Gianni Berengo-Gardin nel 1995 ha vinto il Leica Oskar Barnack Award.


Francesco Cecchini


“Prima pensate, poi scattate”
“In fondo, la foto artistica non mi interessa, mi interessa il documento. Indubbiamente la fotografia è un fatto culturale, su questo non ci piove. Ma non so fino a che punto la si debba considerare un’arte. Può capitare che io faccia una foto talmente riuscita, che qualcuno dirà: «è un’opera d’arte!», ma sarà lui che lo dirà, non sarò io. Io mi contento di essere un fotografo, anzi, ne sono fiero!” (da un’ intervista con Frank Horvat) Gianni Berengo Gardin
Gianni Berengo Gardin, nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, ha da poco compiuto 90 anni. E’ un fotografo dedicato alla fotografia di reportage, allindagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientalealla fotografia di reportage, all indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Nel 1979 ha iniziato la collaborazione con Renzo Piano, per il quale documenta le fasi di realizzazione dei progetti architettonici. Nel 1995 ha vinto il Leica Oskar Barnack Award. È molto impegnato nella pubblicazione di libri (oltre 200) e nel settore delle mostre (oltre 200 individuali). Contrasto ha pubblicato di recente Il libro dei libri (2014) che raccoglie tutti i volumi realizzati dal maestro della fotografia (oltre 250) e Manicomi (2015). Larchivio di Gianni Berengo Gardin è gestito da Fondazione Forma per la Fotografia di Milano.
Alcuni suoi lavori hanno toccato tematiche veramente delicate della societa’ italiana. Negli anni ’70 realizza “Morire di Classe”, un reportage sui manicomi italiani che dette risalto alla battaglia combattuta a quel tempo da Franco Basaglia
E’ molto legato a Venezia, vi vive e si sente veneziano. Una sua mostra importante è stata “Venezia e le Grandi Navi”, di alcuni anni fa. Limplacabile bianco e nero delle fotografie di Gianni Berengo-Gardin, ha messo in luce una realtà che ferisce Venezia. In merito così ha dichiarato il fotografo: Ero turbato soprattutto dallinquinamento visivo. Vedere la mia Venezia distrutta nelle proporzioni e trasformata in un giocattolo, uno di quei suoi cloni in cartapesta come a Las Vegas mi turbava profondamente.
E ancora: “Non le vollero esporre a Palazzo Ducale, le mie foto Era già tutto pronto, ma il sindaco Brugnaro disse che la mostra doveva essere “meglio articolata”. Volevano metterci immagini che facessero da contrappeso. Di fatto, una censura inaccettabile. Ma la mostra la feci lo stesso, grazie al Fai, allex negozio Olivetti di piazza San Marco. Ne feci anche un libro, grazie all editore Contrasto. Quel reportage è stato visto in tutto il mondo, fu pubblicato da Le Monde, Guardian, New York Times.”
E’ merito anche di Gianni Berengo-Gardin e delle sue foto se le grandi navi, il cui traffico è continuato per anni, non entreranno a Venezia per tutta la stagione 2020.

Una grande nave a Venezia fotografata da Gianni

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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