L’espansionismo dell’asse formato da Stati Uniti, NATO e Unione Europea verso est ha oramai conquistato quasi tutto lo spazio che un tempo era occupato dai Paesi del socialismo reale. In ordine di tempo, l’adesione della Macedonia del Nord all’Alleanza Atlantica, avvenuta lo scorso marzo, è stato solamente l’ennesimo tassello di questo progetto, al quale però fino ad oggi è completamente sfuggita la Bielorussia. Minsk, infatti, rappresenta l’unico governo dell’Europa orientale che ancora intrattiene forti legami con la Russia, anche se negli ultimi tempi i disaccordi tra i due partner si erano tradotti in un tentativo, seppur velato, di avvicinamento all’Occidente da parte del presidente bielorusso, Aljaksandr Lukašėnka.

L’offensiva scatenata da media e governi occidentali contro il governo bielorusso nelle ultime settimane, tuttavia, ha avuto l’unico effetto concreto di aver rinsaldato il legame tra Lukašėnka e Vladimir Putin, dunque si sta traducendo in un fallimento tattico dal punto di vista di NATO e UE. Nella giornata di sabato, l’inquilino del Cremilino ha ribadito che la Russia riconosce Lukašėnka come il legittimo presidente della Bielorussia, laddove invece la maggioranza dei Paesi occidentali si è rifiutata di riconoscere l’esito delle recenti elezioni presidenziali: “Riconosciamo la legittimità delle elezioni presidenziali in Bielorussia. E come sapete, mi sono congratulato con Aljaksandr Lukašėnka per la sua vittoria“, ha detto Putin in un’intervista televisiva.

Il capo di stato russo ha correttamente ricordato che il governo di Minsk aveva invitato gli osservatori dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) a monitorare le elezioni in Bielorussia, ma che questi si sono rifiutati di recarsi nel Paese con il pretesto della pandemia da nuovo coronavirus (Covid-19). Così facendo, l’OSCE non ha fatto altro che creare terreno fertile per gli avvenimenti che hanno caratterizzato lo scenario post-elettorale nell’ex repubblica sovietica. “Questo ci fa subito pensare che, in effetti, fosse già stata formulata una posizione sui risultati delle elezioni“, ha aggiunto Putin, affermando di “avere tutte le ragioni” per dubitare dell’onestà di chi si oppone ai risultati delle elezioni bielorusse.

In effetti, è difficile capire quali criteri siano stati utilizzati dai governi occidentali per decretare come irregolari le elezioni in Bielorussia, dal momento che queste non si sono neppure degnate di inviare i propri osservatori, nonostante l’invito reiterato di Minsk. Come lascia intendere Putin, è assai probabile che i Paesi della NATO e dell’UE, capeggiati dagli Stati Uniti, avessero già deciso aprioristicamente quale posizione assumere, attendendo solamente il via delle proteste da parte dell’opposizione e della candidata sconfitta, Svjatlana Cichanoŭskaja, che ha prontamente trovato rifugio in Lituania, Paese membro sia dell’Alleanza Atlantica che dell’Unione Europea.

Per ribadire il proprio legame, i governi di Minsk e Mosca si sono anche accordati per la produzione del vaccino contro il Covid-19 di creazione russa, lo “Sputnik V”. Il Ministero della Sanità bielorussa ha infatti annunciato che “esperti bielorussi stanno studiando la possibilità di produrre il vaccino russo nelle aziende farmaceutiche del Paese” e che “la parte bielorussa ha già stabilito le cliniche in cui verranno svolte le prove e sono attualmente in fase di definizione le questioni tecniche“. Secondo quanto dichiarato da entrambe le parti, Putin e Lukašėnka si sarebbero accordati affinché la Bielorussia diventi il primo Paese straniero a ricevere le dosi del vaccino russo, prendendo parte alla terza fase delle sperimentazioni.

Dopo aver “conquistato” l’Ucraina ed averla gettata nello scompiglio, le forze dell’imperialismo atlantista si sono nuovamente scatenate producendo la propria offensiva contro la Bielorussia con la solita tattica della “guerra ibrida”, come sottolineato dallo stesso presidente Lukašėnka. In un incontro con i membri del governo, il leader bielorusso ha affermato che “il massacro diplomatico contro di noi è iniziato e ai massimi livelli“, in relazione al livello di ingerenza esterna che ha portato a una riunione dei ministri degli esteri dell’Unione Europea la settimana scorsa. Lukašėnka ha più volte denunciato le ingerenze provenienti da Regno Unito, Polonia, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia e Lituania; in particolare, il governo bielorusso teme che la Polonia voglia approfittare dell’attuale momento di instabilità per annettere la regione di Hrodna, al confine tra i due Paesi.

In precedenza, il Ministero della Difesa aveva anche denunciato una tentata violazione del proprio spazio aereo da parte della Lituania, nella giornata di domenica 23 agosto. Secondo i bielorussi, una sonda con otto palloncini bianchi e rossi, i colori della bandiera utilizzata dall’opposizione, sarebbe stata lanciata dal territorio lituano.

Anche il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, ha denunciato le ingerenze esterne nella questione bielorussa: “C’è chi vuole che la situazione in Bielorussia sfoci nella violenza, cercano di provocare spargimenti di sangue ed una ripetizione dello scenario ucraino”, ha affermato Lavrov. “Il popolo bielorusso deciderà da solo come uscire da questa situazione“, ha sottolineato il ministro russo, che ha inoltre chiesto l’avvio di un ampio dialogo nazionale in Bielorussia. “Prima la situazione deve calmarsi e poi sarà necessario avviare un dialogo nazionale; e penso che le proposte sulla riforma costituzionale siano un’ottima opportunità per farlo“, ha aggiunto, facendo riferimento alla proposta di modifica costituzionale avanzata dallo stesso presidente Lukašėnka.

Lavrov ha anche pubblicato un comunicato congiunto con il suo omologo bielorusso, Vladimir Makej, in seguito ad una conversazione telefonica nella quale i due hanno espresso la loro opposizione alle interferenze esterne nelle vicende politiche bielorusse: “È stato sottolineato che la soluzione agli attuali problemi in Bielorussia è una questione interna e non richiede l’intervento straniero“, si legge nel testo.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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