I colpi di stato spalleggiati dagli Stati Uniti sono uno scenario tristemente noto in tutta l’America Latina: l’ultimo in ordine di tempo è stato quello ordito ai danni del governo di Evo Morales in Bolivia, che ha portato alla presidenza illegittima di Jeanine Áñez, mentre sono fino ad ora miseramente falliti i tentativi di rovesciare Nicolás Maduro in Venezuela. Un altro Paese che si oppone ai piani imperialisti statunitensi nel continente americano è certamente il Nicaragua, che di recente ha festeggiato i 41 anni dalla vittoria della rivoluzione sandinista, ma che è anche oggetto delle pericolose “attenzioni” di Washington.

Un documento recentemente pubblicato online dal portale The Grayzone dimostra i piani statunitensi per rovesciare il governo nicaraguense guidato dal Frente Sandinista de Liberación Nacional (FSLN), utilizzando la solita scusa degli “aiuti umanitari” per mezzo della USAID, l’agenzia statunitense per lo sviluppo, che già ha contribuito ad altri progetti di “regime change”. Nel documento si parla di “transizione del Nicaragua alla democrazia”, un eufemismo per indicare l’abbattimento del governo legittimo di Managua, definito all’interno del testo in questione come “regime” – la parola magica che viene utilizzata ogni volta che si voglia screditare un governo.

Il testo propone esplicitamente un radicale cambiamento politico ed economico all’interno del Paese centramericano, con la volontà di imporre la “transizione verso un’economia di mercato basata sulle regole” e sulla “protezione dei diritti di proprietà privata“, operando una campagna di privatizzazioni indiscriminate nel pieno interesse delle multinazionali nordamericane. Inoltre, si afferma la volontà di dare vita ad un’operazione giudiziaria ai danni del presidente Daniel Ortega e dei dirigenti del FSLN, al fine di estrometterli definitivamente dal potere.

L’USAID propone anche la possibilità di dare vita ad una “transizione improvvisa senza elezioni”, un altro eufemismo che indica la chiara intenzione di dare vita ad un colpo di stato, proprio come accaduto recentemente in Bolivia, oppure come successo in Brasile nel 2016. Il termine “transizione”, che nel testo compare ben 102 volte, viene usato spesso dall’amministrazione statunitense ad indicare questo tipo di operazioni in America Latina, come del resto avvenuto anche in Paesi di altri contenti che sono stati vittime di attacchi imperialisti – anche se non sempre queste operazioni hanno avuto successo, come dimostra il fallimento del colpo di stato in Venezuela lo scorso anno.

Lo stesso Nicaragua è stato vittima di numerosi attacchi di questo tipo nel recente passato. Nel 2018, gruppi armati sostenuti da Washington hanno seminato il panico all’interno del Paese centramericano, mentre la stampa occidentale presentava tali avvenimenti in guisa di mobilitazioni popolari contro il governo. In seguito al fallimento di questa operazione, gli Stati Uniti hanno imposto pesanti sanzioni nei confronti del Nicaragua, proprio come accaduto con il Venezuela, contribuendo a peggiorare la situazione economica del Paese a spese della popolazione locale.

Nello specifico, il documento dell’USAID prevede tre obiettivi principali per la “missione” in Nicaragua, il primo dei quali è rappresentato proprio dall’eliminazione dell’attuale governo sandinista, che, è bene ricordarlo, nel 2016 ha ottenuto il 66.46% delle preferenze alle elezioni legislative ed il 72.44% alle elezioni presidenziali con la candidatura di Daniel Ortega. Il secondo obiettivo, come anticipato, riguarda invece il cambiamento del sistema economico del Paese, al fine di fornire “la base per la futura crescita economica e l’aumento del commercio attraverso la transizione verso un’economia di mercato basata su regole, basata su istituzioni di regolamentazione trasparenti e responsabili, stabilità fiscale e monetaria, rispetto per lo stato di diritto e protezione dei diritti di proprietà privata”, trascinado dunque il Paese in pieno neoliberismo. Infine, il terzo obiettivo sarebbe quello della “riforma della sicurezza e ricostruzione delle istituzioni” per “ristabilire forze di sicurezza indipendenti e professionali”: in pratica, l’epurazione dalle forze di polizia e dall’esercito di tutti gli ufficiali fedeli al governo sandinista, oltre ai dirigenti del partito di governo e delle organizzazioni ad esso collegato.

Proseguendo nella lettura del testo, si legge esplicitamente che gli Stati Uniti sono pronti sovvenzionare i gruppi di opposizione nicaraguensi per dare vita al colpo di stato, stanziando 540.000 dollari per l’operazione, e che andrebbero ad aggiungersi ai fondi che la destra del Paese riceve già regolarmente, come accade in quasi tutti i Paesi del continente. Nonostante questo, l’USAID riconosce che l’opposizione di destra è divisa e impopolare, ammettendo che la sua leadership non si è “coalizzata attorno a un partito o un candidato“, ed implicitamente affermando che un eventuale rovesciamento dell’attuale governo avverrebbe contro la volontà popolare.

Per questo motivo, il documento prevede tre possibili scenari per questa “transizione” in Nicaragua, anche tenendo conto della scadenza elettorale del prossimo anno: uno “scenario di transizione ordinata“, quello meno probabile, che prevede una improbabile vittoria della destra filostatunitense alle prossime elezioni; una “transizione improvvisa e imprevista”, in pratica un vero e proprio colpo di stato, in cui “una o più crisi politiche, quali elezioni improvvise o fallite, dimissioni presidenziali, gravi crisi sanitarie, gravi catastrofi naturali o conflitti interni, portano all’improvvisa crisi di regime ed alla transizione verso un governo ad interim o un nuovo governo”; infine, uno “scenario di transizione ritardata“, in cui il governo sandinista rimane al potere, che prevederebbe una serie di operazioni di destabilizzazione per puntare al rovesciamento del governo a lungo termine.

Per coloro che volessero cimentarsi nella lettura del documento, potete farlo scaricando il testo completo QUI. Per quanto ci riguarda, il contenuto risulta certamente nauseabondo ma per nulla sorprendente, visto che ricalca lo schema che gli imperialisti statunitensi utilizzano da decenni al fine di destabilizzare e rovesciare qualsiasi tipo di governo che si opponga all’egemonia di Washington, in particolare nel continente americano, sia sotto amministrazioni democratiche che repubblicane.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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