Il 10 luglio si sono tenute le elezioni generali nella città-stato di Singapore, le tredicesime dall’indipendenza del 1965. Senza nessuna sorpresa, la vittoria è andata al Partito d’Azione Popolare (People’s Action Party – Parti Tindakan Rakyat, abbreviato in PAP/PETIR), la formazione di destra che governa ininterrottamente sin dal 1959, prima ancora che Singapore divenisse uno stato indipendente.

Analizzando il voto popolare, si nota un importante calo da parte del PAP, che cinque anni fa aveva sfiorato il 70% delle preferenze. Il partito del primo ministro Lee Hsien Loong, in carica dal 2004, non è andato oltre il 61.24% delle preferenze, un risultato che sarebbe clamoroso per la maggioranza dei partiti del mondo, ma che per il PAP rappresenta una delle percentuali più basse di sempre. Tuttavia, il sistema elettorale basato sul first-past-the-post di matrice britannica non ha affatto penalizzato il partito di governo, che anzi si è ritrovato con un seggio in più rispetto alla precedente legislatura (anche se allora gli scranni complessivi erano quattro in meno).

Il nuovo parlamento di Singapore vedrà infatti la presenza di 83 deputati del PAP sui 93 scranni a disposizione, mentre i restanti dieci sono stati conquistati dalla principale forza di opposizione, il Partito dei Lavoratori (Workers’ Party – Parti Pekerja, WP). La formazione socialdemocratica, guidata da Pritam Singh ha conquistato l’11.22% dei consensi su scala nazionale, perdendo circa un punto percentuale, ma ha eletto quattro deputati in più rispetto a quanto accaduto nella precedente legislatura.

La costituzione di Singapore prevede anche la presenza di alcuni deputati cooptati, per garantire che l’opposizione abbia a disposizione almeno dodici scranni. In questo caso, dunque, ai dieci eletti del Partito dei Lavoratori sono stati aggiunti due deputati del Partito del Progresso di Singapore (Progress Singapore Party – Parti Kemajuan Singapura, PSP), fondato lo scorso anno da Tan Cheng Bock. Considerato come un partito di centro-sinistra, il PSP ha ottenuto un buon risultato per la sua prima partecipazione elettorale, ottenendo il 10.18% delle preferenze, ma non era riuscito ad eleggere nessun membro al parlamento con il first-past-the-post.

Da notare che il dato dell’affluenza alle urne è stato pari al 95.54% delle preferenze, visto che a Singapore il voto è obbligatorio per tutti i cittadini che abbiano compiuto il ventunesimo anno di età.

Al momento della pubblicazione dei risultati, il primo ministro Lee non ha negato l’evidenza del calo di consensi per il suo partito, che nonostante tutto ha conquistato una schiacciante vittoria. Il premier ha affermato che nel Paese esiste un “chiaro desiderio di voci alternative in parlamento, soprattutto da parte dei giovani che hanno votato per la prima volta”. Per questo motivo, il capo del governo ha deciso per la prima volta di riconoscere ufficialmente il ruolo di capo dell’opposizione, attribuito al leader del Partito dei Lavoratori, Pritam Singh, “che sarà provvisto di adeguato supporte, risorse e personale per svolgere il suo ruolo”.

Nonostante il PAP resti decisamente il partito egemone, i risultati ottenuti dalle forze di opposizione e la decisione di Lee di riconoscere Singh come capo ufficiale dell’opposizione rappresenta sicuramente segnali interessanti sulla vita politica di Singapore, che ad oggi dispone di un sistema solamente sulla carta multipartitico. L’incremento di voti nei confronti dei partiti di centro-sinistra dimostra che l’elettorato si sta interessando sempre più di questioni quali la diseguaglianza e la giustizia sociale, storicamente assenti dal dibattito politico.

L’osservatore politico Eugene Tan ha affermato che i risultati delle elezioni hanno indicato una certa infelicità per le prestazioni del governo guidato dal PAP, anche se le preoccupazioni economiche hanno pesato molto sulle menti degli elettori. Intervistato da Channel News Asia, il professore di diritto della Singapore Management University (SMU) ha aggiunto che le persone stavano cominciando a rendersi conto che “ci sono molte questioni più importanti come la disuguaglianza sociale e le ingiustizie sociali che pervadono la nostra società“. “Penso che la gente voglia affrontare questi problemi, specialmente tra gli elettori più giovani“, ha concluso.

Il quadro generale è un elettorato che vuole inviare un segnale: vuole ancora il PAP al potere, ma non vuole dare al PAP un potere senza restrizioni in Parlamento“, ha affermato invece Leonard Lim, direttore nazionale di Singapore presso gli affari governativi e la consulenza di politica pubblica Vriens & Partners. Secondo Lim, l’elettorato di Singapore ha dimostrato di essere diventato “più sofisticato ed esigente” rispetto al passato.

Al contrario delle attese, invece, il voto sembra essere stato poco condizionato dalla pandemia da nuovo coronavirus. Nel corso della campagna elettorale, le forze di opposizione avevano accusato il PAP di non aver gestito al meglio la crisi sanitaria, che fino ad oggi ha causato quasi 46.000 casi positivi nella città-stato che conta meno di sei milioni di abitanti, anche se il numero di morti è di appena ventisei. Alcuni esponenti politici avevano anche proposto di rinviare la tornata elettorale, ma alla fine le operazioni di voto si sono svolte regolarmente e senza intoppi.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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