Più di 170 organizzazioni dei diritti umani e collettivi chiedono al Governo l’abrogazione della Legge di Sicurezza, conosciuta come Legge Bavaglio – in castigliano, “Ley Mordaza” – come promesso in campagna elettorale; la legge è stata usata durante l’emergenza per imporre proposte di sanzioni a un milione di persone

Il 30 marzo 2015 è stata approvata la Ley Mordaza, che è poi entrata in vigore a partire dal 1 luglio di quell’anno. La Ley De Seguridad Ciudadana, conosciuta come Ley Mondaza – “Legge Bavaglio” – fa parte dell’ordinamento dello Stato Spagnolo da cinque anni ed è sopravvissuta a quattro campagne elettorali; in ognuna di queste campagne elettorali, venivano presentate finalizzate a riformarla o ad abrogarla. Mentre tutte queste promesse non sono state mantenute, la Ley Mordaza è stata utilizzata dal governo durante l’emergenza come base giuridica per imporre sanzioni a un milione di persone. Nell’accordo programmatico di governo, il Psoe e Unidas Podemos si sono impegnati ad approvare nel minor tempo possibile una legge che avrebbe sostituito la Ley Mordaza «per garantire il diritto alla libertà di espressione e di riunione pacifica». Ma finora ben pochi sono stati i passi in avanti in questa direzione.

Cinque anni dopo essere stata promulgata, la legge continua a esistere senza alcun problema, denuncia la coalizione formata da Amnesty International, le reti No Somos DelitoDefender a Quien Defiende, la Piattaforma per la Difesa della libertà di informazione, il coordinamento delle ONG Desarrollo de España e Greenpeace.

In un manifesto firmato da oltre 170 organizzazioni, viene segnalato come dall’approvazione della Legge «i diritti della libertà di espressione, riunione pacifica, informazione e manifestazione hanno subito gravi limitazioni».

Nel caso delle denunce e sanzioni durante lo stato di emergenza, queste organizzazioni mettono in dubbio che la dimensione giuridica in cui si iscrivono sia una garanzia di «rispetto dei criteri di necessità e di proporzionalità che indicano gli standard internazionali». Un’affermazione che è confermata da centinaia di video e notizie di abusi polizieschi.

«Ogni anno che abbiamo vissuto con questa legge in vigore abbiamo ricordato al paese la necessità urgente di riformarla, per avere una legge che la sostituisca in linea con gli standard internazionali sui diritti umani. Negli ultimi anni abbiamo più volte reclamato che il governo rispetti le promesse fatte», hanno denunciato nella lettera aperta.

Nell’appello rivolto alle altre organizzazioni sociali perché aderiscano alla campagna, rivendicano l’azione collettiva per farla finita con questa misura approvata dal governo di Mariano Rajoy. «Sarà con la pressione dei cittadini, delle organizzazioni e dei collettivi che otterremo che una volta per tutte questo quinto anniversario della Ley Mordaza sia effettivamente l’ultimo».

Due sono stati i momenti più drammatici dell’applicazione della legge: le mobilitazioni legate al referendum del 1 ottobre in Catalogna e lo stato di allarme legato all’emergenza sanitaria della pandemia.

Tra il 1 luglio 2015 e il 31 dicembre 2018, i diversi corpi di polizia hanno effettuato 765.416 procedimenti per altrettante sanzioni e lo Stato ha ricavato dalle multe 415,5 milioni di euro. Il Ministero degli Interni non ha ancora resi pubblici i dati degli anni più recenti.

L’uso politico della legge per sanzionare diversi tipi di dissidenza pacifica e la libertà di espressione è stato criticato da diverse organizzazioni internazionali dei diritti umani. Greenpeace ha definito la Ley Mordaza come «la più grave lesione delle libertà nella storia democratica del nostro Paese», dato che considera la protesta pacifica «come una minaccia e non come una parte integrante della convivenza democratica».

Secondo Amnesty International, la Ley Mordaza è stata utilizzata durante lo stato di emergenza per sanzionare «in modo «arbitrario» migliaia di persone «senza tener conto dei criteri di necessità e proporzionalità indicati dagli standard internazionali sui diritti umani». A tal proposito, la ONG chiede:

«Quando sei sceso in strada, hai mai avuto la sensazione che incontrando un poliziotto non sapevi come si sarebbe comportato nei tuoi confronti? Ti sei mai chiesto, nonostante stessi rispettando le norme, se potessi essere proprio tu la prossima persona a unirsi al club del milione di sanzioni già comminate?».

Le organizzazioni ecologiste sostengono che «l’autentica sicurezza dei cittadini», come dimostrato dalla recente crisi pandemica «è legata ad altri aspetti, come l’accesso ai servizi pubblici oppure la copertura delle necessità di base. Per questo risultano necessarie le voci critiche che scendono in piazza per segnalare le debolezze del nostro attuale sistema ed esigere misure di giustizia sociale e ambientale».

No Somos Delito, une delle piattaforme protagonista delle lotte contro la Ley Mordaza, considera che con questa legge, approvata nel contesto delle mobilitazioni post 15M, «si è andati nella direzione sbagliata riducendo lo spazio di azione civica, mettendo a rischio l’esercizio del diritto alla protesta e alla libertà di espressione, riunione pacifica e informazione, aumentando le sanzioni contro forme legittime di protesta, così come la quantità delle multe per sanzioni già esistenti».

Molte di queste sanzioni, continua No Somos Delito, sono legate a proteste pacifiche, azioni relative alla libertà di espressione e al diritto all’informazione, nell’ambito dell’applicazione di una legge che «ampliava i poteri della polizia senza stabilire meccanismi indipendenti di controllo dell’agire poliziesco e delle loro responsabilità».

La Ley Mordaza, assieme alla contemporanea riforma del codice penale, hanno avuto un «impatto preoccupante rispetto al diritto alla libertà di espressione», secondo questa piattaforma di organizzazioni: «la possibilità di essere multato, di avere impedimenti relativi a lavori nel settore pubblico fino al rischio di andare in carcere, sta portando a conseguenze molto chiare: una autocensura sempre maggiore e in generale un effetto di inibizione della libertà di espressione in Spagna».

Nonostante la maggioranza dei gruppi parlamentari, come ricorda No Somos Delito, «avessero promesso di riformare questa legge» e nonostante il Congresso abbia approvato la promulgazione nel novembre 2016 e nel gennaio del 2017, di due proposte di riforma della Legge di Protezione della Sicurezza dei Cittadini, la Ley Mordaza continua a essere in vigore. Lo scorso 15 marzo, un giorno dopo l’inizio dell’emergenza, il “New York Times” ha chiesto al ministro Fernando Grande-Marlaska cosa ne fosse della promessa di riformare la legge: «Non è il momento», rispose.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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