Tribunale Permanente dei Popoli, Colombia 2021.

Francesco Cecchini

“Le esigenze della pubblica coscienza possono diventare una fonte riconosciuta del diritto e un tribunale che emani direttamente dalla coscienza popolare riflette un’   idea destinata a camminare: il potere istituzionalizzato e il popolo, da cui il primo pretende derivare, in realtà tendono sempre più ad allontanarsi e solo una ricca iniziativa popolare può cercare di gettare un ponte tra il popolo e il potere”                                                                                      Lelio Basso

Il Tribunale Permanente dei Popoli nasce a Bologna nel 1979 in diretta continuità con i Tribunali Russell sul Vietnam (1966-67) e sull’America Latina (1973-76). Lelio Basso, che ne era stato membro e relatore, propone la trasformazione di questi celebri tribunali in un’   istituzione permanente capace di essere strumento e tribuna di riconoscimento, visibilità e presa di parola per quei popoli vittime di violazioni dei diritti fondamentali che la Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli, proclamata ad Algeri nel 1976, aveva indicato come marginalizzati dal diritto internazionale, sempre più garante degli interessi dei detentori pubblici e privati dei poteri politici ed economici…

Il Tribunale Permanente dei Popoli ha sede a Roma presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso, in via della Dogana Vecchia 5.

Il Tribunale Permanente dei Popoli, un tribunale d’opinione che ha giudicato le dittature in America Latina e altre violazioni dei diritti umani in varie parti del mondo, si riunisce nei giorni 25, 26 e 27 in Colombia per studiare circa 40 casi di gruppi sociali e politici colpiti dalla persecuzione  e dall’ annientamento.  I casi, che riguardano genocidi, delitti contro la pace e impunità, saranno presentati al Tribunale Permanente dei Popoli giovedì 25 marzo a Bucaramanga, venerdì 26 marzo a Bogotá e sabato 27 marzo a Medellín e possono essere riuniti in tre grandi gruppi. In primo luogo, i casi di movimenti e partiti politici che sono stati perseguitati e sterminati , tra cui il Movimento Gaitanista, il Partito Comunista della Colombia e la Gioventù Comunista, l’  Unione Nazionale di Opposizione, il Movimento a Luchar, il Fronte Popolare, l’   Unione Patriottica e inoltre le FARC-EP, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo,  che dalla firma dell’   Accordo di Pace hanno subito  259 omicidi e saranno rappresentate dall’   ex guerrigliera Victoria Sandino. Il secondo gruppo comprende il settore sindacale sia del lavoratori, che dei campesinos, degli studenti e degli insegnanti, che ha subito migliaia di vittime. E il terzo gruppo è costituito da una serie di casi storici, come i massacri di Bananares e Santa Bárbara, le Repubbliche Indipendenti, il caso di Villarrica (Tolima), tra gli altri.

Per giudicare cosa avvenne in Colombia, oltre a Michel Forst dell’   ONU, ci saranno il francese Philippe Texier, l’   italiana Luciana Castellina, l’   avvocatessa i nicaraguense Lottie Cunningham Ren, il presidente della Fondazione Franz Fanon, Mireille Fanon, l’  italiano Luigi Ferragali e Monsignor Raoul Verora

Dopo la sessione in Colombia, il  Tribunale Permanente dei Popoli emetterà una sentenza, che sarà formalmente presentata alla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, all’   Unione europea e alla Corte penale internazionale per facilitare una discussione internazionale sui risultati. Secondo Michel Forst  , il verdetto appartiene ai movimenti che hanno dato inizio al processo. “Significa dare legittimità al movimento sostenuto dal tribunale, oltre a parlare solo di minoranze”.

L’   accusa di genocidio, impunità e crimini contro la pace è molto grave, ma lo è la situazione in Colombia, che, inoltre, continua ad aggravarsi . Basti pensare ai massacri e agli   assassinii quotidiani di leader sociali e di ex guerriglieri . L’   ultimo esempio. L’   ex gurrigliero Carlos Andrés Bustos Cortés, originario della Valle di Guamuez – La formica 41enne (Putumayo) e firmatario dell’Accordo di Pace, è stato assassinato il 23 marzo scorso a Puerto Asís.

La sentenza  ovviamente di condanna servirà a coloro che stanno costruendo l’   altenativa politica al genocida ex presidente Álvaro Uribe Vélez  e al suo uomo, l’   attuale presidente Iván Duque Márquez, principali nemici della pace in Colombia.

Álvaro Uribe e Iván Duque, responsabili di  genocidio, delitti contro la pace e impunità

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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