riceviamo e pubblichiamo

di Franco Astengo

Nella fase di conclusione della pseudo crisi di governo è possibile esprimere un commento sul dato di fondo che si è rilevato in questo frangente.

La premessa riguarda la necessità di fermare il pericolo rappresentato da una destra non solo populista e sovranista ma pericolosamente reazionaria.

Però debbono pur essere evidenziate anche alcune osservazioni sulla crisi strutturale che attraversa il sistema politico italiano soprattutto sul piano del rapporto tra etica e politica.

Infatti non si evolvono soltanto i virus, ma anche le sindromi politiche.

La sindrome trasformista ha sempre rappresentato una caratteristica costante nel sistema politico italiano a partire – addirittura – dal Parlamento Subalpino con il connubio Cavour – Rattazzi (1852).

Nell’estate 2019 si era poi raggiunto sotto questo aspetto un livello molto elevato di tensione con il passaggio da un governo incentrato sull’ antipolitica populista, il sovranismo, il razzismo a un governo incentrato sempre sull’ antipolitica populista questa volta messa in accordo con i presunti eredi delle più grandi tradizioni democratiche: due governi opposti nelle ali con al centro lo stesso soggetto vincitore delle elezioni grazie a un inedito “scambio politico di massa” (fuori da ogni idea sia d’opinione e tanto meno di appartenenza) e addirittura con la stessa persona fisica a rappresentarne il punto di equilibrio in funzione pivotale.

Di seguito la navigazione a vista portata avanti nel corso dell’emergenza più drammatica che stiamo vivendo (a livello mondiale) nell’era repubblicana e, oggi, con la crisi aperta dallo sganciamento di un gruppo nato per scissione sulla base dell’esasperazione del personalismo e di una concezione “proprietaria” dell’agire politico.

A questo punto in nome di un presunto “senso di responsabilità” il trasformismo ha fatto il suo salto di qualità, si è evoluto nell’individualizzazione delle scelte politiche: quasi un perfezionamento di quanto già accaduto con il berlusconismo rampante.

Il trasformismo come frutto politico maturo in diretta correlazione con l’individualismo competitivo che caratterizza la vita sociale, la trasformazione dei partiti in cordate elettorali raccolte attorno a “gigli magici” dediti al culto del Capo, lo svilimento ormai quasi totale del Parlamento e del ruolo stesso di deputati e senatori.

Deputati e senatori preferiscono, evidentemente, muoversi in proprio: addirittura sembra fallito il tentativo di formare il gruppo dei “responsabili” e/o “costruttori”, giudicato da molti politicamente troppo impegnativo.

Ormai sono i singoli, eletti grazie alle liste bloccate non si capisce dove e come (altro che l’abolizione del vincolo di mandato già pilastro dell’antipolitica come, del resto, il limite dei due mandati) si trovano stretti in una tenaglia: meglio l’uovo oggi di un incarico offerto dal Presidente del Consiglio o dai suoi scout oppure la gallina domani di una ricandidatura proposta dal centro – destra che sicuramente, anche nella ristrettezza dei 600 posti a disposizione, detiene in questo senso, stante i sondaggi, una potenzialità maggiore ?

Così è ridotto il sistema politico italiano e la governabilità di questo Paese in un momento dove servirebbero capacità di governo, di progettualità, di rappresentatività e radicamento sociale.

Il populismo servito su di un piatto d’argento.

Da rifletterci.

Di AFV

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