Coltivazione di foglie di coca in Colombia

Francesco Cecchini

La produzione di cocaina in Colombia è alta e fa concorrenza al caffé come prodotto d’ esportazione. La questione è al centro del post-conflitto in Colombia, dove le economie di importanti settori rurali dipendono quasi esclusivamente dalla coltivazione della foglia di coca. Il vuoto lasciato dalle FARC-EP(Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejercito Popular), che si sono ritirate, secondo l’Accordo Definitivo di Pace firmato con il governo colombiano, in zone di concentrazione, è stato occupato da gruppi paramilitari che fanno da intermediari tra i piccoli coltivatori e le grandi organizzazioni di traffico che trasportano la cocaina nei mercati settentrionali.

Un lavoro interessante per capire il problema della cocaina in Colombia è “Il mio museo della cocaina. Antropologia della polvere bianca” di Michael Taussig, che scrive: “Un tempo era l’oro a determinare la politica economica della Colombia, quello che oggi modella il paese è la cocaina….”. Il libro è edito da Milieu, collana Fieldwork.

Già nel 2013  Iván Márquez capo  negoziatore per le FARC -EP della pace con il governo colombiano aveva proposto di legalizzare le coltivazioni delle foglie di coca, della marijuana e dellì amapola, pianta utilizzata per l’oppio. Tempo fa l’ allora  presidente colombiano Juan Manuel Santos  firmò un decreto per rendere legale l’uso domestico della cannabis medicinale e permettere la coltivazione commerciale, che comprende le fasi di processamento ed esportazione dei prodotti di cannabis.

Attualmente Feliciano Valencia del Movimiento Alternativo Indígena y Social (MAIS)  e   Iván Marulanda del Partido Verde, intendono far approvare dal senato la legalizzazzione della cocaina.                                                                 Movimiento Alternativo Indígena y Social  è una organizzazione politica che rappresenta gli interessi dei popoli originari colombiani. Nelle presidenziali del 2018 si alleò con Gustavo Petro.                         Partido Verde è un partito ecologista attivo in Colombia dal 2005 di matrice ecologista e centrista. Ha ottenuto un rilevante successo alle elezioni presidenziali del 2010, quando uno dei suoi esponenti, Antanas Mockus, è giunto al ballottaggio con lo sfidante Juan Manuel Santos, che tuttavia ha ottenuto il maggior numero di voti.

 Iván  Marulanda ha detto di essersi ispirato all’ ex presidente dell’ Uruguay Pepe Mujica che a fine 2019 in un’ intervista ha chiaramente affermato: “Dovremmo avere il coraggio di legalizzare il consumo di cocaina , registrare i consumatori, identificarli e lì avremo problemi di salute, ma andiamo avanti. Invece di spendere in dispositivi repressivi spenderemo in medici e cure. Ma per questo dovremmo avere molto coraggio politico ”

Il disegno di legge di Feliciano Valencia e di  Iván Marulanda  mira di ad un rigoroso controllo statale sulla coltivazione della coca e sulla produzione e commercio di cocaina, che è attualmente appannaggio di gruppi paramilitari illegali e organizzazioni per il traffico di droga.

Sarà molto difficile, per non dire impossibile, che il progetto di legge venga approvato dal Senato. Iván Duque, Álvaro Uribe e il loro partito Centro Democrático sono fortemente contrari alla legalizzazione della cocaina. Il che dimostra ulteriormente che in Colombia per avere pace e democrazia la coppia Duque e Uribe va sconfitta politicamente. Inoltre il presidente Iván Duque è stato coinvolto in uno scandalo di traffico di droga. Una telefonata registrata ha rivelato l’acquisto di voti a suo favore da parte del  narcotrafficante José Hernández, alias Ñeñe. Secondo i media colombiani, la Procura  ha tenuto la registrazione  per 21 mesi senza procedere alle indagini sul presunto atto di corruzione elettorale.

 Iván Duque con il narco trafficante El Ñeñe” Hernández, che lo ha finanziato

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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