Era il 25 aprile del 1994. Al governo c’è Berlusconi con la sua duplice alleanza con la Lega e il Msi. Il Manifesto convocò una manifestazione a Milano. Fu un mare di folla sotto la pioggia scrosciante. Al corteo si affacciò anche Bossi che fu contestato. A quei tempi la Lega stava nei liberali europei, si dichiarava antifascista e qualche tempo dopo avrebbe rotto, sulle pensioni, il governo Berlusconi.

27 anni dopo abbiamo un 25 aprile con un governo centrosinistradestra. Con la Lega di Salvini, alleata al Parlamento europeo con Le Pen. Con Berlusconi diventato anche alleato europeo dei socialisti. E con Fratelli d’Italia che sta fuori ma resta alleata di Berlusconi e Salvini.

Forse sarà il caso di riflettere su come tutto questo sia successo.

Il segretario del PD, Letta, ha detto che l’alleanza con Berlusconi non ha niente di strano in quanto c’è da tempo a livello europeo. Ha anche detto che con i ministri della Lega ci si trova meglio del previsto, che Pd e Lega sono partiti rappresentativi, che auspica un ingresso della Lega nei Popolari Europei.

Siamo di fronte ad un “ravvedimento” dei “cattivi” frutto dell’incalzare democratico?

La domanda non è solo retorica e provocatoria. Siccome il tema delle destre, anche e soprattutto radicali cresciute come mai prima, è all’ordine del giorno in una Europa in crisi è bene capire dove pensano di andare a parare le governance della UE. E Draghi è una delle loro massime esponenze.

Il 4 maggio si vota per il governo di Madrid e c’è una battaglia campale, e vera, tra chi, Unidas Podemos, cerca di combattere da sinistra, tenendo ancorato al cambiamento un governo in cui il partito socialista è molto sottoposto a spinte dei poteri forti, e chi, l’alleanza tra i popolari andati a destra alleati con la destra neofranchista tornata forte, vuole la restaurazione.

In Francia per le Presidenziali ci si dimena tra un Macron in crisi, Le Pen eterna sfidante ancora confinata, e un “popolo” che non ne può più del “meno peggio” e sembra non voler più rispettare neanche la disciplina repubblicana antifascista, mentre le sinistre sono divise.

In Germania c’è bagarre tra la Cdu di Merkel che lascia il proprio ruolo e la tradizionale alleata bavarese Csu che ha provato a rivendicare il ruolo di cancelliere e comunque  una politica più “disponibile” a destra. D’altronde il capogruppo popolare al Parlamento europeo che è della Cdu non sembra rassegnarsi  al divorzio con Orban. Per completare la “confusione” tedesca, che è diventata addirittura crisi del federalismo sulla pandemia, c’è l’estrema difficoltà della Spd logorata dal lungo sevizio a Merkel e le ambizioni verdi di subentrare come perno di governo anche in alleanza con la Cdu.

Proprio questa linea dei grunen ci riporta all’Italia dove questa linea centrista verde sembra ispirare molto Grillo e il neo leader pentastellato Conte. Ad un asse centrale liberale, con varianti populiste e moderate sembra pensare anche Letta. D’altronde le velleità macroniane di Renzi sono in parte svanite nella parabola dell’ispiratore, in parte si sono già concretizzate in forma “originale” nelle convergenze liberali. Solo che questo asse liberale è minoritario. Infatti Letta parla di Berlusconi. Ma, soprattutto,  concretamente, Draghi ha fatto un governo con la Lega. Non a caso, se si vede l’andamento concreto del suo operare. Da ultimo il “caso” Speranza dove Draghi ha difeso il ministro salvo poi fare le riaperture che chiedeva la Lega. Come evolverà la situazione lo vedremo ma certo considerarla una parentesi non è molto acuto. Come non sembra acuto pensare di tornare al Conte 2 come si posiziona Bettini e una parte delle cinquanta sfumature di centrosinistra che si affastellano e affannano. Infatti siamo già a Conte 3, il liberale che segue l’andazzo europeo. Sull’andazzo europeo la linea di Draghi, e le sue ambizioni sul dopo Merkel, sembra ispirata dal cogliere le “buone ragioni” che arrivano da destra. Un po’ di sovranismo dentro un rinnovato atlantismo. Più spesa ma per la distruzione creatrice. Ristrutturare a partire dall’area “forte” del Paese e col suo consenso. La UE per come sta venendo fuori è più una Europa Nazione di Nazioni che cerca di non sprofondare tra i grandi o, meglio, di non far sprofondare le proprie classi proprietarie. E le destre provano ad attrezzarsi cercando di scegliere cosa è meglio tra l’assalto al Ppe o la convergenza dei gruppi di destra per arrivare secondi o anche primi. Sono per ora divise per natura e ipotesi ma potrebbero trovare la quadra.

Tutta la vicenda vaccinale ha mostrato l’ordine gerarchico del Pianeta globalizzato e la UE si deve adeguare.

Le teorie monetaristiche sono, per ora, declassate nel loro uso per essere sostituite da una larga gestione finanziaria di classe. I soldi dati non impediscono che ci siano sempre più umpoveriti mentre crescono gli arricchiti.

Se per gestire questa linea servono le destre cosi sia. D’altronde non è la prima volta. E d’altronde già la torsione neoliberale del trentennio ha ridotto gli spazi democratici. Ancora di più, e ovunque, lo ha fatto la gestione della pandemia, come dicono molti studi ufficiali globali.

Eccoci dunque al 25 aprile del 2021, 27 anni dopo quello della straordinaria piazza di Milano. Allora la sconfitta era il governo delle destre. La speranza, quella piazza straordinaria. Dopo 27 anni passati a “combattere” le destre non da sinistra, come oggi in Spagna, ma facendo come loro e uccidendo la sinistra che non si adegua, usando il riduzionismo del maggioritario, eccoci al governo di centrosinistradestra. Con la prospettiva di avere o Draghi presidente della Repubblica eletto anche dalle destre o Draghi che continua a governare a lungo, con loro e tutti gli altri.

Inutile piangere su ciò che è stato. Bene vedere cosa ci può attendere. Meglio ancora non stare a guardare e ripartire dal sale della democrazia, dal cuore dell’opposizione. La Resistenza continua, buon 25 aprile.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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