Non mi rivolgo ai Draghiani europeisti né a coloro che hanno speculato su un virus aggressivo che comunque può essere curato in casa dai medici di base, una volta arcinote le terapie immediate in grado di affrontare la tempesta di citochine che può condurre il malato alla morte.
E non mi rivolgo neanche a coloro che hanno sperato che il banchiere che ha svenduto l’economia italiana, in compagnia di altri avventurieri come il “pentito” Prodi o come il non pentito Mario Monti, con un colpo d’ali miracoloso, con un programma di “ripartenza”, di resilienza, gestito da noti comitati d’affari anglosassoni, superasse gli inghippi speculativi e sanitari del Conte, l’avvocato degli italiani, e affrontasse, finalmente, con piglio aggressivo, la terrificante situazione di disoccupazione e di povertà estrema che grava su Isole e Stivale.
Mi rivolgo a coloro che ne hanno le tasche piene delle facezie dei Franceschini, del militarismo del Figliolo, delle giravolte europeiste del Giorgetti, dei deliri pedagogici del Bianchi…e di tutta quella agghiacciante paccottiglia emersa dal sottosuolo, sollecitata ed esaltata dalla squadra dei sministri dell’attuale raccapricciante sgoverno di disunità nazionale.
Mi rivolgo perciò a coloro che vogliono veramente combattere questo governo, come altri non dissimili che vogliano vendere il Paese alle multinazionali, alle mega-banche, a Big Pharma, all’Unione Europea (eufemismo di dominio franco-germanico), alla Nato (eufemismo di impero USA).
Lo sciopero dei super-sfruttati lavoratori di Amazon è un segnale importante di ripresa alla grande della lotta di classe che non è mai scomparsa (si pensi, per fare un solo esempio agli operai della Texprint di Prato che ha ricevuto ampia solidarietà dagli operai della GKN, della Piaggio di Pontedera, della Bekaert, dei drivers della UPS che lavorano proprio davanti alla Texprint. Non mancano le forme repressive. “Ottobre” mi ricorda che la Digos ha perquisito le case di alcuni compagni del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova (CALP) su ordine della Procura. I reati contestati riguardano l’attività sindacale e antimilitarista in porto. Il movimento operaio si sta riscaldando, a dispetto delle dirigenze sindacali complici. La repressione che ha saputo colpire i generosi movimenti antimilitaristi e ambientalisti si farà più feroce. E’ tempo di agire con fermezza ma anche con giudizio, perché la partita con la classe operaia sta riprendendo vigore.
E’sperabile che sia l’inizio di un grande movimento di classe che coinvolga i lavoratori della fabbriche e della logistica e che sappia unirsi alle lotte defatiganti degli operatori delle campagne alle prese di un caporalato gestito da destra e da “sinistra”. E’su tale versante che bisogna impegnarsi chi vuole osare iniziare a realizzare cambiamenti. Ognuno nel suo luogo di lavoro. Ma chi può… riprendere anche fuori dai cancelli il lavoro davanti alle fabbriche, alle catene di distribuzione, nelle campagne dove vige l’accoglienza benevola del super-sfruttamento soprattutto degli immigrati, con volantinaggi o brevissimi comizi tollerati dalla legge e che non hanno bisogno di permessi. Finora naturalmente.
Ricordo per gli smemorati che si informano attraverso i talk show e i giornaloni della Gedi di Lapo Elkann che il movimento di emancipazione dalle politiche neoliberiste e devastanti per l’ambiente del governo italiano amministrato dalla finanza internazionale, non può che partire, se vuole essere vincente, dal lavoro “manuale”, dalla produzione/distribuzione sia della piccola/media impresa sia della tecnologia più sofisticata. Ricordo che tutti i lavori “intellettuali” dipendono dalla produzione/distribuzione materiale dei beni…e che senza tale produzione la grande finanza come anche il militarismo resterebbero senza risorse…ed è per tale motivo che un movimento che parta dai processi di produzione spaventa il grande padronato molto più delle manifestazioni per l’ambiente, per la pace, per il “riscaldamento climatico”, contro le restrizioni, motivate dalla pericolosità del virus, per non parlare delle petizioni e delle lamentele dei social (giustificate e allo stato attuale necessarie per disturbare l’ideologia liberista impegnata ad oscurare le verità più nefaste, dalla guerra alla corruzione)…
Le fabbriche sono state oscurate dai sindacati confederali, come anche la logistica. I cedimenti sulla scuola, sulla ricerca, sulla sanità, sullo stato sociale, sull’ambiente ne sono la conseguenza. Ricordo che le grandi vittorie in questi fondamentali campi del sociale sono venuti a ridosso delle lotte operaie che costituiscono la punta di diamante del vero cambiamento di liberazione dal dominio imperiale. Non ne sono consapevoli gli “intellettuali” da televisione e da giornaloni e quelli soprattutto con busta paga della grande finanza. Ne sono consapevoli invece i Soros, i Buffet, i Rothschild, i Rockfeller, gli Agnelli, i Benetton, i Draghi…Ricordo che le delocalizzazioni, prima di avere una motivazione economica data dai bassi salari di Paesi del “terzo mondo” o comunque in difficoltà, erano originate dalla necessità di disgregare la classe operaia e di conseguenza il sindacato che avrebbe perso la sua carica conflittuale… e che le stesse stragi degli anni ’70 e le alleanze dello stato con la mafia erano necessitate dal panico di una classe operaia che avrebbe potuto prendere coscienza di sé e che di fatto avrebbe potuto avviare un processo di liberazione che si sarebbe potuto estendere agli insegnanti, al pubblico impiego, al personale sanitario…
Anche il cinema, il teatro, la letteratura erano stati invasi da quei movimenti che dialetticamente ricevevano linfa dalla creatività culturale degli artisti italiani. E’notorio come Giulio Andreotti che aveva la vista lunga, osteggiasse i capolavori del cinema italiano che sapeva allora raccontare le tragedie, il malessere della popolazione e avesse favorito anche nelle parrocchie l’invasione del cinema americano e la creazione dei miti hollywoodiani sul “sogno americano”.
Bisogna rispondere con l’attacco al Grande Reset. Non è più tempo di indugiare. I numeri terrificanti relativi all’aumento della povertà estrema in Italia, come, del resto, in tutto il pianeta, evidenziano l’incapacità e l’impossibilità del capitale finanziario di affrontare i problemi vitali della nostra epoca e di avere un istinto autodistruttivo che bisogna contrastare con forza e coraggio. Tra l’altro, la povertà come la disoccupazione sono armi che da sempre il padronato usa per dividere le forze lavorative come strumento di ricatto e di conflitto interno… E’ iscritto nel suo DNA un mondo di elite e dall’altra l’inferno dei “dannati della terra”.
Solo fuoruscendo dalla logica del profitto privatistico, dall’ideologia neoliberista…recuperando la conoscenza critica e la propria identità lavorativa e culturale…rifiutando deleghe ingiustificate e costruendo un corpo unitario di combattenti (vedi la Comune di Parigi, finita nel sangue, ma antesignana di un mondo difficile da costruire) si può intravvedere, in mezzo alla barbarie che stiamo vivendo, con un certo realismo, la possibilità di un modo possibile…
P. S.Le immagini sono tratte da una petizione sul sovraindebitamento della Federazione Europea per la giustizia “Mai avremmo pensato di rivedere a Milano famiglie intere con bambini e anziani passare ore in coda per ricevere un pacco alimentare. Eppure ogni sabato la coda cresce e si allunga.”

Di Antonello Boassa

Contro le guerre imperiali innanzitutto, contro le guerre valutarie e del debito, contro le politiche neoliberiste. Contro lo sfruttamento dei lavoratori e dei popoli, contro la devastazione del pianeta, in difesa dello stato sociale e della libertà e dell'uguaglianza sociale di tutte e di tutti, in difesa del mondo animale, Antonio scrive anche per L'Interferenza

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