di Richard D. Wolff

Gli effetti del COVID sono molto maggiori per i poveri e persino per la classe media rispetto ai ricchi. Questo non è un fenomeno biologico ma un fenomeno economico.

Questo articolo è stato prodotto da Economy for All, un progetto dell’Independent Media Institute.

Il capitalismo, come mostra Il capitale nel ventunesimo secolo di Thomas Picketty, aggrava incessantemente le disuguaglianza di patrimonio e di reddito. Tale tendenza intrinseca è bloccata o invertito solo occasionalmente quando masse di persone insorgono contro di essa. Ciò è accaduto, ad esempio, nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti durante la Grande Depressione degli anni Trenta. Ha determinato la socialdemocrazia in Europa e il New Deal negli Stati Uniti. Sinora nella storia del capitalismo, tuttavia, tali interruzioni o inversioni nel mondo si sono dimostrate temporanee. L’ultimo mezzo secolo ha visto una reazione neoliberista che ha spinto indietro sia la socialdemocrazia europea sia il New Deal. Il capitalismo è sempre riuscito a riprendere il suo movimento tendenziale verso una maggiore disuguaglianza.

Tra le conseguenze di un sistema con tale tendenza, alcune sono impressionanti. Ne stiamo oggi attraversando una mentre la pandemia del COVID-19, inadeguatamente contenuta dal sistema statunitense, aggredisce statunitensi di medio e basso reddito e patrimonio marcatamente più dei ricchi. I ricchi comprano miglior assistenza sanitaria e diete, seconde case lontane da città affollate, migliori collegamenti per ottenere salvataggi governativi e così via. Molti dei poveri sono senzatetto. Consigli di cattivo gusto di “ripararsi a casa” sono, per loro, assurdi. Persone a basso reddito sono spesso stipate nel genere di condizioni di densità abitativa e lavorativa che agevolano l’infezione. Residenti poveri in case di riposo a basso costo muoiono sproporzionatamente, così come detenuti delle carceri (prevalentemente poveri). Il capitalismo pandemico distribuisce morte in proporzione inversa al patrimonio e al reddito.

Il distanziamento sociale ha distrutto specialmente posti di lavoro a basso salario nel settore dei servizi. Raramente alti dirigenti perdono le loro posizioni e quando lo fanno, ne trovano altre. La conseguenza è un divario ampliato tra alti salari per alcuni e bassi o nessun salario per molti. La disoccupazione invita i datori di lavoro ad abbassare i salari per gli ancora occupati, perché possono farlo. Il capitalismo pandemico ha provocato un grande aumento della creazione di denaro da parte di banche centrali. Quel denaro alimenta mercati azionari in crescita e in tal modo arricchisce i ricchi che detengono la maggior parte delle azioni. La coincidenza di mercati azionari in crescita e disoccupazione di massa, con l’aggiunta di salari in diminuzione, non fa che dare maggiore spinta all’aggravamento della disuguaglianza.

Distribuzioni economiche disuguali (di reddito e di patrimonio) finanziano esiti politici disuguali. Ogniqualvolta una piccola minoranza gode di una ricchezza concentrata in una società dedita al suffragio universale, i ricchi comprendono rapidamente la loro vulnerabilità. La maggioranza non ricca può usare il suffragio universale per prevalere politicamente. Il potere politico della maggioranza potrebbe poi cancellare i risultati dell’economia compresa la sua distribuzione disuguale di reddito e patrimonio. I ricchi corrompono la politica con il loro denaro per impedire esattamente tale esito. I capitalisti spendono parte della loro ricchezza per preservare (e aumentare) la loro ricchezza complessiva.

I ricchi e gli ansiosi di unirsi a loro negli Stati Uniti dominano nei partiti Repubblicano e Democratico. I ricchi forniscono la maggior parte delle donazioni che sostengono candidati e partiti, il finanziamento per eserciti di lobbisti che “consigliano” i legislatori, le mazzette e molte campagne pubbliche a tema. Le leggi e i regolamenti che escono da Washington, da stati e da città riflettono i bisogni e i desideri dei ricchi molto più che quelli del resto di noi. La struttura peculiare delle imposte patrimoniali statunitensi offre un esempio. Negli USA, il patrimonio è diviso in due tipi: tangibile e intangibile. Il patrimonio tangibile comprende terreni, edifici, scorte aziendali, automobili, eccetera. Il patrimonio intangibile consiste prevalentemente in azioni e obbligazioni. I ricchi detengono la maggior parte della loro ricchezza sotto forma di patrimonio intangibile. E’ dunque considerevole che negli Stati Uniti sia soggetta a imposta patrimoniale solo la proprietà tangibile. La proprietà intangibile non è soggetta ad alcuna imposta patrimoniale.

Il genere di patrimonio (tangibile) posseduto da molti è tassato, ma il genere di patrimonio (intangibile) posseduto prevalentemente dalla minoranza più ricca non è tassato. Se si possiede una casa affittata a inquilini, si paga un’imposta patrimoniale al comune dove la casa si trova. Si paga anche un’imposta sul reddito sugli affitti incassati al governo federale e probabilmente anche al governo dello stato in cui si vive. Si è così tassati due volte: una volta sul valore della proprietà che si possiede e una volta sul reddito che deriva da tale proprietà. Se si vende una casa per 100.000 dollari e poi si acquistano azioni per un valore di 100.000 dollari non si deve alcuna imposta patrimoniale ad alcun livello del governo degli Stati Uniti. E’ dovuta solo un’imposta sul reddito dei dividendi distribuiti dalle azioni che si possiedono. La forma della proprietà che si possiede determina se si paga o no un’imposta patrimoniale.

Questo sistema fiscale patrimoniale è eccellente per quelli ricchi abbastanza da acquistare quantità considerevoli di azioni. I ricchi hanno usato la loro ricchezza per ottenere che le leggi fiscali fossero scritte in quel modo per loro. Il resto di noi paga più tasse perché i ricchi ne pagano meno. Poiché i ricchi risparmiano denaro – poiché il patrimonio intangibile non è tassato – ne hanno tanto di più per pagare politici che garantiscono tale sistema fiscale per loro. E tale sistema fiscale peggiora la disuguaglianza di ricchezza e di reddito.

Distribuzioni economiche disuguali finanziano esiti culturali disuguali. Ad esempio, l’obiettivo di un sistema scolastico pubblico unificante e democratizzante è sempre stato sovvertito dalla disuguaglianza economica. In generale (con poche eccezioni) frequentare le scuole migliori costa di più. Gli insegnanti privati necessari per aiutare studenti in difficoltà sono accessibili ai ricchi ma meno a tutti gli altri. I bambini dei ricchi vanno alle scuole private, hanno libri, stanze tranquille, computer, viaggi d’istruzione, lezioni extra di arte e di musica, e virtualmente tutto il resto che è necessario per risultati educativi più elevati.

Distribuzioni economiche disuguali finanziano esiti “naturali” disuguali. Gli USA oggi mettono in mostra due generi di alimentari dal prezzo diverso. I ricchi possono permettersi quelli “organici”, mentre il resto di noi si preoccupa ma continua ad acquistare cibo “convenzionale” per motivi di portafoglio. Innumerevoli studi indicano i pericoli di erbicidi, pesticidi, fertilizzanti chimici, metodi di lavorazione degli alimenti e additivi. Ciononostante il sistema alimentare a due livelli di prezzo consegna il cibo migliore, più sicuro, ai ricchi più ai ricchi che a tutti gli altri. Analogamente i ricchi acquistano le auto più sicure, arredano in modo più sicuro le loro case e puliscono e filtrano l’acqua che bevono e l’aria che respirano. Nessuna meraviglia che i ricchi vivano anni più a lungo della media delle altre persone. La disuguaglianza è spesso fatale, non solo durante le pandemie.

Nell’antica Grecia Platone e Aristotele si preoccupavano e discutevano della minaccia alla comunità, alla coesione sociale, posta da disuguaglianze di ricchezza e di reddito. Criticavano i mercati come istituzioni perché, secondo loro, i mercati agevolavano e aggravavano le disuguaglianze di reddito e di ricchezza. Ma il capitalismo moderno santifica i mercati e così ha convenientemente dimenticato gli ammonimenti e gli allarmi riguardo ai mercati e alla disuguaglianza.

Le migliaia di anni dopo Platone e Aristotele hanno visto innumerevoli critiche, riforme e rivoluzioni dirette contro le disuguaglianze di reddito e di ricchezza. Raramente hanno avuto successo e ancor più raramente sono durate. I pessimisti hanno reagito, come fa la Bibbia, con l’idea che “i poveri saranno sempre tra noi”. Noi preferiremmo rispondere alla domanda: perché così tanti sforzi eroici per l’uguaglianza sono falliti?

La risposta riguarda il sistema economico e come esso organizza le persone che lavorano per produrre e distribuire i beni e i servizi da cui la società dipende. Se la sua organizzazione economica divide i partecipanti in una piccola minoranza ricca e in vasta maggioranza non ricca, la prima sarà probabilmente decisa a riprodurre nel tempo tale organizzazione. L’ha fatto lo schiavismo (padrone contro schiavo); l’ha fatto il feudalesimo (signore contro servo); e lo fa il capitalismo (datore di lavoro contro dipendente). La disuguaglianza nell’economia è una causa chiave che contribuisce alle disuguaglianze a livello di società.

Potremmo allora dedurre che un sistema economico alternativo, basato su una comunità democraticamente organizzata che produca beni e servizi – non divisa in una minoranza dominante e una maggioranza subordinata – potrebbe finalmente por fine alla disuguaglianza sociale.

Richard D. Wolff è professore emerito di economico presso l’Università del Massachusetts, Amherst, e docente ospite del Graduate Program in International Affairs della New School University, a New York. Il programma settimanale di Wolff, ‘Economic Update’, è trasmesso da più di 300 stazioni radiofoniche e raggiunge 5 milioni di spettatori televisivi via Free Speech TV. I suoi di recenti libri con Democracy at Work sono ‘Understanding Marxism’ e ‘Understanding Socialism’, entrambi disponibili presso democracyatwork.info.

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Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

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Originale: https://braveneweurope.com/richard-d-wolff-the-consequences-of-inequality-can-be-fatal

Traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2019 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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