Riceviamo e pubblichiamo.

C’è una ricca cinematografia fantascientifica che, in tempi più o meno recenti – diciamo dal 1970 in poi, quando lo spazio è cominciato ad andare di moda in seguito all’allunaggio del ’69 – ha immaginato una colonizzazione umana del pianeta rosso. A volte essa è stata ritratta in maniera positiva, altre invece in maniera negativa ed è stata pretesto per dare il via a trame più o meno originali di buoni contro cattivi, western spaziali come ad esempio il filone miliardario di Star Wars che ha reso grande – e ricchissimo – George Lucas.

Ora che siamo da un paio di mesi abbondanti nel 2021, però, e che la sonda – o meglio, il roverPerseverance sta scorrazzando in libertà su suolo marziano inviandoci immagini e suoni, ha ancora senso parlare di fantascienza? Non sarà divenuto un termine obsoleto se riferito alla possibilità di visitare Marte?

Foto di Nicolas Lobos su Unsplash

Spazio: un sogno o una possibilità?

Già da prima dell’ammartaggio di Perseverance c’era chi sognava di trasferirsi sul pianeta rosso. Si tratta ovviamente di un’idea che solletica principalmente le fantasie dei paperoni del mondo, date le spese non esattamente alla portata di chiunque che un viaggio interplanetario comporta. C’è però qualcosa di concreto? l’insediamento di una colonia extra-planetaria su Marte è una possibilità?

Va detto che l’ipotesi è davvero affascinante. Lasciarsi alle spalle una Terra sovrappopolata, a rischio a causa del surriscaldamento globale e delle pandemie ad esso connesse, proprio come il Covid-19, per ripartire su un pianeta nuovo, intonso – almeno per quanto ne sappiamo – e mettere al sicuro figli e nipoti non è certo un’idea che non si possa definire intrigante. È in questa ottica che si possono commentare le parole di Elon Musk, ceo di Tesla e Space X, in lotta continua con Jeff Bezos di Amazon per il titolo di uomo più ricco del mondo, il quale ha affermato come stia pensando di vendere le sue case sulla Terra per acquistare una proprietà su Marte.

“Penso che sia importante che l’umanità evolva in un a civiltà spaziale, in una specie multi-planetaria. Ci vorranno enormi risorse per costruire una città su Marte. Voglio essere in grado di contribuire il più possibile.” Sono le testuali parole che Musk disse durante un’intervista rilasciata ad un giornalista tedesco. L’idea dell’imprenditore sarebbe quella di edificare dapprima cupole di vetro capaci di far sopravvivere le persone – un pò alla stregua di un pesciolino rosso in un acquario – per poi procedere con la terraformazione. Tale processo artificiale renderebbe il pianeta abitabile andando ad intervenire sull’atmosfera marziana, creando sia una riserva di ossigeno sia del terreno fertile. I costi economici e ambientali dell’operazione? Lasciamo perdere.

Alla conquista di nuovi mondi

Naturalmente, tutti questi progetti sono al momento, appunto, soltanto progetti. Non è ancora possibile portare fisicamente persone, dunque esseri umani, su Marte. È però possibile che questa opportunità si concretizzi in tempi non più troppo lunghi. La tecnologia si sta avvicinando sempre di più all’ora X dell’ammartaggio umano. Il problema principale sono i finanziamenti. Anche questo dilemma, però, parrebbe potersi risolvere in breve grazie all’interesse di ricchi possidenti come Musk che sono davvero interessati a metter piede sul pianeta rosso.

Personalmente ritengo che scappare dai problemi del nostro pianeta per trasferirsi su un altro, lasciandosi tutto alle spalle non sia esattamente encomiabile, eppure il sogno dello spazio convive con l’essere umano da decenni oramai. Il paracadute di Perseverance, quel dispositivo che ha fatto in modo che la sonda mettesse le ruote sul suolo marziano, riportava un messaggio in codice che significa “Osate cose grandiose” (Dare mighty things, in inglese), una frase che ben si addice all’operazione del rover sul pianeta rosso. Queste parole sono anche il motto degli scienziati NASA impiegati presso il Jet Propulsion Laboratory, i quali hanno scelto di riportarlo sull’alternanza di strisce bianche e rosse interne al tessuto del paracadute.

Il rimando è a un discorso che il presidente USA Theodore Roosevelt tenne nel 1899: “Molto meglio è osare cose grandiose, conquistare gloriosi trionfi, anche se screziati dall’insuccesso, che entrare nei ranghi dei poveri di spirito che né gioiscono né soffrono molto, perché vivono nella grigia penombra che non conosce vittoria o sconfitta.” Il punto di vista del noto presidente calza molto come colonna sonora delle avventure marziane; resta da vedere se esse daranno davvero modo all’uomo di spostarsi sul rosso suolo oppure se, in tempi non lontani, l’essere umano rinuncerà a questa idea, un pò com’è accaduto a seguito dell’allunaggio. Negli anni ’70, il satellite sembrava la nuova frontiera del sogno americano – e mondiale – ma poi non se n’è più fatto nulla.

Di Mattia Mezzetti

Mattia Mezzetti. Nato nel 1991 a Fano, scrive per capire e far capire cosa avviene nel mondo. Crede che l’attualità vada letta con un punto di vista oggettivo, estraneo alle logiche partitiche o di categoria che stanno avvelenando la società di oggi. Convinto che l’unica informazione valida sia un’informazione libera, ha aperto un blog per diffonderla chiamato semplicemente Il Blog: http://ilblogmm.blogspot.it.

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