Francesco Cecchini

Armeni impiccati durante il genocidio
Il 24 aprile è il Giorno della Memoria del genocidio armeno.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, riconoscerà il genocidio armeno, sarà il primo presidente americano a farlo. Secondo quanto riferito dal New York Times, Biden dovrebbe fare lannuncio sabato, nel 106° anniversario dellinizio dello sterminio del popolo armeno nei territori dellImpero ottomano. L’ anniversario del genocidio armeno, chiamato Mets Yeghern, letteralmente il Grande Male, è il 24 aprile, quando nel 1915 il governo dei Giovani Turchi, che avevano preso il potere nel 1908, ordinò l’ eliminazione fisica del popolo armeno, presente nell’ area anatolica fin dal 7° secolo a.C. Il 24 aprile del 1915 tutti i notabili armeni di Costantinopoli vennero arrestati, deportati e massacrati. A partire dal gennaio del 1915 i turchi intrapresero unopera di sistematica deportazione della popolazione armena verso il deserto di Der-Es-Zor. Furono uccisi circa 1.500.000 armeni, uomini donne e bambini. Lobiettivo dei Giovani Turchi era la cancellazione della comunità armena come soggetto storico, culturale e soprattutto politico. Non secondaria fu la rapina dei beni e delle terre degli armeni.
Un ricordo personale. Molti anni fa, nel secolo scorso, sono per lavoro ad Aleppo, Siria. La città è un miscuglio di popoli e religioni: arabi, armeni, beduini, mussulmani e cristiani. Vi sono anche quattro di ragazze di Padova, che all’università hanno conosciuto e sposato siriani. Le conosco, perché nel caffè dell’ albergo dove vivo vengono a bere birra, fumano sigarette e parlano in veneto. A volte bevono te o caffe e fumano chischa, un narghilé in quattro. Una di loro, Anna Maria, mi parla del mitico Baron Hotel, il marito è un siriano armeno e conosce il padrone, un armeno. Con Anna Maria e il marito Alexandr una sera ceno al Baron Hotel. La conversazione va agli armeni di Aleppo e al genocidio di una sessantina d’anni prima. Nel maggio 1915 quando moltissimi armeni arrivarono deportati dalla Turchia ad Aleppo già c’era una comunitità armena che cercò di aiutarli come potevano, anche il propietario del Baron Hotel, Armen Mazloumian. Ma non tutto filò liscio, coloro che erano stati deportati dalla Turchia erano malati e sfiniti dala fame e nei campi fuori città ne morirono un centinaio. Pochi nei confronti del milione e mezzo sterminati in Turchia. Da Aleppo, poi, con la scusa che potevano reinsediarsi a Dayr az Zawr, la maggior parte fu fatta partire e marciare per giorni e giorni nel deserto, senza cibo né acqua. I pochi che ce la fecero e non morirono lungo la strada furono abbandonati nel nulla, vicino a Dayr az Zawr, a 320 chilometri di distanza. I morti furono in tutto circa 200.000, ma non vi è una contabilità esatta. Alexander mi racconta che in alcune grotte, che si chiamano “degli armeni”, si trovano ancora pezzi di stoffa, oggetti e ossa. Alexandr le ha visitate con un gruppo di suoi studenti.
Dayr az Zawr o Deir ez-Zor è considerata l’ Auschwitz del popolo armeno e la persecuzione continua, nel 2014 la loro chiesa che ricorda la marcia da Aleppo è stata bruciata dall’ ISIS.
Ankara è ancora negazionista, ha sempre negato che la deportazione e il massacro degli armeni allinizio del XX secolo sia stato genocidio e che la tragedia avrebbe avuto origine dalla sollevazione degli armeni contro la Turchia che si trattò della difesa della nazione contro la Russia. Martedì 20 aprile il ministro degli Esteri turco Cavusoglu ha dichiarato che parlare di genocidio da parte del presidente Biden danneggerebbe le relazioni tra Turchia e Stati Uniti.
Sebbene la presa di posizione di Biden sia politica in funzione anti la Turchia di Erddogn per il suo ruolo in Siria con la Russia, in Libia e altrove, questa può stimolare il riconoscimento del genocidio da parte di non lo ha ancora fatto. Ad oggi il genocidio del popolo armeno è uno dei temi di maggior contrasto tra la Turchia e lUnione Europea, in particolare con la Francia, e di dialogo con il Vaticano. Il primo Paese al mondo a riconoscere il genocidio armeno fu l Uruguay, nel 1965, ben cinquantanni dopo la strage. Molti dei Paesi dellUnione Europea riconoscono il crimine, tra i principali troviamo lItalia, la Francia, la Germania, la Grecia etc., etc.. Il grande Paese Occidentale mancavano gli Stati Uniti dAmerica che ora con Biden prendono una posizione ufficiale.

Marcia da Aleppo verso Deir ez-Zor, una donna armena piange una donna morta, mentre una bambina guarda sconsolata.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Un pensiero su “GENOCIDIO DEL POPOLO ARMENO, IL PRIMO DEL XX SECOLO.”

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