L’India è al momento l’epicentro mondiale della pandemia da Covid-19, avendo recentemente superato i 20 milioni di casi positivi ed i 222.000 decessi. Nonostante questo, nel mese di aprile si sono regolarmente svolte le elezioni in cinque delle entità che compongono l’Unione Indiana, comprensiva di ventotto Stati, ai quali vanno aggiunti otto territori.

Partiamo dal Kèrala, storica roccaforte del comunismo indiano, situato lungo la costa sud-occidentale del Paese ed abitato da oltre 33 milioni di persone. Il Kèrala è infatti considerato come lo Stato più a sinistra di tutta l’Unione, nel quale a contendersi il primato sono generalmente le forze comuniste e quelle socialdemocratiche, mentre i partiti di destra sono relegati al ruolo di comprimari.

Come nel corso delle elezioni amministrative locali dello scorso dicembre, anche questa volta il primato è stato conquistato dal Fronte Democratico della Sinistra, la coalizione capeggiata dal Partito Comunista d’India (Marxista). Nel suo complesso, la coalizione ha ottenuto 88 seggi sui 140 che compongono l’emiciclo di Thiruvananthapuram, la capitale del Kèrala, garantendosi dunque la maggioranza assoluta, e permettendo la rielezione di Pinarayi Vijayan, leader del PCI (M), alla carica di ministro capo dello Stato.

Nello specifico, il PCI (M) ha conquistato il 24,38% delle preferenze con 62 seggi, seguito dai 17 del Partito Comunista d’India (7,58%) e dai cinque del Congresso del Kerala (M), mentre due scranni a testa sono stati conquistati dal nuovo partito socialista denominato Loktantrik Janata Dal e dal Partito del Congresso Nazionalista

All’opposizione, troviamo la coalizione denominata Fronte Democratico Unito, capeggiata dal Congresso Nazionale Indiano. Il partito di Sonia Gandhi ha conquistato il 25,12% delle preferenze, classificandosi dunque al secondo posto alle spalle del PCI (M), ma ha ottenuto solamente ventuno seggi. All’interno dello stesso raggruppamento, quindici sono i deputati eletti dalla Lega Musulmana dell’Unione Indiana e due quelli del Congresso del Kerala. Restano da attribuire 24 seggi, alcuni dei quali potrebbero finire al Partito del Popolo Indiano (Bharatiya Janata Party, BJP), quello del primo ministro Narendra Modi, non inserito in nessuna delle due coalizioni principali, che ha ottenuto l’11,30%.

Suggestiva elezione nello Stato del Tamil Nadu, dove il nuovo ministro capo risponde al nome di Muthuvel Karunanidhi Stalin: i genitori decisero infatti di dargli il nome del leader sovietico, morto solamente quattro giorni prima della sua nascita. Stalin è il leader della Federazione Progressista Dravidiana (Dravida Munnetra Kazhagam, DMK), partito socialdemocratico della coalizione denominata Alleanza Progressista Secolare, della quale fanno parte anche i due partiti comunisti. Il partito di Stalin ha conquistato ben 125 seggi sui 234 che compongono il parlamento del Tamil Nadu, ed ha raggiunto la maggioranza assoluta grazie ai 34 scranni conquistati dagli altri partiti della DMK, compresi i due del PCI (M) e gli altrettanti del PCI.

Il successo della coalizione di sinistra e di Muthuvel Karunanidhi Stalin assume una grande importanza in quanto in precedenza il Tamil Nadu era governato dalla destra, ed in particolare da Edappadi Karuppa Palaniswami, esponente di spicco dell’All India Anna Dravida Munnetra Kazhagam (AIADMK). Il partito del ministro capo uscente ha visto la propria rappresentanza passare da 136 a 65 seggi, con una perdita netta rispetto alle precedenti elezioni. Nel complesso, la coalizione dell’Alleanza Democratica Nazionale ha chiuso con 75 seggi, passando dunque all’opposizione.

Meno positivo per le forze comuniste è stato il riscontro nel Bengala Occidentale. Il PCI (M), che cinque anni fa aveva ottenuto cinque seggi, ha infatti abbandonato il parlamento di Calcutta, colpito anche da una scissione interna che ne ha minato la solidità. Le elezioni si sono risolte in un dominio dell’All India Trinamool Congress (AITC), che da solo ha conquistato 213 seggi su 294, permettendo la rielezione della propria leader, Mamata Banerjee, nel ruolo di ministro capo. Il Partito del Popolo Indiano sarà invece la principale forza di opposizione con i suoi 77 seggi.

La formazione del primo ministro Narendra Modi si conferma invece la forza politica maggioritaria nell’Assam, dove si attende solo la formalizzazione del secondo mandato per Sarbananda Sonowal. Il BJP ha ottenuto 60 seggi con il 33,21% dei consensi, raggiungendo quota 75 se si considerano anche i deputati eletti dalle altre forze della coalizione di destra, l’Alleanza Democratica Nazionale. All’opposizione troviamo invece l’Alleanza Progressista Unita, capeggiata dal Congresso Nazionale Indiano, che ha conquistato 29 scranni con il 29,67%. Un seggio è stato attribuito anche al PCI (M), che aderisce a questo stesso raggruppamento.

Infine, alle urne è andato anche il piccolo territorio di Puducherry, composto da quattro distretti che erano stati colonizzati dai francesi (e non, come la maggioranza del subcontinente indiano, dai britannici). Trattandosi di un territorio molto piccolo, il parlamento locale è composto da appena trenta seggi, sedici dei quali sono stati conquistati dalla coalizione composta da BJP e All India N.R. Congress, il partito di N Rangasamy, che dunque ha ottenuto la carica di ministro capo. La DMK sarà invece la principale forza di opposizione, con sei seggi.

In seguito alla pubblicazione dei risultati, il Partito Comunista d’India ha emesso un comunicato ufficiale:

La segreteria nazionale del Partito Comunista d’India si congratula con il popolo per aver rifiutato il BJP e le sue politiche nelle recenti elezioni.

Il Partito si congratula con il popolo del Kerala per lo storico verdetto che ha dato al Fronte Democratico della Sinistra. Questo è un riconoscimento delle politiche e delle misure a favore del popolo attuate dal governo del Fronte.

La segreteria nazionale si congratula anche con il popolo del Tamil Nadu per aver eletto il governo guidato dal DMK. Le persone hanno rifiutato AIADMK che si è allineato con il BJP. Il verdetto del popolo del Tamil Nadu è importante nel contesto della difesa dei principi di laicità e giustizia sociale.

Il Partito rileva anche con soddisfazione i risultati nel Bengala Occidentale, dove tutti i tentativi del BJP di conquistare il potere sono stati vanificati.

Tuttavia, in Assam e Puducherry il BJP con il potere del denaro e l’aiuto delle macchine governative è riuscito a conquistare il potere.

Il segretario generale del PCI, D. Raja, si è congratulato per telefono con il primo ministro del Kerala Pinarayi Vijayan e il leader del DMK M.K. Stalin per la spettacolare vittoria. Ha anche trasmesso un messaggio di saluto alla signora Mamata Banerjee per aver sconfitto il BJP nel Bengala Occidentale.

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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