di Benigno Moi

Esiste un precedente nell’occupazione di una sede parlamentare statunitense. Fu di tutt’altro segno e avvenne il 1 marzo 1954. Quella volta ad essere occupata fu la sede della Camera bassa, sempre a Capitol Hill, Washington.

Lo ha ricordato Ramon Grosfouuel, il sociologo portoricano (professore ordinario di Chicano / Latino Studies presso il Dipartimento di Studi Etnici presso l’Università di Berkeley) di cui si è parlato in “Bottega” a proposito del suo Rompere la colonialità. Razzismo, islamofobia, migrazioni nella prospettiva decoloniale, cfr:

L’occupazione avvenne ad opera di un gruppo di nazionalisti portoricani, guidati da Lolita Lebron. Per quell’azione uscirono dal carcere nel 1979, dopo 25 anni di carcere, “graziati” dal presidente Carter che commutò la loro pena, precedentemente fissata a 56 anni di reclusione.

Il gruppo era composto, oltre che da Lolita Lebron, da altri 3 suoi compagni: Rafael Cancel MirandaIrving Flores e Andrés Figueroa Cordero. Tutti appartenenti al Partito Nazionalista di Portorico, che si batteva per l’indipendenza dagli Stati Uniti, i quali avevano occupato Portorico nel 1898 (“conquistandolo” dagli spagnoli nel corso della guerra ispano-americana).

La data del 1 marzo fu scelta, simbolicamente, perché ai portoricani ricordava la beffa del 1 marzo 1917, quando gli Stati Uniti, che avevano bisogno di truppe da mandare al fronte durante la prima guerra mondiale, dettero agli abitanti dell’isola la cittadinanza statunitense, in maniera tale per poterli reclutare come soldati.

L’occupazione

Il gruppo di Lolita entrò alla Camera e raggiunse la galleria dei visitatori. Qui, al grido di “Viva Puerto Rico Libre!” e sventolando la bandiera del Portorico, sparano una trentina di colpi con armi da fuoco automatiche, ferendo 5 parlamentari. Era la prima volta che veniva attaccato il Campidoglio. I quattro si fecero arrestare, confermando che doveva trattarsi solo di un’azione dimostrativa, Lolita Lebron urlò “Non sono venuta per uccidere nessuno, sono venuta a morire per Porto Rico!”

Al processo furono accusati di tentato omicidio e altri reati minori: per loro venne chiesta la pena di morte, poi tramutata in pene detentive variabili, come succede negli Stati Uniti. Per Lolita la pena fu fra i 16 e i 50 anni. Tutti hanno scontato decenni di anni di carcere.

A favore dei militanti condannati ci fu una vasta mobilitazione internazionale (probabilmente anche  in Italia, se nel pubblicizzare su ebay  la vendita di una copia del settimanale Oggi del 1954, con l’annuncio del servizio “Come operano i comunisti italiani” fra gli altri nomi si cita anche la Lebron:  https://www.ebay.com/itm/OGGI-10-1954-WILMA-MONTESI-MIRIAM-PETACCI-TITO-LUCHERINI-NIETZSCHE-LOLITA-LEBRON-/291566065678)

L’amnistia

La mobilitazione internazionale convinse il presidente Jimmy Carter , nel 1979, a concedere l’amnistia ai 3 prigionieri superstiti dopo 25 anni (Andrés Fiqueroa Cordero era morto in carcere poco prima).

Lolita Ebron tornò in Porto Rico, dove venne accolta come un’eroina, nonostante il parere contrario del Governatore Carlos Romero Barceló: continuò il suo impegno per l’indipendenza.

Quando nel 2000 ci fu la mobilitazione contro la base statunitense che coinvolse un vastissimo movimento internazionale e portò alla chiusura della base (nel 2003), Lolita era lì, pronunciò un discorso appassionato, rivendicando l’operazione del 1954: “Ho avuto l’onore di dirigere l’atto contro il Congresso degli Stati Uniti il ​​1 ° marzo 1954, quando abbiamo chiesto la libertà per Porto Rico e manifestato al mondo che siamo una nazione invasa, occupata e abusata dagli Stati Uniti di Nord America. Sono molto orgogliosa di aver agito quel giorno, di aver risposto alla chiamata del mio Paese”.

Nel 2006 , Lolita Lebrón ha partecipato al Congresso latinoamericano e caraibico per l’indipendenza di Porto Rico tenutosi a Panama. Ha ricevuto molte onorificenze. L’artista messicano Octavio Ocampo ha creato un poster di Lolita che è stato esposto alla “Galería de la Raza “a San Francisco in  California. Nell’Humboldt Park di Chicago c’è un murale che presenta Lolita con altri illustri portoricani. Fra i libri scritti su Lolita ci sono The Ladies Gallery: A Memoir of Family Secrets di Irene Vilar e Rabassa Gregory Rabassa, e Lolita la Prisionera  di Federico Ribes Tovar. La regista e produttrice Judith Escalona ha in programma di produrre un film sulla vita di Lolita. Un libro scritto da Irene Vilar, nipote di Lolita, A Message from God in the Atomic Age: A Memoir, racconta come è stato crescere per lei e come quella storia ha influenzato lei e la sua famiglia; Vilar ha scritto delle tragedie che la sua famiglia ha dovuto vivere.

Lolita Lebròn è morta nel 2010, a 91 anni

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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