Alla fine, ad avere la meglio nelle elezioni presidenziali in Moldova, è stata l’ex primo ministro – in carica per soli cinque mesi nel 2019 – Maia Sandu, leader del Partito di Azione e Solidarietà (Partidul Acțiune și Solidaritate, PAS). Con il 57.72% dei voti, la candidata europeista ha sconfitto nel ballottaggio del 15 novembre il presidente in carica, Igor Dodon, sostenuto dal Partito dei Socialisti della Repubblica di Moldova (Partidul Socialiștilor din Republica Moldova, PSRM), e soprattutto molto vicino alla Russia.

Questa sfida rispetta la storia politica recente dell’ex repubblica sovietica, che, da quando ha ottenuto l’indipendenza, è sempre stata caratterizzata dall’acceso dualismo tra coloro che favoriscono relazioni più strette con l’Unione Europea e coloro che preferiscono legami più forti con Mosca. Fino ad oggi, erano quasi sempre stati i filorussi a prevalere nei confronti elettorali.

Costruiremo un vero equilibrio in politica estera, a partire dagli interessi nazionali della Moldova“, ha dichiarato Sandu dopo la pubblicazione dei risultati, affermando la propria intenzione di impegnarsi in un dialogo pragmatico con tutti i Paesi, compresi Russia e Stati Uniti. Il futuro capo di stato ha promesso di proteggere i diritti delle minoranze etniche come presidente della Moldova, garantendo in particolare la libertà di parlare la loro lingua madre, pronunciando una parte del suo discorso in russo.

Nonostante la sconfitta del candidato sostenuto da Mosca, il presidente russo Vladimir Putin è stato tra i primi a congratularsi con la vincitrice, dimostrando la propria intenzione di mantenere buoni rapporti con il governo moldavo, e ha espresso l’auspicio che il suo lavoro come capo di stato “contribuisca allo sviluppo costruttivo delle relazioni” tra Russia e Moldova. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha detto che Mosca rispetta “la scelta del popolo moldavo” e spera di stabilire “un rapporto di lavoro” con il nuovo presidente. “Sappiamo che Maia Sandu ha detto che avrebbe lavorato nell’interesse del popolo moldavo, e siamo convinti che costruire buone e strette relazioni, attraverso forme di cooperazione in tutte le aree con il nostro Paese, la Russia, sia nell’interesse del popolo moldavo“, ha aggiunto Peskov.

Messaggi di congratulazioni sono arrivati anche dai presidenti dei due Paesi confinanti con la Moldova, il rumeno Klaus Iohannis e l’ucraino Volodymyr Zelens’kyj.

La vittoria di Sandu è stata accolta pacificamente anche da parte dei sostenitori di Dodon, che, al contrario di quello che si pensava, non hanno dato vita a manifestazioni di piazza nella capitale Chișinău. Lo stesso Dodon si è già congratulato con la sua rivale per la vittoria e ha esortato i suoi sostenitori a non scendere in piazza per protestare. Allo stesso tempo, Dodon ha detto ai giornalisti di aver registrato un numero senza precedenti di violazioni e si è impegnato a sottoporre la vittoria di Sandu all’analisi dei tribunali. Viktor Guminskij, capo degli osservatori internzionali della Comunità degli Stati Indipendenti, ha sostenuto che, pur essendoci state alcune violazioni, queste non siano state sistemiche e non abbiano potuto influire sul risultato complessivo.

Secondo l’agenzia stampa russa TASS, “Un po’ di vivacità è stata registrata vicino al quartier generale della campagna di Sandu per lo più di notte, quando i dati della Commissione elettorale centrale hanno mostrato che la sua vittoria era in gran parte assicurata. Una ventina di persone con fiori e bandiere di stato si sono riunite per celebrare la vittoria del loro candidato”.

Prima delle elezioni, come avevamo già segnalato nel nostro precedente articolo, il direttore del servizio di intelligence estera russo, Sergej Naryškin, aveva affermato senza giri di parole che gli Stati Uniti stavano tramando una rivoluzione colorata in Moldova nel caso in cui il presidente in carica Igor Dodon fosse riuscito a vincere la corsa presidenziale. “Vediamo chiaramente ora (seguendo gli sviluppi in Bielorussia e Kirghizistan) che gli americani stanno tramando uno scenario rivoluzionario per la Moldova, che eleggerà il suo presidente a novembre. Non sono soddisfatti del capo di stato in carica, Igor Dodon, che sostiene relazioni costruttive con i paesi della CSI, compresa la Russia”, aveva dichiarato il rappresentante russo.

In base alla legge elettorale del Paese dell’Europa orientale, i risultati delle elezioni presidenziali devono essere approvati dalla Commissione elettorale centrale e dalla Corte costituzionale. Successivamente, la cerimonia per l’inaugurazione del nuovo presidente deve svolgersi entro 45 giorni dal giorno delle elezioni, ma non prima della scadenza del mandato del presidente in carica, il 23 dicembre.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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