”. Aggiunge che si sono chiesti: “Perché non andare contro i tre nello stesso momento? Le sanzioni petrolifere erano un’opzione naturale, ma perché non dichiarare Venezuela un paese patrocinatore del terrorismo, qualcosa che avevo suggerito per la prima volta in ottobre del 2018, ed anche di far ritornare Cuba alla lista, dopo che Obama l’aveva rimossa?.”

Posteriormente, si fanno riferimenti a decisioni contro l’Isola come la cancellazione dell’accordo con la Major League Baseball, l’implementazione del titolo III della Legge Helms-Burton ed emerge la seguente spiegazione di Bolton facendo riferimento a Trump: “che continuava con la sua minaccia pubblica di un bloqueo totale e completo contro Cuba a partire dalle spedizioni di petrolio tra Venezuela e Cuba, ed inoltre ha più volte sollecitato al Dipartimento di Difesa opzioni concrete per fermare quelle spedizioni, includendo l’interdizione”. Abborda anche il discorso che ha realizzato il 17 aprile nell’Hotel Biltmore di Coral Gables quando è stato appoggiato dai membri della brigata mercenaria 2506. Con relazione a questo evento anti-cubano, ha sottolineato i suoi annunci vincolati all’applicazione dei titoli III ed IV della Legge Helms-Burton.

Quando si leggono queste pagine da una prospettiva obiettiva, si può percepire e sentire che siamo in presenza di qualcuno che non ha superato la sua amara sconfitta. Il profondo odio e frustrazione di Bolton verso Cuba e Venezuela costituisce la pietra angolare sulla quale si erige tutta la manipolazione e tergiversazione che si riflette in quel capitolo. Al falco solo rimane di continuare a vociferare le sue falsità e tentare di tirare fuori ancora più denaro dalle sue confessioni, mescolando le bugie con le infamie.

di Rafael Gonzalez Morales

preso da Contesto Latinoamericano/Cubadebate

traduzione di Ida Garberi

http://it.cubadebate.cu/notizie/2020/06/29/cuba-nel-libro-di-bolton-le-frustrazioni-di-un-falco/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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