Nell’ambito della giornata del “Natale senza prigionieri politici”, l’organizzazione di base ha dimostrato ancora una volta il suo potere di mobilitazione e di convocazione, nonostante Milagro Sala sia ancora detenuta

I tupaqueros messi a tacere e minacciati sono tornati, facendosi sentire nel torrido pomeriggio del 14 dicembre, sotto lo slogan “con i prigionieri politici non c’è democrazia”, in una giornata nazionale che si è svolta anche a Buenos Aires davanti ai tribunali per la libertà dei prigionieri politici.

Centinaia e centinaia di tupaqueros militanti si sono riorganizzati, destando sorpresa con una grande marcia in cui hanno chiesto la libertà dei prigionieri politici nel paese, compresa la leader tupaquera Milagro Sala.

Un’ampia marcia si è svolta per le vie centrali dove sono state sventolate le bandiere del Tupac.

Hanno sorpreso e non sono passati inosservati con i canti e la gioia di essersi riattivati, dopo i soprusi del governo provinciale che cercava di cancellare la forza della Tupac.

La marcia si è conclusa alle porte della Casa del Governo, dove Raúl Noro ha ringraziato la manifestazione “volevano ucciderci e siamo qui, vivi. Abbiamo chiuso questo 2020 con gioia, convinti di ciò che abbiamo fatto, di ciò che abbiamo costruito. Le nostre opere possono essere viste e toccate”, ha detto. Ha ringraziato i partecipanti per la loro presenza e ha trasmesso l’abbraccio della leader sociale.

Poi è intervenuto il leader dell’ATE Verde y Blanca, Nando Acosta: “con gioia ed enorme orgoglio ho partecipato a questa giornata che è storica, per quelli di noi che sono stati per anni nella lotta della Tupac, CTA, ATE”. “Abbiamo visto quando è arrivata questa dittatura che cominciava ad applicare una politica del terrore, punitiva e di abuso di potere per opprimere e umiliare la classe operaia e il popolo al fine di smantellare l’economia di Jujuy” ha detto, ricordando la persecuzione inflitta dal governatore provinciale ai lavoratori dello zucchero e ai lavoratori statali che sono stati repressi e arrestati in questi anni.

Ha anche denunciato la politica promossa da Morales (Gerardo Rubén Morales governatore di Jujuy NdT) di montare cause legali contro i leader e ora l’imposizione di Ekel Meyer come membro della Corte Superiore di Giustizia: “prima uno ha dovuto andarsene perché era uno stupratore (Pablo Baca) e ora lo vuole sostituire col repressore che ha imprigionato Milagro. Ora stanno per approvare un budget per continuare a prendere prestiti e fare affari, possono farlo: Sì, perché ci sono persone che si prestano a questo. Ma non riusciranno a impedirci di continuare a lottare e a crescere con la lotta per le strade”.

“Possono tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno la primavera”, un verso di Neruda che ha ricordato Acosta .

Il leader degli interni Beto Mogro ha sottolineato “non ce ne siamo mai andati, oggi la Tupac è tornata in strada” e ha messo in discussione “le promesse di Morales, quello che è successo agli operai degli zuccherifici, oggi la Tupac gli dice che non deve accadere mai più”.

Poi è stato Juan Manuel Esquivel a ricordare la lotta di questi ultimi anni per difendere le opere delle Tupac. “Il quartiere sta cadendo a pezzi, i centri sportivi, questo governo odia così tanto che ha distrutto, né si è reso conto del valore. Volevano solo distruggere”, ha detto.

Sono stati nominati i dirigenti della Tupac attualmente detenuti: Pachila, Shakira, Diablito, Nieva, le sorelle Condori, Sivila, Graciela, Gladys. “Li hanno picchiati, hanno promesso loro di poter tornare alle loro case se accusavano Milagro di qualcosa. Sono compagni fedeli. Sono stati giorni duri per tutti, sono stati discriminati…”.

“Siamo tornati e quando ci vedranno per strada si dovranno sentire male perché non hanno creato una fonte di lavoro in cinque anni, non hanno fatto case, la provincia è più povera.

Hanno smantellato le cooperative per cosa? Sono rimasti con i compagni traditori che hanno firmato le cause contro Milagro. Non hanno messo da parte niente…” ha detto e ha aggiunto “siamo qui perché la pace che Morales ha raggiunto è la pace dei cimiteri. Ogni giorno ci sono manifestazioni di organizzazioni”, sottolineando la caotica situazione sociale ed economica del governo.

“Questo è il giorno più bello dei cinque anni, con i governi popolari siamo stati felici, con i governi gorilla abbiamo sofferto. Non siamo più disposti a soffrire. Diciamo al nostro governo popolare nazionale che non permetteremo un Natale con i prigionieri politici, una democrazia  con i prigionieri politici non è una democrazia, è una democrazia incompleta”, ha concluso.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy