Il 5 luglio, la Repubblica Dominicana si è mobilitata per lo svolgimento delle elezioni generali, che prevedevano sia l’elezione del nuovo capo di stato che il rinnovamento della composizione del Senato e della Camera dei Deputati.

In assenza del presidente in carica Danilo Medina, impossibilitato a ricandidarsi per aver raggiunto il limite dei due mandati, il Partido de la Liberación Dominicana (PLD) ha candidato l’ex ministro dei lavori pubblici Gonzalo Castillo, considerato come il principale indiziato per la vittoria. Il PLD, infatti, aveva vinto le ultime quattro elezioni presidenziali consecutive, governando per sedici anni consecutivi con Leonel Fernández ed il già citato Medina.

Dall’altra parte, il Partido Revolucionario Moderno (PRM), nato dalla scissione del Partido Revolucionario Dominicano (PRD), ha candidato l’economista Luis Abinader, già sconfitto da Medina nel 2016. Questa volta, però, Abinader è riuscito a conquistare la presidenza, ottenendo il 52.52% delle preferenze, ed evitando così la necessità di andare al secondo turno. Castillo si è dovuto accontentare del 37.46%, mentre, tra i candidati dei partiti minori, l’unico ad ottenere un risultato interessante è stato proprio l’ex presidente Leonel Fernández, che ha radicalizzato le sue posizioni come esponente del partito Fuerza del Pueblo (FP).

Sia il PRM che il PRD, infatti, si attestano su posizioni socialdemocratiche di centro-sinistra, mentre Fuerza del Pueblo è stato fondato nel 2019 per rappresentare le istanze della sinistra socialista, rilanciando in questo modo il partito precedentemente denominato Partido de los Trabajadores Dominicanos (PTD), di ispirazione marxista-leninista.

Per quanto riguarda la distribuzione dei 32 seggi al Senato, il PRM conquista la maggioranza assoluta con diciotto seggi, sedici in più rispetto alla precedente legislatura. Al contrario, il PLD passa da ventisei a soli sei scranni, mentre entra in Senato FP, che porterà nella camera alta sette dei suoi rappresentanti. I risultati dovrebbero ricalcare lo stesso schema per quanto riguarda la distribuzione dei seggi tra i 190 deputati, anche se i numeri definitivi non sono ancora stati ufficializzati.

Come abbiamo anticipato, la vittoria di un partito d’opposizione non rappresenta un cambiamento in termini ideologici, poiché sia il PLD che il PRM si professano di centro-sinistra. Tuttavia, le due formazioni sono divise da una storica rivalità, ed il neoeletto Abinader, ha promesso di modernizzare lo Stato e combattere la corruzione, l’impunità e il clientelismo, pratiche che attribuisce al PLD.

Nel suo discorso sulla vittoria, Abinader ha affermato che il suo partito dovrà affrontare le sfide “più difficili” nella storia del Paese, e ha dichiarato che il suo governo si dedicherà alla protezione della salute, alla riattivazione della produttività delle imprese, al recupero dei posti di lavoro persi a causa della pandemia da covid-19. Per la cronaca, la Repubblica Dominicana ha fino ad ora registrato oltre 39.000 casi postivi al nuovo coronavirus, con oltre ottocento decessi su una popolazione di meno di undici milioni di persone.

Quelle dominicane sono anche state le prime elezioni in America a svolgersi dall’inizio della pandemia, e sono state contrassegnate da misure sanitarie preventive, come l’allontanamento sociale e la disinfezione delle mani prima di votare. Le elezioni erano infatti inizialmente previste per il 17 maggio, ma sono state rinviate a causa della crisi pandemica. “Abbiamo tenuto elezioni in circostanze eccezionali mai sperimentate come quelle cui abbiamo assistito oggi, dando l’esempio per l’America e il mondo“, ha dichiarato il presidente del Consiglio elettorale centrale, Julio César Castaños Guzmán. Tuttavia, gli osservatori internazionali dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) hanno affermato che nei seggi eletorali c’erano “folle” all’entrata.

Proprio nella giornata del voto, la Repubblica Dominicana ha registrato un nuovo aumento record dei contagi giornalieri, con 1.241 nuove persone infette sull’isola. Secondo alcuni esperti, proprio le elezioni potrebbero causare un ulteriore incremento di questo dato nelle prossime settimane.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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