Il miliardario sudafricano, ora nazionalizzato statunitense, Elon Musk, ieri ha messo in subbuglio Twitter con un suo messaggio rispondendo ad un commento e ciò ha trasformato il suo nome in un ashtag di tendenza mondiale.
È successo che il magnate, numero 21 nella classifica di Forbes del 2016 e tra gli uomini più ricchi al mondo per essere tra i fondatori di Pay Pal e proprietario della più grande fabbrica di auto alimentate con batterie elettriche al litio, ha risposto ad una domanda sulla situazione in Bolivia scrivendo che “Noi possiamo colpire con un colpo di Stato chiunque vogliamo! Sappilo.”

Il commento ha scatenato un diluvio di tweet contro di lui, trasformandolo in ashtag mondiale. Tra le tante risposte, ce n’è stata una molto particolare: quella dello stesso ex presidente Evo Morales, proprio colui che da quel colpo di Stato fu cacciato il 10 novembre per cercare rifugio fuori dal Paese.
Evo ha commentato cosí: “Elon Musk, proprietario della più grande fabbrica di auto elettriche, parlando del colpo di Stato in Bolivia afferma: “Colpiremo chiunque vogliamo”. È l’ennesima prova che il colpo di Stato è stato fatto per il litio boliviano; ed hanno lasciato pure un saldo di due massacri. Difenderemo sempre le nostre risorse naturali!”

Il governo del socialista Morales era stato molto attento con le riserve di litio, aveva chiarito che queste preziose risorse non dovevano essere consegnate alle multinazionali attraverso accordi favorevoli ad esse. Il leader indigeno aveva sottolineato che i guadagni del litio dovevano essere condivisi con il popolo boliviano.

L’amministrazione Morales aveva stabilito che qualsiasi accordo doveva essere stipulato con la Società Mineraria Nazionale Boliviana COMIBOL e con Yacimientos de Litio Bolivianos, la società nazionale per il litio. I profitti monetari di queste produzioni andavano al tesoro pubblico boliviano per finanziare i programmi sociali di cui il paese ha così tanto bisogno.

Ma, dopo il colpo di Stato, l’autoproclamata presidente, Jeanine Áñez, ha aperto le porte a società come Tesla per saccheggiare la risorsa nel paese.

Musk, 49 anni, patrimonio di 44,6 miliardi di dollari, 7 figli in varie relazioni, da parte sua, oltre a rivendicare il colpo di Stato in Bolivia ha anche mostrato la sua eccellente relazione con Donald Trump sulla questione della pandemia.
Sin dalla apparizione dei primi casi, anche lui ha sempre sottovalutato l’importanza del coronavirus e ha condotto una forte campagna per riaprire il suo stabilimento di produzione di auto in California, uno degli stati che ha imposto il maggior numero di restrizioni anti Covid negli Stati Uniti.

In quella situazione, Musk ha minacciato di licenziare quei dipendenti che avevano paura di tornare nei loro posti di lavoro e si vantava che avrebbe guidato la resistenza se il governo californiano avesse cercato di impedire la riapertura. “Se arresteranno qualcuno, io sarò lì per far arrestare solo me”, ha twittato.

In quella battaglia ebbe il sostegno pubblico del presidente Trump, che chiese sui social network l’eliminazione delle restrizioni sanitarie e suggerì che il magnate spostasse la sua fabbrica in Texas, meno disposto ad agire contro il coronavirus.

Trump e Musk avevano concordato poco prima il lancio del razzo Falcon 9, una parte fondamentale del piano di conquista dello spazio privato da parte della società SpaceX, anch’essa di proprietà di Musk. A quei tempi Trump non esitò a confrontare l’uomo d’affari con Thomas Alva Edison e assicurò che Musk “è uno dei nostri geni e noi dobbiamo proteggere i nostri geni”.

https://www.pagina12.com.ar/280818-elon-musk-reivindico-el-golpe-en-bolivia-y-evo-morales-lo-cr

https://www.hispantv.com/noticias/bolivia/472503/elon-musk-gope-estado-litio

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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