MOSE


Francesco Cecchini


Sabato scorso le 78 paratoie del MOSE si sono alzate e Venezia, per la prima volta dall’ inizio del progetto per la sua salvaguardia, è rimasta all’ asciutto. Il mare era a livello 132 cm. Il presidente Mattarella ha telefonato al sindaco Brugnaro e il presidente del Consiglio Conte ha di chiarato: “Confidiamo che il Mose possa funzionare sempre. Abbiamo limperativo di proteggere la città, i suoi abitanti, i tanti turisti e le sue inestimabili bellezze”.
Domenica, però, le 78 paratoie del MOSE non si sono alzate e parte della città, innanzitutto Piazza San Marco è andata a mollo. Una ventina di centimetri per la gioia dei turisti che vi hanno sguazzato a piedi nudi, ma non per i veneziani che vi vivono e lavorano. I negozi hanno tenuto le serracinesche abbassate le paratoie su e le pompe hanno pompato acqua.
La procedura di sollevamento in emergenza prevede che le paratoie si alzino solo in presenza di una stima di 130 cm, mentre la marea di domenica è stata di 110 cm. ed anche i seguito sono previste altre alte maree.
Comunque, oltre la propaganda, i problemi aperti sono alcuni. Per esempio.
Il completamento del MOSE. Il 9 ottobre è previsto un altro test e non sarà l’ ultimo. Ufficialmente, vedi recente dichiarazione della ministra De Micheli viene detto che verrà terminato nel 2021, se non prima in quanto si stanno accelerando i tempi. Non esiste però un programma dettagliato e occorrerà tempo per piani provvisori di gestione e manutenzione, di costante controllo e valutazione affidata alla Commissione di Collaudo che suggerirà le sue raccomandazioni e prescrizioni che permetteranno di aggiustare quel che si deve aggiustare.
Il costo finale non è ancora definito. 6 miliardi o 8 miliardi di euro? E così il coso della manutenzione. 100 milioni di euro all’ anno?
Il Mose presenta però ancora serie difficoltà.Un ispezione subacquea effettuata a inizi agosto dai tecnici della ditta Trelleborgha ha messo in luce dei problemi, sui quali il 4 agosto è stato inviato un rapporto al Consorzio Venezia Nuova. Acqua dentro i cassoni, bulloni ossidati. E i giunti che non tengono la pressione dellacqua. È stata riscontrata la presenza di acqua tra i giunti Gina e Omega, che garantiscono la tenuta stagna dei cassoni in calcestruzzo sottacqua, dove sono ancorate le paratoie del Mose. Entra acqua, dunque. E le prove di pressione eseguite a Treporti non hanno dato esito positivo. Si registrano perdite di pressione e infiltrazioni d’ acqua. rapporto segnala lavori non fatti a regola darte. Bulloni ossidati, e con lunghezze diverse da quelle di progetto, Il guaio che preoccupa di più è la mancata tenuta della pressione sott’ acqua. Ma si scoprono anche particolari che finora nessuno aveva portato alla luce. Come la realizzazione dei giunti con gomma non adeguata e con una conformazione non prevista dal progetto originario. Significa, spiega un tecnico, che potrebbe essere a rischio anche la tenuta e la sicurezza del sistema in particolari condizioni. Non sono chiari i tempi di riparazione.
In questa di sostanziale incertezza vale la pena ricordare che gl ingegneri Vincenzo Di Tella, Gaetano Sebastiani e Paolo Vielmo, specializzati in tecnologia off-shore sono progettisti di un progetto alternativo al Mose, che prevede paratoie a gravità, presentato tempo fa, ma scartato, hanno scritto una lettera ai ministri De Micheli e Manfredi e alla commissaria Spitz affermando: Il Mose non ha un progetto certificato sul comportamento delle paratoie e la loro stabilità in tutte le condizioni di esercizio. Non c’ è alcuna garanzia che funzioni in condizioni di mare avverso. Dunque, non può essere collaudato. Chiedono quindi che sia formata una commissione indipendente di esperti che valuti la situazione reale, aggiungendo: Ci sono da sistemare criticità che continuano a emergere, come il malfunzionamento di alcune parti, la corrosione delle cerniere, tubi e giunture che fanno acqua. Tutti questi guai dovranno essere riparati a spese del concessionario prima del collaudo finale, che difficilmente potrà avvenire entro la fine del 2021. I ministri De Micheli e Manfredi e la comissaria Spirz non hanno ancora risposto alla lettera degli ingegneri Vincenzo Di Tella, Gaetano Sebastiani e Paolo Vielmo.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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